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Brescia
di REDAZIONE 05 giu 2017 13:09

Fenomeno Blue Whale

L’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, Sezione di Brescia, esprime seria preoccupazione in merito al “fenomeno Blue Whale” e all’utilizzo mediatico che ne viene fatto

L’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, Sezione di Brescia, esprime seria preoccupazione in merito al “fenomeno Blue Whale” e all’utilizzo mediatico che ne viene fatto; riteniamo necessario non parlare di gioco ma di “fenomeno Blue Whale” per ridurre il rischio di reificazione. L’Aimmf di Brescia intende rivolgersi ai Servizi di prevenzione ed Educativi e ai media del territorio che, da sempre, dimostrano estrema attenzione e sollecitudine rispetto ai temi ed alle emergenze che riguardano l’infanzia e l’adolescenza. Il cosiddetto “Blue Whale”, o “Balena Blu”, che ormai ha valicato i confini spazio temporali e che si sta radicando anche nel nostro territorio, è l’ultimo – in ordine di apparizione – tra i pericoli social che, per la sua rapidità di diffusione, giustifica allerta e necessità di comprensione per le istituzioni preposte, ai fini di intervenire in modo rapido ed efficace dal momento che di giocoso non ha nulla per giovani e giovanissimi. Anche nel distretto della Corte d’Appello di Brescia vi sono segnali allarmanti che sono stati colti in ambito scolastico: l’intervento immediato della scuola che ha coinvolto i genitori e le forze dell’ordine e, di conseguenza, la magistratura è stato, quindi, determinante. Così come è presentato, questo “fenomeno”, costituisce indubbiamente una esplicita istigazione alle autolesioni e, in progressione, anche alla auto eliminazione; potenzialmente inquadrabile in reati, quali l’istigazione al suicidio o, nei dovuti casi,allo stalking, in particolare, quando la condotta assuma la modalità di una compartecipazione “guidata” (sembra che l’aggancio avvenga da parte di veri e propri tutor) sul piano psicologico. Alcuni casi segnalati in questo territorio vedono come vittime addirittura ragazzi di età inferiore ai quattordici anni; in tal caso, l’art. 580 del codice penale prevede si applichino le norme che puniscono l’omicidio, con conseguente possibilità di configurare il tentativo di tale reato. La Procura Minorile e le Procure Ordinarie sono in stretto contatto e la Polizia postale è all’erta rispetto a quanto sta succedendo in rete. Vittime sono spesso ragazzi fragili e a disagio, i cui riferimenti adulti vanno sollecitati, perché prestino le dovute attenzioni, e l’adesione a questo “percorso” non si riveli come una disperata richiesta di cura e affetto; in tal senso l’intervento dei servizi e dell’A.G. minorile in sede civile può avere funzione preventiva.

Così come la repressione, l’oscuramento dei siti e, auspicabilmente, l’individuazione dei “curatori”, potranno contribuire a limitare la portata del fenomeno. E’ però fondamentale che il territorio si renda conto di quanto realmente sta succedendo nella rete e fuori dalla rete; è necessario cogliere i segnali del disagio, sollecitare i genitori a chiedere e accettare aiuti, collaborare perché la scuola e le altre agenzie educative siano sempre più in grado di offrire alle ragazze e ai ragazzi motivazioni per crescere, e non per autoannientarsi. Riteniamo che l’utilizzo mediatico a scopo sensazionalistico di questo fenomeno costituisca un ulteriore grave fattore di rischio per i giovani, specie quando si tratta di giovani che presentano fragilità o la cui rete familiare e sociale non è in grado di rilevare e comprendere lo stato di disagio. L’Associazione non si stancherà mai di sollecitare un confronto e un continuo dialogo con le istituzioni e con i ragazzi; la lezioni stanno terminando ma c’è la necessità che i contesti educativi di riferimento (Grest, Campi Scuola, Associazioni sportive) possano accompagnare e sostenere i giovanissimi e le loro famiglie.

REDAZIONE 05 giu 2017 13:09