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Salò
di ELISA GARATTI 20 lug 2023 10:19

Feralpisalò: i Leoni sono pronti a ruggire

La prima volta #NonSiScordaMai. Un claim che riassume bene lo spirito con cui la Feralpisalò si approccia alla sua prima Serie B della storia del club. Il ricordo dell’impresa, ma soprattutto la voglia di non rinunciare al sogno. Obiettivi diversi (quest’anno, certamente, la salvezza), ma stessa grinta e dedizione al sacrificio. E, soprattutto, la forza del gruppo e la valorizzazione dei giovani (punti fermi ribaditi dal presidente Pasini anche nella conferenza di presentazione della nuova stagione). A Storo e a Condino, dove i Leoni del Garda sono in ritiro dall’8 luglio (il 22 è in programma un’amichevole contro il Torino, a cui seguirà un secondo raduno, dal 25 luglio al 4 agosto, a Darfo), c’è ancora tanta emozione negli occhi dello staff e dei giocatori. Tra impegni sportivi e istituzionali, siamo riusciti a strappare mister Stefano Vecchi per un commento su questa storica stagione sportiva ormai ai nastri di partenza.

Siamo all’inizio della preparazione di una stagione storica per i colori della Feralpi. Qual è la prima cosa che ha detto ai suoi giocatori?

Ho detto loro che era importante resettare la passata stagione, per concentrarci al meglio sulla nuova avventura. Ma che il gruppo e la coesione dovrà essere ancora la nostra forza perché solo tutti uniti riusciremo a compiere un altro capolavoro.

Se guarda indietro alla passata stagione, di cosa va più fiero?

Di come i ragazzi abbiano capito, passo dopo passo, che avevamo potenzialità importanti e di come abbiamo gestito le fasi cruciali della stagione. Con grande unione d’intenti e forza di volontà. Avevamo tantissimi giovani nel gruppo e siamo riusciti comunque a reagire per la volata finale con grande maturità.

Che cosa rimarrà della Feralpi dello scorso anno? Che cosa invece cambierà? È così necessario un cambiamento “di peso” per far sì che la squadra sia competitiva in serie B?

Rimarrà l’impresa della prima e storica promozione in B dopo soli 14 anni dalla nascita del club. A dimostrazione della programmazione e dell’ambizione della società guidata dal nostro presidente, Giuseppe Pasini. Cambierà qualche elemento della squadra: è fisiologico non poter riuscire a trattenere tutti i protagonisti della cavalcata. Proseguiremo comunque con la linea dell’utilizzo dei giovani, uniti a qualche elemento d’esperienza. La Serie B è un campionato molto, molto difficile, ma noi vogliamo dare il massimo per raggiungere il nostro obiettivo: la salvezza.

Un commento al campionato?

Sicuramente la Serie B è uno dei campionati europei più competitivi: ci sono grandi club con tradizioni centenarie e piazze bollenti. Ma noi diremo la nostra, con umiltà e perseveranza.

Lei detiene un record: è stato il primo a vincere il campionato Primavera sia da giocatore che da allenatore. Con l’Inter, sono stati molti i successi con le giovanili. Anche a Salò, uno dei punti fermi dichiarati sono i giovani. Quanto è importante, al giorno d’oggi, sviluppare il settore giovanile? L’Italia è forse più restia a credere nei giovani rispetto all’estero, non crede?

Il settore giovanile è importantissimo perché forma i ragazzi e li prepara al meglio per la prima squadra. Ma, ancora prima, diventa una delle principali agenzie educative insieme a famiglia e scuola. Insegna i valori, il sapere gestire un gruppo, il rispetto delle regole, la responsabilità di sapere che ogni tuo atteggiamento può avere ripercussioni sui compagni, nel bene o nel male. In Italia ci sono molti ragazzi in gamba, ma credo che serva un lavoro molto più intenso e, soprattutto, investire nelle strutture. A Salò, negli anni, si sono raggiunti traguardi importanti e sempre più spesso aggreghiamo giovani alla nostra prima squadra.

Riguardo alla preparazione dei giovani, è vero che oggi si predilige l’aspetto fisico rispetto alla cura della tecnica e del talento?

Oggi il calcio, come tanti altri sport, dà molta importanza anche alla prestanza fisica. Lo sport si è evoluto seguendo l’evoluzione fisica delle nuove generazioni. Ma se il talento è sopraffino, è ancora e resterà sempre da privilegiare, purché funzionale alla squadra.

Come definirebbe un buon allenatore? Uno psicologo all’interno dello spogliatoio? Un educatore in grado di tirare fuori il meglio dai suoi giocatori? E qual è il trucco con i giovani?

Non ho una formula, ma cerco di essere me stesso. E credo che questo paghi sempre. Il rapporto con i giocatori, secondo me, dev’essere molto onesto sin dall’inizio, sincero e coerente durante la stagione. Ci sono gruppi più uniti e semplici da gestire e altri più frammentati, ma la linea non cambia molto. Vanno responsabilizzati fuori dal campo facendo leva sulla loro professionalità, ma pretendendo il 110% in allenamento. Idem con i giovani: chiarezza e disponibilità. Il resto lo fa il calciatore con la sua voglia di emergere.

Qualcuno, anche tra i suoi colleghi, sostiene che il calcio è un gioco semplice. È d’accordo?

Rispondo che fare le cose più semplici, in qualsiasi campo della vita, è spesso la cosa più difficile. Di base, comunque, sì, è un gioco e vince chi fa più gol dell’avversario. Ma negli anni il calcio si è evoluto: a livello tecnico, tattico, fisico e come coinvolgimento mediatico e fenomeno di intrattenimento. Quindi, oltre a quelle del campo, bisogna saper gestire meglio le pressioni esterne, sempre maggiori.

Siamo nel vivo del mercato. È evidente la migrazione, tra cifre esorbitanti, di giocatori verso l’Arabia Saudita. Sta nascendo un nuovo polo del calcio? Il futuro sarà lì? Come può reagire il calcio italiano ed europeo?

Pare stia nascendo un nuovo polo del calcio. Vedendo le cifre in Arabia Saudita, l’obiettivo è attrarre grandi campioni e ci stanno riuscendo. Ma credo che il calcio europeo abbia ancora una grandissima attrattiva per storia e competitività. In Italia, nello specifico, credo che le priorità siano gli investimenti nelle strutture per rendere più appetibile e confortevole lo spettacolo.

ELISA GARATTI 20 lug 2023 10:19