lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ADRIANO BIANCHI 16 nov 2017 09:56

Toccare per incontrare davvero

“Se non lo tocchi, non lo incontri”, è solito insistere papa Francesco. Fra le righe del messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, che verrà celebrata per la prima volta domenica 19 novembre, riecheggia questo refrain: è necessario vivere un rapporto personale con i poveri

“Se non lo tocchi, non lo incontri”, è solito insistere papa Francesco. Fra le righe del messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, che verrà celebrata per la prima volta domenica 19 novembre, riecheggia questo refrain: è necessario vivere un rapporto personale con i poveri. Non una relazione mediata – o rimediata – da qualche filantropico sms o da questa o quell’altra onlus, ma una relazione viva, reale, fatta dell’incontro di volti. I poveri, infatti, rappresentano la “carne di Cristo”, sacramento del suo corpo crocifisso. Incontrando loro incontriamo Cristo, toccando loro tocchiamo Cristo, le sue ferite, le sue piaghe. Forse è questa la disposizione d’animo che ci è richiesta per vivere al meglio questa giornata, ma soprattutto il modo in cui dobbiamo lasciar interpellare la nostra vita. Ma è ancora possibile vivere un’esperienza di vicinanza e di condivisione con i poveri nella ricca e opulenta terra bresciana? Dando un occhio ai dati che il mondo della carità che Brescia e provincia ci offrono possiamo cogliere come l’esperienza della povertà e della fragilità non sia assolutamente estranee dal nostro quotidiano, anzi sono più prossime a noi di quanto non sembri. La povertà a Brescia forse veste oggi un po’ meno gli abiti della miseria, cerca di celarsi dietro una facciata di presentabilità e di minor clamore, ma è qui, accanto a noi in forme e modi diversi. D’altro canto è Gesù stesso che ci ricorda : “I poveri saranno sempre con voi”. Vale anche per Brescia. I suoi volti sono quelli di chi è senza lavoro, di chi manca di una dimora e di una certezza di futuro. Parla la lingua di chi ci chiede asilo o un rifugio dopo essere fuggito per la guerra o la mancanza di cibo e speranza. Ha il volto della diabilità, della malattia mentale, della solitudine, di chi ha subito violenza, ma anche quello di chi ha perso una certezza dopo la rottura dei rapporti familiari o di chi, in tarda età, non ha i mezzi per sostenersi.

E se i poveri sono con noi, da noi è anche possibile condividere con loro un qualche tratto del nostro tempo e del nostro cammino. Dove? La fantasia dei bresciani non ha mai smesso di dare risposte ai bisogni dei poveri dando risposte concrete con opere di misericordia corporali e spirituali. Dalle più antiche istituzioni, come la Congrega della carità apostolica, fino all’impegno di associazioni, enti e alla Caritas come espressione diretta della vicinanza della comunità cristiana alle fragilità, a Brescia molto parla di solidarietà e amore agli ultimi. Queste istituzioni, associazioni, ma anche i gruppi, le parrocchie sono luoghi opportuni dove fare l’esperienza del “mettersi accanto ai poveri”. Mettersi accanto, prima di servire, per lasciarsi prima attraversare da uno sguardo, da una storia e poi mettere a disposizione le proprie energie e possibilità. Brescia gode di questa reale possibilità. Un antidoto costantemente disponibile a combattere, l’isolamento, l’individualismo, la scarsa propensione a prendersi cura gli uni degli altri che attraversa il tempo presente e che a livello culturale condiziona molto del nostro stile di vita. Ma a chi proporre questa esperienza con i poveri? Il fatto che il Papa abbia istituito una Giornata mondiale ci offre l’occasione per cogliere come il tema dei poveri riguardi tutti, non solo gli addetti ai lavori, non solo i cristiani, ma l’intera umanità chiamata a non disperdere questo patrimonio di bene da compiere. E se tanti sono gli adulti, i pensionati, i volontari che stanno con i poveri certo la sfida più grande resta quella di coinvolgere soprattutto i giovani nell’accostarsi a chi ha bisogno di cura. I poveri ti cambiano, ti fanno crescere, ridanno senso e priorità a ciò che è essenziale, danno più di quanto ricevono. Non sono facili, non è un idillio toccare la “carne sanguinante del Cristo” nei poveri, a volte sfiancano, ma ciò che resta nel cuore delle persone è più grande di ciò che sembra perduto. E di questo i giovani hanno bisogno. Non solo una Giornata, quindi, non solo un invito, ma molto di più.

ADRIANO BIANCHI 16 nov 2017 09:56