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Brescia
di UMBERTO ZILIANI 04 set 2020 14:54

Zucchi: emozioni e passioni infinite

Era una sera d’estate quando Raffaele Zucchi rifiutò il Pavia di Torresani. Il mister, ex Rondinella, voleva convincere il promettente attaccante, classe 1976, a seguirlo. In quel momento si decise, forse, la sua carriera. Zucchi è originario di Folzano; dopo la trafila nelle giovanili della Voluntas di Roberto Clerici, passa al Brescia e diventa titolare inamovibile della Primavera allenata da Battistini. Ha avuto la possibilità di passare tra i professionisti, ma ha preferito il mondo dilettantistico dividendosi tra il lavoro e il campo. Ha giocato nel Montichiari (serie D), Darfo, Palazzolo, Cortefranca, Sirmionese, Pontevichese e Ciliverghe. Zucchi oggi è l’allenatore in seconda del Ciliverghe nel campionato di Eccellenza.

Si ricorda il suo arrivo al Brescia?

Mi viene ancora la pelle d’oca. Arrivai a 13 anni, dopo avere giocato per alcuni anni nella Voluntas di Clerici. Era un sogno militare nella squadra della mia città. Mi accorsi subito che il clima era diverso, quindi l’approccio fu un po’ traumatico. Erano giovanili, ma si faceva sul serio.

Clerici alla Voluntas le faceva fare il capitano, poi il Brescia fino alla Primavera, perché non ha esordito in prima squadra?

Clerici stravedeva per me e questo è un motivo di grande orgoglio. Mi è dispiaciuto, quasi più per lui, non essere arrivato tra i professionisti, visto la grande considerazione che aveva per me. Spesso si dice che “uno su mille ce la fa”: è stato proprio il mio caso.

Torresani la raggiunse mentre lei era in oratorio al torneo notturno…

Era stato il mio allenatore a Montichiari e mi voleva convincere a seguirlo. Ero lusingato, ma avevo già preso la decisione di lavorare e giocare. Pavia sarebbe stata una scelta forte. Con il senno di poi… il Pavia passò dall’Eccellenza alla C1.

Era un mancino tutto tecnica ed eleganza, con un buon fiuto del gol, ha dei rimpianti?

Più che rimpianti, li chiamerei limiti caratteriali. Limiti che non mi hanno permesso di fare il salto.

Dopo anni di calcio giocato smette. Per parecchio rimane lontano dal mondo del pallone. In questa stagione riparte dal Ciliverghe: è tornata la passione?

Quando ho smesso, ero nauseato. Andavo a vedere alcune partite per la Calvina e per il Castiglione, niente di più. C’era una piccola voce dentro di me che, però, mi diceva di riprendere: se sei appassionato, la passione non la puoi spegnere. Ci sono stati due episodi che mi hanno spronato a tornare: la scomparsa di Clerici e la chat creata da Guindani, un ex dirigente del Brescia, per tutti gli atleti che sono passati dal Brescia dal 1970 al 1990. Volevo restituire a questo sport le grandi emozioni che mi aveva dato, cosi ho accettato questa avventura, dove spero di imparare molto.

A quale mister di quelli che ha avuto in carriera si ispira?

Ho un buon ricordo un po’ di tutti, ma se devo fare un nome, dico Roberto Clerici, un maestro: ti faceva crescere come calciatore e come persona.

Lei ha avuto anche offerte in serie C che le avrebbero fatto fare il salto nel professionismo…

Un giorno un procuratore fissa un colloquio con me e mio padre in autogrill. Mi dice che se gli firmo la procura, mi manda in C. Mi ricordo ancora le sue parole: “Se vuoi fare il giocatore, devi essere disposto a girare l’Italia con la valigia sempre pronta”. Non era la mia vita. Solo parecchi anni dopo ho scoperto che mi volevano sia il Lumezzane sia l’Ospitaletto che militavano in C1: sarebbe stato diverso.

C’è un ricordo che vuole condividere?

Sono parecchi. I tornei all’estero con la Voluntas e con le giovanili del Brescia sono stati importanti per la mia crescita umana. Li ricordo sempre con grande gioia.

UMBERTO ZILIANI 04 set 2020 14:54