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Brescia
di REDAZIONE 19 gen 2018 14:36

Baby gang: da dove nasce il disagio?

Il nostro territorio non è immune dal fenomeno delle baby gang anche se la violenza che si registra nelle grandi metropoli pare avere contorni diversi. Ne abbiamo parlato con Alberto Di Bella, responsabile del Pronto Intervento Azimut della cooperativa sociale Fraternità Impronta

Preoccupa sempre di più il fenomeno delle baby gang. A proposito delle notizie di cronaca che arrivano dalla Campania, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha parlato di “violenza nichilista che non ha alcun rispetto per il valore della vita, ed è ancora più drammatico se impatta con dei giovanissimi”. Il nostro territorio non è immune dal fenomeno anche se la violenza che si registra nelle grandi metropoli pare avere contorni diversi. Ne abbiamo parlato in un'intervista con Alberto Di Bella, responsabile del Pronto Intervento Azimut della cooperativa sociale Fraternità Impronta.

Di cosa parliamo quando utilizziamo il termine baby gang?

Si tratta di una forma di devianza minorile che trova la propria espressione nel gruppo: giovani di ogni strato sociale che, attraverso il gruppo o la banda come aggregazione, hanno un comportamento antisociale dato dalla necessità di ritrovare delle coesioni e un modo per superare le proprie frustrazioni, paure, ansie e insicurezze. Nasce dal bisogno di rapportarsi attraverso la condivisione con gli altri componenti e con chi vive gli stessi disagi.

Si registra un’evoluzione del fenomeno considerando anche l’alto livello di conflittualità della nostra società?

Come Pronto Intervento e come struttura che accoglie i minori in fragranza di reato, pur avendo numeri bassi rispetto alle grandi metropoli, c’è stato un aumento negli ultimi anni che fa pensare…

Come opera il vostro servizio?

La nostra struttura si divide in due aree. Nel Pronto Intervento dove vengono tendenzialmente collocati i minori in misura cautelare ma arrestati; l’altra area, ad alta protezione, è per i minori in stato di arresto in fragranza di reato. Abbiamo un’idea rieducativa che passa dal bisogno di capire le necessità e le difficoltà del minore attraverso un’osservazione multidisciplinare per comprendere quale progetto attuare per il reinserimento all’interno della società.

In alcune aree del Paese il fenomeno è più esteso…

Dove ci sono poche risorse in termini educativi i fenomeni di devianza assumono un aspetto di rilievo, una sorta di alternativa a qualcosa che viene a mancare. Sicuramente si notano delle differenze rispetto alle tipologie di reati che avvengono nelle varie Regioni a seconda dello status sociale, delle risposte delle agenzie educative e delle istituzioni.

C’è un comun denominatore nei ragazzi che accogliete al Pronto Intervento?

La condizione di disagio è il comun denominatore dal quale partire. Si cerca di comprendere da dove viene questo disagio. Proviamo ad offrire una possibilità diversa rispetto all’ambiente della criminalità.

Si sente la necessità di un ripensamento da parte della comunità educativa…

È necessario interrogarsi su quello che sta avvenendo per capire cosa mettere in campo di diverso. Deve rappresentare una priorità delle agenzie educative e delle istituzioni.

REDAZIONE 19 gen 2018 14:36