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Concesio
di REDAZIONE 17 set 2019 07:50

Celebrazione: sfida per le comunità

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Ieri all'Istituto Paolo VI di Concesio la prima giornata del convegno del clero con le relazioni dei liturgisti don Tomatis e mons. Genero che hanno invitato i sacerdoti bresciani prendere coscienza della necessità di una cura particolare delle celebrazione del mistero eucaristico, disertato da un numero sempre più alto di fedeli. Oggi i laboratori nelle zone della diocesi

Ha preso avvio ieri all'Istituto Poalo VI di Concesio il convegno del clero, il tradizionale momento di incontro, confronto e dialogo tra il Vescovo e i presbiteri bresciani in avvio del nuovo anno pastorale. Il tema messo al centro della riflessione della tre giorni (per la giornata di oggi sono in programma laboratori nelle macrozone in cui è stata divisa la diocesi, prima del ritorno in assemblea domani a Concesio per l'intervento di mons. Tremolada e una condivisione di quanto emerso dai confronti territoriali) è quello della celebrazione eucaristica.

Un tema che è stato indicato dallo stesso vescovo Tremolada che. nell'ambito della nuova lettera pastorale dedicata all'eucaristia, ha voluto dedicare un ampio spazio all'"ars celebrandi", perché in un tempo come quello attuale, segnato da un'inesorabile riduzione del numero dei fedeli che partecipano alla Messa, non prenda piede la tentazione di "disinvestire" rispetto a celebrazioni della stessa che aiutino la gente a percepire la bellezza del mistero eucartistico che viene celebrato sull'altare, allontanando quel rischio, messo in evidenza dal Vescovo nella nuova lettera pastorale di far perdere dall'eucaristia la singolarità del suo mistero, trasformandola in una delle tante forme di aggregazione.

Alle indicazioni già fornite da mons. Tremolada che nelle pagine di "Nutriti dalla Bellezza" raccomanda la cura della celebrazione ("Vorrei che diventassimo sempre più capaci di valorizzare tutti gli elementi che la costituiscono. Il primo servizio da rendere a che partecipa alla messa domenicale e feriale è l'alta qualità del celebrare"), la capacità di far parlare il rito, di farne emergere tutta la forza coinvolgente e tutta la carica di salvezza, si sono unite nella prima giornata del convegno del clero le indicazioni giunte dai liturgisti a cui sono state affidate le prime relazioni:don Paolo Tomatis, dell'arcidiocesi di Torino ("Il principio-Domencia: l'assemblea domenicale, queli prospettive") e mons. Guido Genero, vicario generale dell'aricidiocesi di Udine ("Il principio-Domencia: l'assemblea eicaristica domenicale, quali prospettive?")

Don Tomatis, nel suo intervento ha ricordato come la necessità di trovare un punto di sintesi tra una liturgia capace di favorire la comprensione del messaggio biblico attraverso la semplificazione dei gesti, e la tensione verso forme di celebrazione più vere e più sacre, che rischiano di non essere comprensibili al mondo sia stata affrontata anche da papa Francesco nell'Evangelii gaudiium. È stato lo stesso Papa, ha ricordato ancora il docente di teologia torinese, a indicare la strada di una liturgia più fraterna, materna e popolare. Una strada, ha sottolineato ancora il relatore, che si può battere solo con una nuova mentalità, liberando le celebrazioni, è l'estrema sintesi del suo invito, dalla schiavitù dell'orologio. Ma per fare questo occorre che i sacerdoti e le comunità prendano coscienza della necessità di adottare progetti socio-educativi volti a contrastare il progressivo indebolimento della simbologia religiosa domenicale e il conseguente abbandono di un numero sempre più alto di fedeli.

In continuità con don Tomatis è stato anche l'intervento di mons. Genero che ha invitato a non sottovalutare il fenomeno di questo progressivo abbandono e non a continuare ad attribuirne la causa a fattori esterni, al richiamo delle tante sirene a cui i fedeli sarebbero esposti fuori dalle chiese. "Una delle ragioni - ha sottolineato - è dovuta alla mancanza di coinvolgimento e di educazione alla fede da parte delle stesse istituzioni ecclesiastiche, che spesso non si preoccupano di comprendere cosa sente dentro di se il credente". Per questo motivo rimotivare i fedeli sempre più stanchi e più tiepidi deve diventare una delle priorità della Chiesa, anche di quella bresciana. "La comunità diocesana - ha continuato - è chiamata a diventare grembo generativo dell'esperienza domenicale, mentre il linguaggio deve puntare su una comunicazione più coinvolgente, capace di rimettere al centro il tema della vita interiore, dell'infinito e della contemplazione".

Suggerimenti, indicazioni e prospettive su cui i sacerdoti bresciani sono chiamati questa mattina, proprio nei territori e nelle comunità in cui svolgono il loro ministero, a trovare risposte.

REDAZIONE 17 set 2019 07:50