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Berzo Demo
di DAVIDE ALESSI 15 lug 2015 00:00

Selca: nessuna sospensiva. Chi inquina, paga

Pubblicata nel tardo pomeriggio di martedì 14 luglio l'ordinanza con cui il Tar di Brescia non ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dal curatore e dagli amministratori di Selca contro le ordinanze della Provincia di Brescia e del Comune di Berzo Demo unitamente alla Regione Lombardia

La richiesta del ricorso riguardava l'annullamento, previa sospensiva, del provvedimento del Direttore Settore Ambiente della Provincia n. 1959/2015 del 19 marzo che ha diffidato Piergiorgio Bosio, Flavio Bettoni, Ettore Vacchina e Giacomo Ducoli, a provvedere alla messa in sicurezza di emergenza dell'area e a presentare il piano di caratterizzazione, riunendo nella sentenza i tre specifici ricorsi, numero 1270, numero 1332 e numero 1339 del 2015

Il Tar ribadisce le posizione espressa dalla ordinanze del 2014 ("chi inquina paga") e ha sancito che l'inquinamento è certamente da riferire all'incuria dei materiali Selca visto che l'inquinamento da Fluoruri proviene certamente da lì e ribadisce che è competenza del curatore intervenire sia per la messa in sicurezza che per la bonifica. Relativamente all'accertamento delle responsabilità dell'inquinamento la posizione di Giacomo Ducoli (curatore), Flavio Bettoni e gli altri amministratori Piergiorgio Bosio ed Ettore Vacchina è rinviata alla trattazione nel merito con udienza pubblica fissata pere il 10 febbraio 2016. La sentenza del Tar mette un altro punto fermo alla delicata vicenda che vede al centro di una serie di indagini l'area produttiva e quanto rimane dello stabilimento che fu di Selca Spa, dichiarata fallita il 0 giugno 2010. Selca gestiva dal 1998 in località Forno d'Allione in comune di Berzo Demo un impianto di recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Già nell'udienza del 21 giugno 2014 il Tar si era occupato dell'ingiunzione del comune alla curatela fallimentare per la rimozione delle coperture in cemento-amianto dei capannoni e dell'ingiunzione del Comune alla curatela fallimentare per la essa in sicurezza dei rifiuti e la predisposizione di un piano di rimozione e verifica delle matrici ambientali. Ma ciò non è mai avvenuto in palese inottemperanza alle due ordinanze cautelari n.417 e 418 del 21 giugno 2014.

Lo afferma anche il provvedimento del 19 marzo 2015 della provincia di Brescia che indica il grave stato di deterioramento dei fabbricati e dei circa 37.503 metri cubi di matrici ambientali, corrispondenti al materiale sottoposto a sequestro penale nel 2004 e dei successivi depositi effettuati prima del fallimento del 10 giugno 2010. Un passaggio importante della ordinanza del Tar dl 14 luglio 2015 è riportato al punto 10 della sentenza che cita testualmente: “La relazione dell'ARPA depositata il 27 giugno 2014 afferma che la presenza di fluoruri oltre la CSC è stata rilevata per la prima volta nel 2014, mentre non era stata accertata nell'analisi del 2010, a conferma del processo di liscivazione in atto e ragionevolmente innescatosi a partire dall'abbandono di cumuli di rifiuti presenti nel sito”. E continua: “Questa tempistica è sovrapponibile al fallimento di Selca Spa. Tuttavia, anche in precedenza la gestione dei rifiuti era risultata problematica, come dimostra il sequestro penale del 2004: Nel successivo paragrafo 13 il Tar dichiara che “la curatela fallimentare essendo il detentore dei rifiuti secondo il diritto comunitario, ha comunque l'obbligo di rimuovere gli stessi e di avviarli a smaltimento o recupero. Obbligo che coincide con la messa in sicurezza di emergenza secondo l'ordinanza del 19 marzo 2015 della provincia di Brescia.

E conclude “Dunque la curatela fallimentare è tenuta ad eseguire la rimozione dei rifiuti anche prima che sia accertata in giudizio la sua posizione di responsabile dell'inquinamento”. Insomma, non si dovrà attendere né la seduta del processo penale per traffico internazionale di rifiuti fissata per il prossimo 27 ottobre né l'udienza per discutere il marito della sentenza del Tar fissata il prossimo 10 febbraio, che nel frattempo ha già dato un'indicazione molto chiara su chi è tenuto da subito ad intervenire.
DAVIDE ALESSI 15 lug 2015 00:00