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Brescia
di GIANMARIA SPAGNOLETTI 16 apr 2017 10:00

Il bambino ebreo rapito da Pio IX

In 166 anni il “Caso Mortara” ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro. Tra i vari libri c’è anche “Prigioniero del Papa Re” di David Kertzer, su cui si basa il prossimo film di Spielberg. Tutti gli autori non hanno, però, mai fatto parlare il protagonista. Solo Vittorio Messori nel 2005 ha pubblicato un libro dando voce al "bambino"

Steven Spielberg ha recentemente annunciato di aver completato un film sul “Caso Mortara”: si tratta di una serie di fatti che coinvolse un bambino di nome Edgardo Mortara, nato a nel 1851 in una famiglia ebraica di Bologna. Trovatosi gravemente ammalato e in pericolo di morte, fu battezzato dalla domestica cattolica (assunta dai Mortara nonostante il divieto di una legge pontificia). Tuttavia il bambino guarì inaspettatamente e, quando fatto trapelò diversi anni dopo, Edgardo fu tolto alla famiglia per poter essere educato nella fede cattolica, come impone il Sacramento. Ovviamente, nel generale clima anticlericale di quegli anni, il “caso” fu cavalcato sia in Italia che all’estero per screditare Pio IX, che non aveva voluto collaborare all’Unità d’Italia così come era operata dai Savoia (in senso anticattolico e col sostegno della Massoneria), né cedere Roma affinché il nuovo Regno ne facesse la propria capitale.

In 166 anni il “Caso Mortara” ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro. Tra i vari libri scritti in merito c’è anche “Prigioniero del Papa Re” di David Kertzer, su cui si basa il film di Spielberg. Ma c’è un dettaglio importante. Tutti gli autori che finora hanno scritto sul caso si sono espressi senza che potesse parlare il personaggio fondamentale di tutta la vicenda: il protagonista. Solo nel 2005 Vittorio Messori ritrovò e rese pubblica la testimonianza di Edgardo stesso, redatta in spagnolo (Mortara era poliglotta) e custodita presso l’archivio dei Canonici regolari del Santissimo Sacramento Lateranense. Grazie a questo memoriale è stato possibile scoprire che Edgardo Mortara non fu mai definitivamente separato dalla famiglia di origine e, lungi dal portare rancore a Pio IX, gli fu sempre grato per averlo introdotto alla fede cattolica, tanto da prenderne il nome da adulto e diventare così “Pio Edgardo”, per poi scegliere di farsi sacerdote.

Inoltre fu anche missionario in diversi Paesi del mondo, tra cui Spagna e Belgio, dove morì nel 1940. Non si tratta quindi di “sindrome di Stoccolma”, ma della scelta consapevole di un uomo adulto che, nonostante il gesto avventato fatto da una domestica anni prima, è stata completamente libera. Come sempre, la verità è ostinata: resiste alle ingiurie del tempo, ai calcoli, alle accuse. E più si criticano ingiustamente i personaggi del “Caso Mortara”, più essa risplende e disegna i contorni di una storia dal sapore manzoniano, dove una “provvida sventura” ha fatto risaltare, tra le vicende umane, l’azione di un altro Protagonista ben al di sopra degli uomini, che ha saputo guidare i personaggi verso un lieto fine.

Vittorio Messori, “Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX”. Mondadori, Le Scie 2005. Euro 17,90

GIANMARIA SPAGNOLETTI 16 apr 2017 10:00