lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 07 mag 2015 00:00

Il Nuovo centrodestra boccia i Consigli di quartiere. Le criticità emerse

I rappresentanti bresciani del Nuovo centrodestra hanno evidenziato alla stampa le criticità relative al recente “Regolamento per l’istituzione e il funzionamento dei consigli di quartieri”

Stupore e rammarico sono i sentimenti espressi dal coordinamento cittadino del Nuovo centrodestra in occasione della delibera relativa al “Regolamento per l’istituzione e il funzionamento dei consigli di quartieri”. Stupore per la mancata attenzione riservata alle tesi del Ncd da parte del presidente della “Commissione Politiche della sicurezza, vigilanza, decentramento dei servizi e partecipazione” Francesca Parmigiani in occasione della seduta del 21 luglio, e rammarico per come è stato affrontato il tema dei “Consigli di quartiere”.

Le osservazioni. Cinque i temi cardine che il segretario del comitato promotore - Antonio d’Azzeo, coadiuvato da Elena Buffoli, Alessia Biasolo e Gabriele Ferri - ha messo in rilievo, a partire dalla mancata costituzione del quartiere Beato Palazzolo, “impegno disatteso dall’attuale maggioranza e passato sotto silenzio”. Fra le osservazioni poste all’attenzione del Consiglio comunale, la prima riguarda – stando a quanto riportato dal rappresentante del Ncd – un errore procedurale, la mancata modifica dello statuto comunale relativamente all’articolo 41 dello stesso che “prevede l’istituzione di consulte territoriali, previsione rispettata solo fino all’articolo 3”. Dal IV articolo in poi “il regolamento disciplina non delle consulte territoriali, ma delle vere e proprie entità, i quartieri”. Un’altra osservazione messa nera su bianco riguarda la rappresentanza. I quartieri infatti “verrebbero rappresentati sia da organi di democrazia indiretta che da democrazia diretta, creando un ibrido innaturale”. Un punto che, secondo i rappresentanti del Ncd, è del tutto incondivisibile è “l’assenza di un quorum che renda valide le votazioni al fine di eleggere la consulta territoriale”, quando il coordinamento avrebbe preferito “la partecipazione al voto di almeno il 50% più uno degli aventi diritto”. Fra le maggiori criticità emerse, “il linguaggio lacunoso” e talvolta capzioso con cui sarebbe stato redatto il regolamento.

Nostalgia per le vecchie circoscrizioni. Se quest’ultime erano considerate dispendiose, tanto da essere state eliminate, ciò che le ha sostituite non si sa esattamente quanto verrà a costare – riferiscono i rappresentanti del Ncd. Al di là dei costi, il problema sollevato da Stefano Saglia riguarda la rappresentanza: “L’abolizione delle circoscrizioni – ha chiosato l’esponente del Ncd – ha creato un vuoto”, un “buco” all’interno del processo democratico partecipativo di cui i Consigli dovrebbero essere espressione.
ROMANO GUATTA CALDINI 07 mag 2015 00:00