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di R. GUATTA CALDINI 09 nov 2015 00:00

L'accompagnamento di Caritas per l'emergenza freddo

Come anticipato nelle scorse settimane, a partire da ieri, giovedì 5 novembre, nell’ex Seminario di via Bollani ha preso avvio l’esperienza del Rifugio Caritas “e lo avvolse in fasce”. Ecco l'intervista al vice direttore di Caritas Marco Danesi

A partire da ieri, giovedì 5 novembre, nell’ex Seminario di via Bollani ha mosso i primi passi l’esperienza del Rifugio Caritas “e lo avvolse in fasce”, anche grazie alla fattiva disponibilità della Fondazione Poliambulanza. Si tratta di un progetto che prevede l’accoglienza notturna di 15 persone, con le quali il Centro di ascolto “Porta Aperta” ha avviato percorsi di accompagnamento e reinserimento sociale, come ha raccontato ai nostri microfoni il vice direttore di Caritas Marco Danesi.

Ieri è partito il progetto “emergenza freddo”. Quest’anno com’è strutturato?
Il piano di “emergenza freddo” in realtà parte il 10 novembre coordinato con tutte le altre realtà che offrono questa assistenza, gli amici del Calabrone, la Rete e il Comune di Brescia. Il 5 noi abbiamo anticipato l’apertura con una serie di persone che in realtà sono già state seguite dal nostro Centro di ascolto Porta Aperta. C’è già, quindi, un accompagnamento costante. Con loro abbiamo in iniziato il 5 anche per rodarci in questa nuova struttura e dal 10 novembre con tutte le altre realtà inizierà il vero e proprio piano “emergenza freddo”.

Per evitare di avere posti vuoti e al contempo persone che non riescono ad accedere avete attivato un nuovo servizio…
Sì, è una duplice novità. Tutte le realtà che accolgono le persone in difficoltà durante le notti invernali hanno deciso di coordinarsi tra loro, da una parte utilizzando lo stesso giorno per rinnovare gli accessi all’emergenza freddo, dall’altra utilizzando un programma condiviso che permette di ottimizzare i posti, di sapere, attraverso un coordinamento in rete fra le varie realtà, chi è stato accolto. Questo perché negli anni scorsi, nel bisogno di avere un letto caldo, alcune persone si prenotavano presso più strutture e poi ne sceglievano una lasciando i posti liberi. Siccome sono molte di più le persone che dormono all’esterno, durante l’inverno, di quante, purtroppo, la città possa accogliere, abbiamo cercato di ottimizzare i pochi posti disponibili.

Può tracciare un breve bilancio dell’annualità scorsa?
E’ stata sicuramente un’esperienza positiva. Tra l’altro l’anno scorso abbiamo tenuto aperto fino a fine giugno partendo da settembre. Il numero di persone accolte, ospitate, è stato superiore a 160, di queste, circa 60 per un periodo pari a una settimana, altre sono state accolte per periodi maggiori e a cadenze differenti. In merito alle presenze, circa il 30% erano italiani, bresciani, ma la loro permanenza è stata superiore al 50% rispetto alla media: 2/3 erano stranieri che venivano e si fermavano poco, mentre la presenza degli italiani è stata costante. Un altro elemento interessante è relativo all’età media che va dai 45 ai 65 anni, un’età in cui si collocano anche tante persone che hanno perso purtroppo il lavoro e faticano a trovare un’occupazione. Questo ha portato con sé la perdita della casa... Un ulteriore dato riguarda le persone che si sono spese per gli altri, i 150 volontari che hanno garantito la loro presenza tutte le sere, sabato e domenica compresi, con qualsiasi tempo: alternandosi e offrendo un accompagnamento a questi fratelli che d’inverno sono da soli.

Speriamo che questo percorso di accompagnamento si ripeta anche quest’anno…
Sicuramente, sono più che fiducioso. Devo dire che il fatto di aver posticipato l’apertura per problemi logistici, per riuscire a mettere tutto a norma, ha portato tantissimi volontari a telefonare per sollecitarci ad aprire, per poter ricominciare questa esperienza che anche per loro è stata significativa.
R. GUATTA CALDINI 09 nov 2015 00:00