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Brescia
di RICCARDO MONTAGNOLI 22 ott 2015 00:00

Nuovi cittadini italiani. Ecco cosa cambia

Il giurista Riccardo Montagnoli presenta il quadro normativo che esce dal disegno di legge approvato alla Camera

La Camera ha approvato il disegno di legge che consente a chi nasce in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno titolare di diritto di soggiorno a tempo indeterminato, di acquisire alla nascita la cittadinanza italiana (c.d. “ius soli” temperato), e al minore straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso prima dei dodici anni e che abbia frequentato regolarmente le scuole italiane per almeno cinque anni di acquistarla in seguito (c.d. “ius culturae”). Italiani sono dunque oggi coloro che sono radicati nella comunità civile italiana, non solo per il fatto di discendere da parenti italiani, ma anche per essere sempre o almeno prevalentemente vissuti nel nostro Paese, intessendovi relazioni affettive, scolastiche, lavorative.

Sennonché oggi il concetto stesso di cittadinanza è più articolato e complesso che in passato: per l’intensificarsi delle relazioni internazionali e per l’affermazione di diritti universali, ognuno è ormai titolare di una pluralità di cittadinanze, rispetto alle diverse comunità politiche in cui è inserito. Così esiste una cittadinanza europea attribuita dal Trattato dell’Unione ai cittadini dei Paesi membri e fonte di specifici diritti nel contesto comunitario; lo stesso concetto di “cittadinanza universale” possiede ormai indiscutibile spessore giuridico, da quando i principi della Dichiarazione universale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sono divenuti parametri di riferimento della validità delle leggi statali. Per altro verso sfuma l’utilità pratica della cittadinanza, nella misura in cui vantaggi già riservati ai cittadini sono estesi ad altri soggetti: il permesso per soggiornanti di lungo periodo, valido a tempo indeterminato (a differenza degli ordinari titoli di soggiorno), consente agli stranieri una posizione pressoché analoga a quella dei cittadini quanto, tra l’altro, a libertà di movimento, possibilità di lavoro e godimento di prestazioni sociali e sanitarie. Ad esito simile conducono quegli indirizzi giurisprudenziali che estendono agli immigrati diritti attualmente riservati ai cittadini italiani o europei (ad esempio l’accesso ad impieghi pubblici).

Dalla rigida alternativa cittadino / straniero si passa così ad una più articolata gamma di posizioni giuridiche rispetto alle organizzazioni pubbliche, privando la cittadinanza delle sue connotazioni meramente utilitaristiche e rafforzandone il significato di appartenenza alla comunità nazionale.
RICCARDO MONTAGNOLI 22 ott 2015 00:00