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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 14 ago 2017 13:50 Ultimo aggiornamento 26 gen 2019 09:50

Le parole di Olmi per i 90 anni

Riproponiamo l'intervista a Mons. Vigilio Mario Olmi in occasione del suo 90° compleanno nell'agosto del 2017. Non aveva dubbi: la risorsa più importante della Chiesa bresciana erano per lui i presbiteri. Tutti i preti della diocesi lo hanno conosciuto e sapevano del sincero attaccamento a ciascuno. A tutti i sacerdoti telefonava per gli auguri nel giorno del loro compleanno

Mons. Vigilio Mario Olmi non ha bisogno di particolari presentazioni. Tutti i preti della diocesi lo conoscono, sanno del sincero attaccamento che nutre nei loro confronti e che si materializza ogni anno in un gesto tanto semplice quanto carico di significato (perché dimostra attenzione e ricordo) come quello di una telefonata nel giorno del compleanno. Per gli altri, per i tanti bresciani che ogni giorno lo possono incontrare in via Crispi, nel tragitto tra il santuario di Sant’Angela Merici e la casa delle Figlie di Sant’Angela in cui risiede, è il vescovo ausiliare emerito. Ma è anche un sacerdote che non disdegna l’invito di parroci e curati per una presenza nelle loro comunità. Oggi, 14 agosto, vigilia dell’Assunta, mons. Vigilio Mario Olmi festeggia il suo 90° compleanno, una ricorrenza importante per un sacerdote che ha dedicato gran parte della sua vita al servizio della Chiesa bresciana.  Per l’occasione, questa mattina nella chiesa di Sant’Angela Merici, mons. Olmi ha presieduto la S.Messa alla presenza del vescovo Monari, di mons. Beschi e di diversi sacerdoti bresciani. Al termine della celebrazione è stato letto il messaggio di auguri inviato da mons. Pierantonio Tremolada.

Nella quiete di Casa Sant’Angela, nei giorni scorsi, ha accettato di parlare del compleanno, un modo originale per raccontare ancora una volta della Chiesa a cui ha dedicato 67 anni della sua vita e della diocesi che ancora oggi non si stanca di servire. Novant’anni di vita e tanti di impegno sacerdotale rappresentano un “osservatorio” autorevole per indicare i punti di forza della Chiesa bresciana. Non risponde direttamente alla domanda, ma dalle sue riflessione si capisce sin da subito che, pur con i dovuti distinguo, il punto di forza, la caratteristica che ha saputo attraversare gli anni e le stagioni per arrivare sino a oggi, è la sostanziale bontà del clero locale. Sono stato ordinato prete il 25 giugno 1950, un anno santo. Era il periodo della ripresa dopo la guerra e, giovane sacerdote, venni mandato ad Alfianello. Lì trascorsi 10 anni al fianco del parroco don Enrico Gobbi. Ancora oggi ricordo quel periodo come una bella iniziazione al ministero sacerdotale. Ho trovato in quel parroco un modello e un padre con il quale è stato facile entrare in viva comunione” ricorda mons. Olmi mettendo già in risalto una delle caratteristiche del prete bresciano. Nel 1960 viene destinato a Bagnolo Mella, e lì trova come parroco mons. Ugo Baccaglioni, “un’altra splendida figura sacerdotale che mi ha aiutato a comprendere e a entrare nel cuore di una comunità più grande com’era quella bagnolese”. Dopo solo due anni il vescovo Tredici che l’aveva ordinato, lo chiama in Seminario come vicerettore con mons. Angelo Chiarini di Montichiari, un’altra figura significativa del clero di quegli anni. “ Erano quegli gli anni del Concilio Vaticano II – ricorda il vescovo ausiliare emerito – e questo nuovo incarico mi ha dato modo di rileggere il ministero assegnatomi alla luce di ciò che i padri conciliari andavano proponendo. Sono stati anni di vera conversione pastorale e un tempo di proficuo rapporto con le parrocchie che ho avuto modo di incontrare e con i tanti preti che lì svolgevano il loro ministero”. Nel 1970 mons. Morstabilini lo nomina abate di Montichiari e dieci anni più tardi vicario generale, un incarico che “istituzionalizza” il suo rapporto privilegiato con il clero bresciano che impara a conoscere e ad apprezzare. Pur nelle fatiche e le difficoltà, è la bontà del clero locale l’aspetto della Chiesa di oggi che lega mons. Olmi a quella della sua ordinazione sacerdotale.

