lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di CLAUDIO PAGANINI 30 mar 2017 09:43

Il grano e il lievito della città

Le parrocchie oltre che alla finalità religiosa, offrono al territorio tantissimi servizi aggregativi, sociali e culturali praticamente a costo zero per la collettività. Non è infrequente che una piccola associazione battagliera ottenga molti più contributi e considerazione del lavoro di 57 parrocchie cittadine

“La Chiesa di Brescia mi ha stupito per come, fin del 1800, ha avuto parroci presenti dentro il tessuto sociale che sono diventati lievito per l’intera comunità bresciana”. Con queste parole il vescovo Sanguineti esordì al suo ingresso a Brescia. Oggi è ancora così? Il Comune di Brescia ha proposto una riflessione su come sarà Brescia nel 2030, facendo così capire l’importanza del contributo di tutti per la costruzione di una città a misura d’uomo. Paolo VI definisce questo sforzo come l’impegno per realizzare la Civiltà dell’amore. Nelle università questo argomento è studiato nelle Smart city. Sembra di intuire, dato il silenzio su questi temi, che il grande assente sia proprio il mondo ecclesiale smemorato in dottrina sociale. Le parrocchie cittadine non hanno nulla da proporre su questi temi? Qualcuno teorizza che i parroci siano schiacciati da troppi problemi materiali tali da impedire loro di ascoltare la voce dello Spirito. Ben inteso, oggi le parrocchie oltre che alla finalità religiosa, offrono al territorio tantissimi servizi aggregativi, sociali e culturali praticamente a costo zero per la collettività. E ci pagano pure la Tasi e l’Imu.

Le parrocchie sono come il buon grano: depositarie di valori accatastati dentro i magazzini. E non valorizzato nella forma del pane. Quando gli assistenti sociali mandano i bisognosi in parrocchia, lavandosene le mani, le parrocchie, per valore di “carità”, accolgono sempre. Ma per valore di “giustizia” non riescono ad essere considerate e riconosciute come dovrebbero. Non è infrequente che una piccola associazione battagliera ottenga molti più contributi e considerazione del lavoro di 57 parrocchie cittadine. Non tutto per colpa degli amministratori. In primis, le parrocchie cittadine non hanno un rappresentante riconosciuto dall’ente pubblico. Ed il lavoro degli uffici di Curia appare isolato e autoreferenziale. Certo è più facile parlare con un direttore di un ufficio diocesano che convocare 50 parroci e discutere sui problemi della città e dei suoi abitanti. E allora che fare? Da sempre la Chiesa ha insegnato il metodo per forgiare le comunità: curare, servire, formare, accompagnare, discernere ed integrare la fragilità umana... insomma essere lievito all’interno della pasta. Ed anche questo c’è: forte all’interno di documenti e tradizioni. Che manca allora? Forse, semplicemente un buon fornaio, capace di impastare e cucinare ingredienti di qualità. Già presenti nei bresciani.

CLAUDIO PAGANINI 30 mar 2017 09:43