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Brescia
27 feb 2015 00:00

Il servizio civile all'estero: un'opportunità da cogliere per aprirsi agli altri

Sono tornati carichi di entusiasmo i 10 volontari che con la Fondazione Tovini, lo Scaip e lo Svi hanno vissuto un anno di volontariato all'estero

Di ritorno con grande entusiasmo. Alessandra da Trento e Roberto da Gardone Valtrompia sono due dei 10 volontari rientrati dall’esperienza di servizio civile all’estero con la Fondazione Tovini, Scaip e Svi. Le tre Ong bresciane hanno favorito l’esperienza di un anno di servizio in Brasile, Ecuador e Mozambico nell’ambito del progetto “Caschi bianchi: interventi umanitari in aree di crisi” o di tensioni socio-culturali.

Alessandra, dopo la laurea triennale in biotecnologie, ha deciso di dedicare un po’ di tempo agli altri, precisamente alla popolazione dello Stato del Parà in Brasile con lo Svi. Lì ha partecipato a un progetto per lo sviluppo rurale delle piccole comunità. “Mi sono messa alla prova. Ho imparato – racconta Alessandra – a sviluppare qualità come la pazienza e la flessibilità. Questo tipo di esperienza è un po’ come uno specchio che ti fa vedere come sei, ti permette di vedere i tuoi limiti. All’inizio sono normali le difficoltà nella comprensione della cultura e nell’instaurare le relazioni”. E adesso? “Mi mancano tante cose, ma ho avuto la fortuna di fare un’esperienza positiva. È presto per dire cosa mi aspetta, anche se penso di riprendere a studiare qualcosa di diverso”.

Così come ad Alessandra, il servizio civile apre nuove strade anche a Roberto. 29 anni e laureato in psicologia, aveva alle spalle già un’esperienza di sei mesi in Ecuador con la Sipec dove si era occupato della raccolta di informazioni per la fattibilità di un progetto; l’anno scorso è tornato in Ecuador, a Salinas de Guaranda, con la Fondazione Tovini. Insieme a Stefania, si è dedicato al Centro giovanile (animazione ed educazione attraverso lo sport, tra cui una scuola calcio, e varie attività) fondato dal salesiano padre Antonio Polo, poi ha prestato il suo contributo all’implementazione della serra e del vivaio e all’organizzazione/rilancio dell’Ufficio turistico. Salinas, a 3500 metri d’altitudine, è un’isola felice dell’Ecuador con le sue 30 comunità sparse sul territorio (dai 4000 agli 800 metri d’altezza) che riuniscono circa 10mila persone, dedite soprattutto all’allevamento. Il sogno di Roberto, oggi, è di poter continuare a lavorare con le Ong. Nel suo bagaglio la conoscenza di una cultura, quella di Salinas, che mette al centro la solidarietà con ricadute molto positive sull’economia.
27 feb 2015 00:00