“Ho avuto modo di incontrare tanti bravi sacerdoti, attivi, silenziosi, senza tante pretese . Con loro si è sviluppato un rapporto efficace che ha portato anche frutti importanti per la liturgia, la diffusione della Parola di Dio e nella comunione, soprattutto sul fronte educativo. Con amarezza abbiamo dovuto constatare che è andato progressivamente scemando il sostegno che in questo impegno poteva arrivare dai preti alle famiglie”.

Questa situazione rende ancora più urgente, per mons. Vigilio Mario Olmi, la cura dei sacerdoti, soprattutto di quelli più giovani, una preoccupazione che sembra essere condivisa anche dal nuovo vescovo mons. Pierantonio Tremolada. “L’accompagnamento e la cura – risponde attingendo a anni di esperienza – esigono fondamentalmente che il vescovo si faccia presente, dando fiducia ai sacerdoti, perché comprendano di essere oggetto di attenzione da parte del Vescovo”. Non esiste, per il vescovo ausiliare emerito un unico modello di accompagnamento, “un vescovo – afferma al proposito – deve sapere prestare attenzione alle caratteristiche delle persone, valorizzandole e prendendo atto che non tutte hanno gli stessi carismi”. Mons. Olmi è convinto che una attenzione particolare debba essere riservata ai giovani sacerdoti.“Magari freschi di ordinazione – afferma al proposito sono chiamati a dividersi tra tre o quattro parrocchie con una attesa da parte della popolazione che a volte è superiore alle stesse possibilità di risposta”. L’attenzione è fatta di tante cose, ma anche di piccoli gesti, come gli auguri in occasione di compleanni o di altre particolari ricorrenze, e della disponibilità all’ascolto per farli sentire che si è partecipi delle loro esperienze, fatte di gioie ma anche di sofferenze. “Nei casi più complessi – sostiene il vescovo ausiliare emerito – il prete deve sentirsi sostenuto dal suo vescovo, che è cosa diversa dall’essere appoggiato in qualsiasi cosa faccia. Deve essere invece sicuro che il vescovo farà tutto il possibile per chiarire la situazione. Confidenza e mediazione. Da vicario generale quando c’era qualche problema tranquillizzavo il Vescovo e mi assumevo l’impegno di un primo incontro, lasciando l’ordinario come punto di arrivo. Per una soluzione condivisa”.

Quasi a rassicurare mons. Tremolada che ha sentito telefonicamente nei giorni scorsi, mons. Olmi sostiene che quello bresciano è comunque un clero che cerca e apprezza la comunione con il suo vescovo.

“Il prete bresciano – ricorda – è di poche parole ma ha molta fiducia nel suo vescovo. Certo, non è facile che i preti vadano dal Vescovo, lo fanno solo quando ci sono reali esigenze. Certo i nuovi orizzonti che si sono delineati con la scelta delle unità pastorali chiedono forse più che in passato la presenza del vescovo tra i suoi preti. Rendersi presente, colloquiare con i preti, ascoltarli è per un vescovo un’occasione privilegiata per conoscere, accompagnare e prendersi cura dei suoi preti e per fare in modo che le scelte pastorali non siano mediate soltanto dei più stretti collaboratori del vescovo, ma che siano condivise e comprese da tutto il presbiterio laddove questo opera”.

Un ultimo pensiero, quasi un augurio, lo dedica proprio al nuovo vescovo Tremolada: “Gli auguro dal profondo del cuore di avere fiducia nel suo presbiterio, e di volergli molto sin da subito. Nella breve contatto telefonico che ho avuto con lui nei giorni scorsi gli anche assicurato ho ribadito che il presbiterio bresciano vuole bene al suo vescovo e già questo è un punto di partenza molto importante”.

E se a sottolineare questo aspetto è un sacerdote che, con quello nominato dal Papa il 12 luglio scorso, si appresta a condividere il servizio alla Chiesa bresciana, con il sesto vescovo, c’è veramente da credergli.

MASSIMO VENTURELLI 14 ago 2017 13:50 Ultimo aggiornamento 26 gen 2019 09:50