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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2017 15:28

Il ritorno della Argerich al Festival

La celebra pianista argentina torna ad esibirsi a Brescia nel concerto del 5 giugno al Grande che chiude ufficialmente l'edizione 2017 della manifestazione pianistica internazionale

Ancora pochissimi posti ancora disponibili al Teatro Grande di Brescia per il concerto di Martha Argerich che il 5 giugno chiude la parte bresciana del 54° Festival pianistico internazionale di Brescia Bergamo. La pianista argentina torna al Festival; insieme a lei sul palcoscenico la Franz Liszt Chamber Orchestra. Direttore e pianista Ricardo Castro, altro pianista Eduardo Hubert. Voce narrante Annie Dutoit.

Il programma presenta novità rispetto a quanto annunciato in un primo tempo: comprende il Sestetto per piano, flauto, clarinetto, oboe, fagotto e corno di Poulenc e il Concerto n. 2 op. 19 di Beethoven nella prima parte della serata. Nella seconda il “Carnevale degli animali” di Saint-Saëns

Martha Argerich è una musicista che ha ricevuto onorificenze in tutto il mondo. Rinomata per le sue esecuzioni virtuosistiche, è costantemente invitata dalle rassegne e dalle orchestre di maggior prestigio in Europa, Giappone e America. Lei stessa ha tra l’altro dato il suo nome ad un Concorso pianistico internazionale e ad un Festival a Buenos Aires. La sua prima partecipazione al Festival di Brescia e Bergamo risale al 1967. Nel 2001 le è stato conferito il Premio Arturo Benedetti Michelangeli.

La Franz Liszt Chamber Orchestra è una formazione che rappresenta e promuove la cultura ungherese nel mondo; Ricardo Castro è pianista e direttore d’orchestra; Eduardo Hubert, anche lui pianista, compositore e direttore, è conosciuto come organizzatore di festival ed eventi internazionali. Annie Dutoit si occupa di letteratura e storia, ha spesso condiviso il palcoscenico con la madre, Martha Argerich, per letture ed interpretazioni di testi.

Per quanto riguarda il programma, il Sestetto per pianoforte e fiati di Poulenc è un brano molto articolato, iniziato nel 1932 e terminato nel 1939. Il linguaggio che emerge, fa notare il critico Carlo Bianchi, è eclettico, sempre in bilico tra cromatismi audaci, oasi consonanti e momenti di spiccato melodismo.

Il Concerto n. 2 op 19 di Beethoven spicca per l’intensità dell’Adagio e ancor di più per il carattere del Rondò, dal sapore di danza festiva, che emana, ritiene sempre Carlo Bianchi, un’idea di gioia che corrisponde agli ideali di speranza e libertà che Beethoven coltivava.

“Il carnevale degli animali” di Saint-Saëns propone infine, attraverso la tecnica della citazione spesso onomatopeica, una carrellata di animali con spiritosi riferimenti ad alcuni musicisti e compositori. Non mancano però momenti suggestivi e poeticamente raffinati.

MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2017 15:28