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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 05 giu 2015 00:00

Primato agli Spedali Civili: intervista al chirurgo Mauro Benvenuti

In assenza di anestesia generale una donna affetta da un tumore è stata curata al polmone

Per la prima volta in Italia, presso Chirurgia Toracica degli Spedali Civili di Brescia, una donna affetta da un tumore al polmone destro è stata trattata chirurgicamente, attraverso la metodologia video-toracoscopica, in respiro spontaneo e con la sola sedazione ed anestesia peridurale. L’operazione è riuscita con pieno successo, in assenza di complicanze e con una rapida dimissione della paziente. Di questo primato bresciano ne abbiamo parlato con il chirurgo degli Spedali civili di Brescia Mauro Benvenuti che ha eseguito il trattamento, affiancato dal primario d'anestesia Aldo Manzato.

In cosa è consistito il trattamento e soprattutto perché non è mai stato eseguito prima in Italia?

E’ un trattamento particolare. Rispetto agli interventi che venivano eseguiti anni fa, con ampie toracotomie, e conseguenti riprese più lente per il paziente, l’utilizzo di metodiche video-toracoscopiche ha reso anche la chirurgia toracica sempre meno invasiva. La novità non sta tanto nell’utilizzo di questo metodiche mini o meno invasive, ma nell’associazione di queste tecniche con una metodica di anestesia molto particolare. Nello specifico, non utilizzando l’intubazione, quindi non utilizzando l’anestesia generale, si ha una ricaduta immediata sulla ripresa del paziente che al termine dell’intervento è sveglio, non ha alcun residuato, tanto da mettersi seduto sul letto operatorio, potendo cenare la sera... La particolarità di questo intervento, che non è mai stato eseguito, risiede nella grande competenza d’equipe: anestesiologica, chirurgica, fisioterapica, infermieristica e quanto altro ruota attorno al paziente per la buona riuscita di un intervento così particolare.

Agli Spedali civili di Brescia la chirurgia toracoscopica video-assistita quanto viene utilizzata e quali casi possono essere trattati?

Non tutti i casi sono ovviamente trattabili con una chirurgia mini invasiva. Il nostro è un reparto di eccellenza nazionale e da noi affluiscono pazienti, oltre che dalla città, anche da fuori provincia e regione. Purtroppo non vediamo solo casi iniziali, nonostante si sia molto attenti alla diagnosi precoce vediamo spesso pazienti con neoplasie in stadio avanzato. E’ chiaro che un intervento per una neoplasia in stadio avanzato richiede un trattamento prevalentemente tradizionale. L’intervento video-toracoscopico ha una grossa importanza per tutti quei pazienti in cui lo stadio è iniziale, vedasi i casi di neoplasia piccola, periferica. Ormai è dimostrato scientificamente che in questi casi la neoplasia può essere trattata con uguali risultati, anche dal punto di vista oncologico, con uguale radicalità, ma soprattutto con una ripresa funzionale, sia fisica che psicologica del paziente che può poi affrontare l’eventuale necessità di terapie complementari in tempi più brevi, con un’altra ripresa.

In questo caso, infatti, la paziente entro quattro giorni è stata dimessa…

Sì, i tempi si abbreviano molto, proprio per questo tipo di accesso, le tempistiche relative ai drenaggi sono più corte, il paziente riprende immediatamente a muoversi. Al di là di questo specifico caso, in cui la paziente non è stata sottoposta ad anestesia generale, globalmente tutta la nostra chirurgia ha dei tempi di ripresa abbastanza rapidi.

Possiamo dire che questa eccellenza bresciana, questo successo, è dipeso anche dall’affiatamento dell’equipe medica?

Assolutamente sì. Ripeto: queste cose si fanno quando la squadra è vincente, in questo caso il chirurgo fa la parte del centroavanti – per usare un termine calcistico -, ma è chiaro che è la squadra che ha le competenze per realizzare il successo. Questo caso, in cui la paziente non era intubata, richiede una grandissima competenza da parte dell’anestesista, che è un componente fondamentale per la riuscita dell’intervento. Tutto il gruppo, che qua a Brescia lavora da 30 anni in questo settore, è di per sé un’eccellenza nel trattamento di varie patologie polmonari, non soltanto le neoplasie, sebbene quest’ultime siano quelle che ci vedono più coinvolti. Perché tutto questo sia possibile è necessario un substrato di eccellenza e l’Ospedale Civile ce l’ha: le persone che lavorano con me possono usufruire e sfruttare tutta questa particolare capacità tecnica.
R. GUATTA CALDINI 05 giu 2015 00:00