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Brescia
di DAVIDE GUARNERI 17 gen 2017 10:19

Per una scuola paritaria

Si svolgerà sabato 21 gennaio, nell’Auditorium San Barnaba a Brescia, a partire dalle 9, il convegno “Una scuola buona per tutti i nostri figli. Proposta per una scuola di qualità e inclusiva”

È tempo di scelte scolastiche, tempo d’iscrizioni. Come ogni anno l’attenzione è su quale scuola sale e quale scende, quale offre più futuro, più chance per l’università, o per il lavoro. E, come ogni anno, gli orientatori seri, gli educatori, gli insegnanti, ripetono che ogni scuola è “facile” quando piace, quando il carico di lavoro più o meno gravoso è collocato entro un orizzonte di motivazione e di interesse. Ogni scuola dischiude prospettive se appassiona, coinvolge, incuriosisce, apre orizzonti di ricerca, offre un metodo. Gli studenti e i genitori dovrebbero verificare se i Piani dell’Offerta Formativa, documenti pubblici oggi triennali, diano qualche indicazione sulle scelte educative di fondo, sui progetti che qualificano quel particolare istituto, sui metodi d’insegnamento scelti e l’organizzazione delle relazioni nella scuola. Ricordiamo, inoltre, che tutte le discipline concorrono alle finalità della scuola, e non ci sono “materie di serie A” e “materie di serie B”. Questa, peraltro, è una motivazione in più per scegliere l’insegnamento della religione a scuola, disciplina attenta alla dimensione spirituale dei ragazzi e trasversale per i contenuti culturali che propone. Un convegno organizzato a Brescia sabato 21 gennaio è, quest’anno, occasione per una riflessione non solo sull’indirizzo scolastico da scegliere, ma anche sulla tipologia, sul contesto. In altre parole, solo per la scuola è ancora diffuso il pregiudizio di stampo ottocentesco che contrappone una scuola “pubblica” ad un’altra “privata”, dove “pubblico” sarebbe garanzia di oggettività, pluralismo, trasparenza, equità, mentre “privato” farebbe rima con riservato a pochi, facile, parziale. Ormai dall’anno 2000 la riflessione giuridica ha invece superato queste categorie, introducendo nel nostro Paese la definizione di una scuola pubblica che si poggia su tre pilastri: la scuola statale, quella paritaria, quella degli enti locali. È tutta scuola pubblica, perché risponde a criteri e requisiti che il “pubblico”, cioè lo Stato, definisce. È “pubblica” perché è aperta a tutti. È pubblica perché gli insegnanti hanno requisiti definiti allo stesso modo, e sono trattati secondo contratti nazionali di lavoro. Purtroppo questo sistema pubblico, che per essere di qualità deve essere plurale (ogni monopolio significa infatti tendenza nulla all’innovazione, alla ricerca, alla progettualità), mantiene ancora, in Italia, un grave e vistoso difetto, un’ingiustizia che più volte gli organismi europei hanno evidenziato: solo la scuola statale riceve finanziamenti adeguati. Quella paritaria, che risponde a tutti i requisiti pubblici, di fatto… si arrangia come può! 

Analizzando i bilanci dello Stato, un alunno della scuola statale costa al Miur almeno 6.000 euro ogni anno, mentre se lo stesso alunno frequentasse la scuola paritaria la spesa pubblica non supererebbe poche centinaia di euro. E il risultato finale è duplice: ogni anno molte scuole paritarie chiudono, impoverendo il sistema pubblico, e la spesa dello Stato aumenta. È possibile cambiare rotta, ponendo attenzione all’alunno e alle famiglie, definendo un costo standard di sostenibilità, cioè una cifra per tutti uguale, secondo i diversi ordini di scuola, che risponda a qualità educativa, efficienza, inclusione, attenzione ai deboli e disabili, valorizzazione del personale, sostenibilità economica dell’organizzazione? È appunto la proposta su cui si dialogherà: prima di giungere alla definizione degli strumenti per realizzare davvero il sistema pubblico dell’istruzione (convenzioni? Buono scuola? Pagamento di tutti gli insegnanti a carico dello Stato?) è da realizzare una svolta culturale e politica che, costituendo un risparmio di alcuni miliardi di euro, offrirebbe risorse certe a tutte le scuole pubbliche. Evitando gli sprechi, rafforzerebbe l’autonomia e introdurrebbe inoltre una sana concorrenza, mirata al miglioramento dell’offerta educativa, di cui la scuola pubblica Italiana, statale e paritaria, ha urgente bisogno.






DAVIDE GUARNERI 17 gen 2017 10:19