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di GIANCARLO PARIS 27 lug 2017 08:46

Il Perdon d'Assisi

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L’indulgenza deve avere in sé il desiderio di un cambiamento, di un nuovo stile di vita imperniato al Vangelo

Una notte del 1216, Francesco d’Assisi era immerso nella preghiera nella chiesetta della Porziuncola. Improvvisamente vi dilagò una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo, la Vergine, circondati da una moltitudine di Angeli. Disse Francesco: “Santissimo Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe, a tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa”. Gli disse il Signore: “Quello che tu chiedi, o Frate Francesco, è grande, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. Francesco si presentò subito da Onorio III, che si trovava a Perugia, e con candore gli raccontò della visione. Il Papa lo ascoltò con attenzione e, dopo qualche difficoltà, diede la sua approvazione. Qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell’Umbria, disse, tra le lacrime, al popolo convenuto alla Porziuncola: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

Questa è la narrazione del fatto accaduto 801 anni fa nella piana di Assisi. Nelle chiese francescane dal mezzogiorno dell'1 agosto alla mezzanotte del giorno seguente, si può lucrare, una volta sola, l’indulgenza plenaria della Porziuncola o “Perdono di Assisi”. Queste le condizioni richieste: visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa francescana (o a un’altra chiesa che ne abbia l’indulto); recita del Padre nostro e del Credo; confessione; comunione eucaristica; preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre, o altre preghiere a scelta); disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale. L’indulgenza, che può essere applicata anche in suffragio dei defunti, che significato può avere oggi? Come ogni atto penitenziale se si riduce ad uno sguardo rivolto al passato non ha molto senso. L’indulgenza è un invito alla santità, non a chiudere i conti in pareggio con il Signore. L’indulgenza deve avere in sé il desiderio di un cambiamento, di un nuovo stile di vita imperniato al Vangelo. L’enciclica “francescana” di papa Francesco “Laudato Sì” offre anche l’opportunità di chiedere perdono per offese che quotidianamente rechiamo al creato e alle creature e preparare il cuore all’incontro con l’altro anche di altra religione come Francesco. Il Perdon d’Assisi sia l’occasione per quel “vivere il Vangelo” caro a san Francesco.

GIANCARLO PARIS 27 lug 2017 08:46