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di LUIGI MORGANO 24 nov 2016 13:50

Premio Lux

Promuovere il cinema su scala europea è infatti un modo per affermare i valori europei e mostrare come differenti punti di vista possono convergere, con diverse sfumature, nel descrivere e presentare questioni economiche e sociali peraltro molto simili tra loro

"Toni Erdmann" di Maren Ade ha vinto la 10° edizione del LUX FILM PRIZE, superando così i concorrenti La mia vita da zucchina (Ma vie de Courgette), di Claude Barras, e Appena apro gli occhi (A peine j'ouvre les yeux), di Leyla Bouzid. A marzo, un panel composto da venti esperti del mondo del cinema si è incontrato a Bruxelles e ha iniziato a discutere e valutare più di 70 pellicole. A luglio il comitato ha annunciato nell’incantevole città di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, i 10 film che avevano superato la prima cernita. A Venezia, una seconda selezione ha decretato i tre finalisti, dando così il via ai cosiddetti Lux Film Days, durante i quali le tre pellicole hanno fatto il giro di tutti e 28 gli stati membri e sono stati sottotitolati in ben 24 lingue, tutte quelle riconosciute a livello UE. Oggi a Strasburgo si è completato il percorso con cui si è cercato, attraverso una competizione su larga scala, di promuovere e far conoscere il cinema europeo in Europa. Il primo obiettivo del Premio LUX è infatti superare le barriere linguistiche, economiche e organizzative che impediscono all’industria del cinema europea di operare unitariamente. Promuovere il cinema su scala europea è infatti un modo per affermare i valori europei e mostrare come differenti punti di vista possono convergere, con diverse sfumature, nel descrivere e presentare questioni economiche e sociali peraltro molto simili tra loro.   

In generale, come mostrano gli ultimi dati pubblicati dall’Unione Europea dei Cinema (UNIC), l’industria cinematografica europea gode di buone condizioni di salute, con un incremento del 6% delle entrate e del 12,5% degli incassi nel 2015 rispetto l’anno precedente. Francia, Regno Unito, Germania e Italia guidano la classifica dei paesi con il più alto numero di ingressi. In Europa vengono prodotti circa 1900 pellicole ogni anno, pari a quasi il 25 % del mercato mondiale, che vengono riprodotte in più di 38,000 sale, di cui più del 95% sono state digitalizzate.

L’Unione Europea è, a tal proposito, da sempre in prima linea nel supportare e promuovere il mondo del cinema. Indiscusso, sotto questo punto di vista, il successo del programma MEDIA, nel quale, nel corso di 25 anni, sono stati investiti ben 2,4 miliardi di Euro, di cui hanno beneficiato 20.000 produttori, attraverso finanziamenti diretti alla formazione continua per professionisti e operatori dell’industria, e sostegno per progetti volti a sviluppare, distribuire e promuovere opere creative. In particolare, MEDIA ha sostenuto progetti caratterizzati sia da un‘ampia dimensione europea, sia dall’applicazione di nuove tecnologie, permettendo a film e alle opere europee, inclusi lungometraggi, ma anche fiction televisive, documentari, animazione, di viaggiare oltre i confini nazionali ed europei.

I risultati sono sicuramente soddisfacenti, ma il l’impegno non deve fermarsi. Il mondo del cinema è infatti entrato nell’era digitale e da questo mondo provengono nuove opportunità e nuove sfide. Penso, ad esempio, alla multi-programmazione, alla diffusione transnazionale e alle nuove piattaforme di video on-demand. Penso, allo stesso tempo, anche ai lati oscuri che la digitalizzazione porta con sé, come la pirateria, la contraffazione, la difficoltà di protezione dei diritti d’autore e la concorrenza con nuove aree di mercato.

Il compito dell’UE è allora quello di pensare ad una politica europea che sia in grado di rispondere positivamente a queste nuove esigenze e sfide. Per fare questo, ad esempio, serve accrescere la percentuale di aiuti, pubblici e privati, che non si concentrino solo sulla produzione, ma siano destinati anche alla commercializzazione e distribuzione dei film europei. C’è la necessità di creare una vera piattaforma UE che offra i prodotti del cinema europeo superando i confini nazionali della cinematografia (barriere che ancora limitano la reciproca conoscenza di prodotti provenienti da altri Stati membri), a partire, ad esempio, da un sistema efficace di sottotitolatura; nonché dispositivi normativi e sistemi di controllo coordinati ed efficaci per contrastare la pirateria.

Tutto questo è possibile solo se l’industria del cinema europeo supera l’approccio nazionale che finora l’ha contraddistinta e si prepara unita e coesa ad affrontare tali sfide e opportunità. Investire su una politica comune europea del cinema, supportando progetti, come il Lux Prize, o programmi, come MEDIA, diventa allora una modalità strategica per affermare sia un modello vincente ed efficace sul piano economico, sia per affermare, a livello transnazionale, i valori che contraddistinguono e identificano il nostro essere europei.

LUIGI MORGANO 24 nov 2016 13:50