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Rovato
di M.VENTURELLI 22 set 2015 00:00

Risvolti siriani: la questione profughi vista da un'altra prospettiva

Una mostra a Lodetto di Rovato per approfondire la conoscenza di una realtà, come quella dei rifugiati, che in Italia crea molte polemiche. Intervista a Stefano Fogliata, giovane volontario impegnato in Libano nei campi che accolgono i siriani

Sabato 26 settembre, alle 21, all’oratorio di Lodetto di Rovato viene inaugurata la mostra fotografica “Risvolti siriani”, 25 fotografie che raccontano la Siria prima della guerra civile che la sta dilaniando ormai da cinque anni e la situazione che sta vivendo quella consistente parte della popolazione siriana che ha trovato rifugio in Libano.

A presentare la mostra anche Stefano Fogliata, giovane di Lodetto di Rovato operatore di un progetto che Caritas ambrosiana sta portando avanti in Libano nei campi profughi che stanno ospitando centinaia di migliaia di profughi siriani. Dopo diverse esperienze di volontariato in Palestina ha scelto di dedicare un anno della sua vita al servizio civile in Libano con Caritas ambrosiana per un progetto portato avanti in collaborazione con quella del Paese dei cedri. Nel corso di quell’esperienza Stefano Fogliata, insieme a tanti altri operatori, si è dedicato ad attività di supporto e di assistenza di rifugiato siriani e palestinesi nel Paese. Attualmente segue, sempre in Libano, un progetto che si occupa di assistenza e di supporto di Palestinesi e di Siriani nel campo di Dbayeh, nato per i palestinesi cristiani ma che dal 2011 accoglie anche un migliaio di siriani.

“All’interno del campo – racconta ancora Stefano Fogliata - sono emerse diverse emergenze e diverse conflittualità, emergenze di tipo umanitario a cui si assommano tante altre questioni che vanno dalla mancanza di lavoro, la mancanza di documenti che espone costantemente i rifugiati al rischio di arresto a ogni check point”.

Come vive la popolazione libanese questa presenza. Nei Paesi europei, con proporzioni decisamente più basse, è in atto una vera e propria rivolta…
“Effettivamente – è la risposta di Stefano Fogliata - è come se in Italia oggi avessimo qualcosa come 20 milioni di rifugiati. Oggi un terzo della popolazione residente del Paese non è libanese. Spesso si sente dire che questa convivenza tutto sommato è meno problematica di quella, pure di proporzioni decisamente inferiori, che si vive in Europa perché il popolo libanese e quello siriano hanno una grande affinità. Si dimentica, invece, che il Libano, dopo la guerra civile che l’ha devastato ha vissuto un’occupazione siriana”. È logico che l’arrivo nel giro di pochi anni di 1,5 milione di siriani abbia innescato nel Paese qualche tensione sociale.

Un Paese già vulnerabile di suo com’è il Libano ha saputo comunque garantire una tenuta sociale forte nonostante le crisi politiche che si sono succedute negli anni. La società libanese, che pure avrebbe qualche ragione di risentimento nei confronti dei siriani, dinanzi a numeri tanto grandi ha saputo metabolizzare questa convivenza. Libanesi e siriani ormai vivono e lavorano fianco a fianco. “Non capita, - racconta ancora il volontario di Lodetto - come in Italia e negli altri Paesi europei, che il rifugiato viva in qualche modo da segregato. Tutto questo non significa che le tensioni sociali non ci siano. Nel nord del Paese l’esercito ma anche semplici cittadini hanno preso di mira campi profughi. Nonostante questo, però, la vita procede più o meno regolarmente”.

A cosa aspirano i profughi che vivono nei campi libanesi. Vogliono fare ritorno nel loro Paese finalmente pacificato o guardano all’Europa come meta finale della loro peregrinazione?

“Gran parte dei profughi siriani che vivono in Libano – risponde Stefano Fogliata -, come confermano anche alcun ricerche condotte nel Paese, ha come desiderio ultimo il ritorno in Siria. Sicuramente non vedono nel Libano un luogo di arrivo, ma un transito verso altre destinazioni. Il primo dei desideri resta comunque quello che la guerra finisca e che si possa fare ritorno a casa. Più passa il tempo, però, questo desiderio diventa sempre più labile. La Siria è ormai un paese completamente devastato dalla guerra e le prospettive di pace vanno facendosi sempre più remote. Sempre più persone, pur avendo ancora affetti familiari in Siria, stanno prendendo atto della situazione e riconoscono che l’unica concreta opportunità di futuro per loro è l’Europa.

Un desiderio che deve fare i conti con le chiusure che molti paesi europei. Come leggono i siriani profughi in Libano questa risposta europea?

“Fa sorridere il fatto che della questione profughi in Europa si parli sempre sotto l’aspetto emergenziale. Nel vecchio continente oggi c’è un rifugiato siriano ogni 1200 cittadini europei e si parla di emergenza. Il Libano, dove questo rapporto è di uno a tre, nonostante i problemi e le tensioni che pur ci sono nessuno usa mai questo termine. Da qui risulta veramente incomprensibile l’atteggiamento dell’Europa. Da qui non si comprende, anche davanti ai drammi che questi esodi forzati via mare o via terra, come nessuno in Europa abbia preso ancora seriamente in considerazione la strada dei corridoi umanitari, l’unica a oggi in grado di permettere di affrontare in modo serio la questione”.
M.VENTURELLI 22 set 2015 00:00