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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 17 ott 2017 08:51

La scomparsa di padre Antonio

I Padri della Pace e la comunità della Diocesi piangono la scomparsa di padre Antonio Izmindy. Arrivato in Italia dall'Ungheria nel 1956, per anni è stato anche assistente scout del Gruppo Brescia 1. La salma è nella chiesa della Pace, le esequie sono giovedì 19 ottobre alle 13.45

La comunità della Pace piange la scomparsa di padre Antonio Izmindy, 84 anni. Era arrivato alla Pace nel 1956 dopo la fuga dall'Ungheria. In questi anni ha prestato il suo servizio nella parrocchia cittadina e come assistente del Gruppo Scout Brescia 1. L'oratorio della Pace è stato da sempre luogo di educazione privilegiata per il mondo scout.

Aveva undici anni quando le armate naziste invasero l'Ungheria e instaurarono una tragica dittatura, "coadiuvati da un governo fantoccio composto da fanatici estremisti" come raccontò lui stesso in una conferenza alla Pace con la Ccdc nel 2006. Poi arrivarono i sovietici e la dittatura comunista. Era in Piazza Kossuth nel 1956 quando la polizia sparava sulla folla disarmata dai tetti delle case che circondavano la piazza.

Scappato in Italia, ha potuto riprendere la sua strada verso il ministero sacerdotale. "Ho lavorato per molti lustri come insegnante, sforzandomi di educare i miei alunni piccoli e grandi, all’amore della verità, al rispetto dell'uomo, al lavoro serio e onesto, alla solidarietà con tutti quelli che hanno bisogno. Ero un insegnate severo, anche se col passare del tempo la comprensione e la simpatia per i giovani hanno avuto ben presto la meglio. Ma posso affermare serenamente che, a parte qualche individuo fanatizzato dall'ideologia rossa o nera e qualche rampollo viziato dal troppo benessere, ho avuto molta gratitudine e tante gioie in questi cinquant’anni. Dire che tutto questo è stato possibile soltanto con l'aiuto del Signore, è tanto ovvio da non doverlo nemmeno sottolineare. Ora quando incontro i miei ex alunni, ricordano, sorridendo, le 'girate' ricevute, le gite, le chiacchierate serie.... (...) Odio ogni sistema di pensiero, ideologico o politico-sociale che intenda togliere agli uomini la fatica di cercare con responsabilità la verità, perché questa ricerca è un dovere per ogni uomo e ogni generazione, in ogni momento. Concludo citando un mio stimato maestro, che nei primi anni del Novecento fece una tesi sui minatori belgi, partecipò a due guerre per condividere le sofferenze dei giovani nelle trincee, lottò contro il fascismo con la penna e la parola tanto da essere cercato a morte dai potenti del momento e finire in esilio, e morì come parroco dei poveri, da cardinale. Si chiamava padre Giulio Bevilacqua. Scrisse al gerarca locale, che minacciava il prete che osava resistere alla dittatura ormai al potere: “Si ricordi l'onorevole che le idee valgono non per quello che rendono, ma per quello che costano... Potete uccidermi. Ma, attenzione, la verità continuerà a vivere”.

Buona strada, padre Antonio.

LUCIANO ZANARDINI 17 ott 2017 08:51