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Brescia
di UMBERTO ZILIANI 22 mar 2018 13:48

Baresi: promessa e realtà del pallone

Dopo un passato da professionista tra C e B, Alessio Baresi guida il Montichiari e sogna in grande

Non è stato proprio come il dualismo tra Coppi e Bartali o tra Rivera e Mazzola, anche perché qui si parlava di due ragazzini che all’epoca, giocavano nella Primavera del Brescia. Verso la fine degli anni Novanta la Brescia calcistica si interrogava sulla bravura di due baby giocatori: Alessio Baresi e Daniele Bonera. Daniele (oggi al Villareal) ha raggiunto la Serie A, Alessio ha calcato i campi della Serie B e della C. Baresi è di Castelmella e ha giocato, tra gli altri, con Bonazzoli, Pirlo e i gemelli Filippini. Oggi allena il Montichiari in Promozione ed è considerato uno dei tecnici più promettenti…

Alessio, il dualismo con Bonera nella Primavera del Brescia ha disturbato il tuo percorso?

Ah! (ride, nda). Ho sempre sostenuto che lui avesse qualcosa in più di me, soprattutto a livello fisico. Daniele, già nelle giovanili, aveva una testa da “grande”. Io dopo l’esordio in serie B con la Reggiana e la partita da titolare la settimana dopo a Pescara con l’interessamento dell’Udinese, forse inconsciamente mi sentivo già arrivato. Peccati di gioventù che si pagano.

Che effetto fa, visto che sei stato il capitano, vedere il Sassuolo in A?

Ti racconto questo aneddoto: un giorno Squinzi viene negli spogliatoi a parlare alla squadra dicendo di avere un sogno: “Giocare il Derby”. Noi giocatori ci guardiamo e ridiamo, pensando al Modena. Con “l’Inter” aggiunge. Squinzi non ha mai nascosto la sua fede rossonera, sapeva che avrebbe portato il Sassuolo dalla C2, dove eravamo, alla Serie A.

Clerici, da poco scomparso, allenatore e scopritore di tanti talenti, portò Alessio Baresi da Castelmella alla Voluntas. Quale fu l’impatto con Clerici?

Clerici era un uomo dal carattere forte. Non tutti riuscivano a reggere il modo che aveva di fare. Qualcuno è andato in difficoltà e ha lasciato. Come allenatore era un maestro, aveva una passione folle per questo sport e non lasciava niente al caso. Nelle partite dove eravamo in vantaggio di parecchi gol, ci diceva di non cercare per forza la rete, ma di imparare a gestire la palla. Da lui ho appreso tanto.

Bruno Pizzul ha dichiarato: “Il calcio mi annoia, nessuno giocatore esce dagli schemi…”.

Oggi i calciatori sono preparati soprattutto fisicamente. Un giorno confrontandomi con un selezionatore gli chiesi come mai scegliesse uno e non un altro: mi rispose che preferiva quello alto, sebbene il più piccolo avesse una tecnica superiore.

Hai fatto l’Intertoto con il Brescia che aveva in squadra Roberto Baggio, cosa ti ricordi di quell’esperienza?

È stato un sogno solo il fatto di cambiarmi nello spogliatoio con lui. In partitella mi chiamava per nome e ricordarlo mi fa emozionare ancora adesso. Durante il ritiro cercavo di osservarlo e di seguirlo ovunque. Se andava a farsi la fasciatura, andavo anch’io. Guardavo dove si sedeva sul pullman e io mi sedevo dietro. Mi dicevo: Quando mi capita poi? Ho avuto la fortuna di giocare con lui e con Pirlo, posso dirmi soddisfatto.

Si parla spesso di talenti che non hanno rispettato le attese, c’è qualcuno su cui avresti scommesso ?

Il calcio è pieno di promesse non mantenute. Io avrei potuto fare molto di più se solo avessi avuto un testa diversa a diciannove anni.

Hai smesso di giocare per allenare con Diana alla Feralpi Salò… non ti sei mai pentito?

La voglia di giocare rimane sempre. A Crema erano successe cose che non mi andavano, avevo 35 anni e ho visto la chiamata di Aimo come un opportunità per il mio futuro.

Gli allenatori senza squadra raccontano che studiano. Ma il calcio non è uno sport semplice? Cosa c’è ancora da inventare?

Beh, nulla è lasciato al caso. Sono finiti i tempi di quando si faceva marcare a uomo il più bravo della squadra avversaria. Tutti vanno in campo sapendo bene cosa fare.

Alleni il Montichiari in Promozione, ma gli esperti dicono che hai la stoffa per andare in alto...

Oggi, più di quando ero ragazzo, credo nei sogni. E sinceramente ne ho uno grande: allenare ad alto livello. Per questo cerco di prepararmi e aggiornarmi, il calcio è la mia vita.

Diana ti ha voluto alla Feralpi… l’altro tuo amico De Zerbi non ti ha mai cercato per il tuo staff?

De Zerbi è stato il mio allenatore a Darfo, la sua prima panchina. Quando lo chiamò il Foggia mi chiese se volevo seguirlo, aveva bisogno di una persona equilibrata. Non me la sono sentita perché avevo ancora troppa voglia di giocare. Se chiamasse ora, sarebbe un’altra storia…

UMBERTO ZILIANI 22 mar 2018 13:48