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Concesio
di REDAZIONE 23 set 2016 16:18

Per una Chiesa esperta in umanità

Questa mattina a Concesio, presso la sede del Centro Studi dell’Istituto Paolo VI, ha preso il via il XIII Colloquio Internazionale di Studio

Questa mattina a Concesio , presso la sede del Centro Studi dell’Istituto Paolo VI, ha preso il via il XIII Colloquio Internazionale di Studio sul tema “Per una Chiesa ‘esperta in umanità’. Paolo VI interprete del Vaticano II”. S.Em.za il Card. Giovanni Battista Re, che presiede il Colloquio, ha ricordato l’espressione di Benedetto XVI, secondo cui Paolo VI avrebbe guidato in “modo quasi sovraumano” il Concilio, con il desiderio di comunicare la salvezza di Cristo al mondo moderno. Dopo il saluto del Vescovo di Brescia, Mons. Luciano Monari, è toccato al Presidente dell’Istituto Paolo VI, Prof. Don Angelo Maffeis, salutare i relatori e i partecipanti e introdurre i lavori, ricordando, fra l’altro, come il programma del XIII Colloquio si articoli in due momenti: il primo punta a mettere in luce il significato del registro pastorale scelto dal Vaticano II; il secondo intende verificare in qual modo tale prospettiva si rifletta su aspetti sensibili della vita umana, quali la definizione dell’identità maschile e femminile, la concezione del matrimonio e della famiglia e la generazione dei figli.

 Nella prima sessione della Giornata, presieduta dal Prof. Philippe Levillain, ha preso la parola Mons. Prof. Pierangelo Sequeri, con la relazione “La missione della Chiesa e i dati antropologici: il modello della Gaudium et spes e gli sviluppi postconciliari”. Il relatore ha suggerito come chiave di lettura la tesi secondo cui con la costituzione pastorale Gaudium et spes ha avuto inizio la contemporaneità della Chiesa al mondo, utilizzando un codice non ingenuo, ma “esperto in umanità”. Tale formula, coniata da Paolo VI, sollecita atteggiamenti di simpatia, dialogo, cordialità verso il mondo, senza soggezione, imbarazzo e cattiva coscienza. Il relatore ha poi sviluppato tre linee di riflessione metodologica: a) la Dottrina Sociale della Chiesa ha in certo senso anticipato l’intuizione di Gaudium et spes, abilitando la Chiesa a misurarsi con l’humanum (cura dei legami sociali); b) la necessità di superare il binomio ad intra/ad extra nel linguaggio ecclesiale, perché compito della Chiesa è di rendere comprensibile il mistero cristiano a tutti gli uomini del suo tempo; c) Paolo VI ha inaugurato un originale stile linguistico per cui il cristianesimo deve dirsi avendo come referente la comunità umana. Se noi parlassimo del mistero cristiano riferendoci all’esperienza dell’uomo che abita la Chiesa avremmo onorato la lezione del Vaticano II.

 Successivamente, il Prof. P. Joseph Famerée è intervenuto sul tema del significato e dell’uso del termine “pastorale” in Montini/Paolo VI rispetto a Giovanni XXIII, riscontrando sul tema una stretta parentela fra i due, un medesimo orientamento di fondo. Paolo VI assume pienamente il “fine pastorale” assegnato al Concilio dal predecessore, come pure un’esposizione della dottrina che risponda alle esigenze dell’età presente, per rendere la fede feconda e d’interesse vitale per i contemporanei. Laddove Giovanni XXIII mira a favorire una mutua “saggia cooperazione” fra Chiesa e mondo, Paolo VI opta per la cifra del “dialogo” con gli uomini di questo tempo. Nel discorso di chiusura dell’assise, papa Montini mostra apologeticamente che, essendosi occupato nella Gaudium et spes principalmente dell’umanità, il Concilio non è affatto venuto meno alla sua finalità religiosa e pastorale.

 Nella sessione pomeridiana, presieduta dal Prof. Jean-Dominique Durand, il Prof. P. Christoph Theobald, dopo una puntuale ricostruzione del conflitto ermeneutico in ordine alla nota di “pastoralità” del Vaticano II, ha suggerito come chiave risolutiva e acquisizione principale del Concilio il concetto di Paradosis (Tradizione vivente), che a suo giudizio è bene far interagire con un’attenzione rinnovata al sensus fidei fidelium e alla pluralità pentecostale della Chiesa, come è stato più volte richiamato da Papa Francesco. In rapporto al dogma e alla dottrina, come tali rivolte verso i contenuti della fede, la struttura interna della Paradosis – per sua natura pastorale e missionaria –, si attesta come un metalinguaggio che trova la sua migliore espressione nella «legge di tutta l’evangelizzazione» (lex omnis evangelizationis)», formulata alla fine del Concilio in Gaudium et spes, 44.

 Al termine della Giornata, il Prof. Luigi Alici ha messo a fuoco il rapporto tra uomo, famiglia umana e umanesimo, che ha conosciuto un contenzioso lungo e lacerante tra Chiesa e modernità. Oggi siamo molto lontani dall’orizzonte filosofico-culturale entro cui maturò la formazione di Montini, che lo spingeva a intercettare l’onda lunga di una tarda modernità ancora animata da una forte istanza costruttiva. La temperie culturale postmoderna persegue un sistematico atteggiamento decostruttivo che approda al ripudio del senso stesso dell’umanesimo; basti pensare alla teorizzazione del postumano. La lezione di Montini offre anticorpi preziosi per guardare oltre la miseria di un’ebbrezza decostruttiva, invitando a mettere in guardia la cultura moderna da riduzionismi e irrigidimenti ideologici; nello stesso tempo, mira a preservare una “riserva di senso” nella visione cristiana dell’uomo, in un dialogo con la cultura né irenico né strumentale.

 

REDAZIONE 23 set 2016 16:18