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Brescia
di M.VENTURELLI 11 giu 2015 00:00

Profughi: quello che non ti aspetti

La riflessione condivisa del Vescovo e padre Toffari, che prende spunto dallo stop all’accoglienza di altri “clandestini” provoca la dura reazione della comunità sui social

In origine questo spazio di approfondimento settimanale era stato destinato a una “lettura locale” dei dati contenuti nel 24° Rapporto immigrazione 2014 di Caritas e Migrantes. Lo studio, presentato il 4 giugno scorso a Expo 2015 metteva in risalto un aspetto nuovo e per tanti versi insolito dell’immigrazione: il passaggio dei migranti da semplici destinatari di assistenza a veri e propri attori di sviluppo. Un traguardo, questo, conquistato a suon di numeri, con quasi l’8,8% di pil prodotto, pari a oltre 123 miliardi di euro. Le dichiarazioni del presidente della Regione Roberto Maroni, la sua lettera inviata alle Prefetture lombarde perché non accolgano più “clandestini” (questa la terminologia utilizzata) sul territorio lombardo, le ritorsioni (taglio dei trasferimenti) minacciate nei confronti dei Comuni che continuassero ad accogliere hanno costretto anche il settimanale a cambiare rotta (anche se un breve approfondimento trova comunque spazio in queste pagine) e a occuparsi di immigrazione da un altro versante, quello dell’accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo.

È il 7 giugno scorso quando il presidente Maroni, interpellato sull’ondata di nuovi arrivi di immigrati nel canale di Sicilia, risponde senza mezzi termini che si tratta di un fatto gravissimo e rivela l’intenzione di scrivere una lettera ai prefetti. “Li diffiderò dal portare in Lombardia altri clandestini – afferma –. Lo stesso farò con i sindaci dicendo loro di rifiutarsi di accogliere perché non devono stare sul territorio regionale. E a quelli che continuassero ad accoglierli ridurremo i trasferimenti come disincentivo. Non devono farlo e chi lo fa violando le disposizioni che io ho dato subirà questa conseguenza”. Il giorno successivo, come annunciato, Maroni ha preso carta e penna e ha mandato a tutte le prefettura di Lombardia una lettera con cui ha chiesto la sospensione delle assegnazioni di profughi e richiedenti asilo nei Comuni lombardi “in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza”. Questo perché la Lombardia, terza, dopo Sicilia e Lazio, tra le regioni con percentuali più alte di presenze di immigrati nelle strutture di accoglienza, e che ospita già oltre un quinto degli immigrati regolari presenti in Italia, avrebbe già dato. Il numero uno del Pirellone è andato oltre indicando una sua personale soluzione al problema: il blocco delle partenze dalle coste africane, attraverso il coinvolgimento dell’Ue, dell’Onu e di tutta la comunità internazionale. Come era facile prevedere le reazioni non hanno tardato troppo ad arrivare. Se le prefetture si sono limitate a rispondere che sul tema immigrazione l’interlocutore unico resta il governo centrale, sono stati i Comuni a replicare in modo più veemente alle minacce di Maroni.

A Brescia non ha mancato di fare sentire la sua voce l’Associazione comuni bresciani, parte attiva di un apposito tavolo della prefettura che da tempo si sta dedicando al perfezionamento di un modello di accoglienza diffusa probabilmente unico in Italia e pensato per prevenire proprio fenomeni malavitosi di sfruttamento dell’accoglienza dei profughi. Il presidente di Acb Gabriele Zanni, sindaco di Palazzolo sull’Oglio, è certo, come ha confermato anche ai microfoni di Radio Voce, che l’uscita di Maroni denota una non conoscenza della materia. “Diffidare i Comuni dall’accoglienza – afferma il presidente di Acb – significa non conoscere che questi non hanno alcun potere in merito all’accoglienza, dal momento che si tratta di una materia regolata da rapporti diretti tra realtà private e il governo centrale. Si tratta di un’uscita da campagna elettorale che non tiene conto della complessità della situazione”. Oltretutto, secondo Zanni, la minaccia di ridurre i trasferimenti regionali a quei Comuni che continuassero ad accogliere, sarebbe palesemente illegittima. “Il clima creato da Maroni – denuncia il presidentre Acb – non contribuisce ad affrontare il problema in modo corretto e a portare avanti con la dovuta serenità un modello di accoglienza diffusa (pochi profughi in più Comuni invece di grandi concentramenti in pochi, ndr) come quello che stiamo sperimentando a Brescia e che potrebbe tirarci fuori dal gestire questo fenomeno in condizioni di perenne emergenza”. Mettere una spada di Damocle come quella del taglio dei trasferimenti sulla testa dei sindaci, sottolinea ancora Zanni, potrebbe alla lunga diventare un viatico per altre gestioni, non sempre adamantine come conferma la vicenda di “mafia capitale” dell’accoglienza. Anche la Chiesa bresciana, con la lettera pubbblicata in queste pagine e frutto della condivisione tra il vescovo Luciano Monari e padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio per i migranti, prende posizione rispetto alle affermazioni di Maroni e di altri esponenti politici, richiamando chiunque ambisca a servire il Paese a farlo senza scartare i più poveri. Una presa di posizione chiara che ha scatenato una dura polemica, soprattutto sui social media. Pochissimi i “post” a sostegno delle parole di padre Toffari; moltissimi (e in molti casi anche grevi) quelli contrari. Un vero e proprio muro che sembra svelare un volto sino a ora inedito di una comunità con la solidarietà impressa nel suo dna. Uno squarcio che, forse, merita un approfondimento...
M.VENTURELLI 11 giu 2015 00:00