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Brescia
di M.VENTURELLI 10 giu 2016 00:00

Don Luca Sabatti. Questione di fiducia

Don Luca Sabatti è nato il 7 novembre 1990. Dopo la maturità liceale conseguita a Gardone Valtrompia, è entrato in Seminario nel 2009. Negli anni ha avuto modo di prestare servizio nelle parrocchie di Mompiano, Flero, Prevalle. È stato anche prefetto in propedeutica e si è impegnato nell’animazione vocazionale

Fiducia. È questo il filo conduttore del racconto che Luca Sabatti, 25enne di Zanano, ha fatto del percorso che l’11 giugno prossimo lo porterà davanti al vescovo Monari per pronunciare il suo “per sempre”. La sua, come quella dei giovani che con lui saranno ordinati sacerdoti, è la storia di uno che si è fidato. “Il mio cammino si è sviluppato essenzialmente dentro il contesto parrocchiale e dell’oratorio – racconta -, dimensioni che progressivamente mi hanno fatto prendere coscienza che la mia poteva essere una vita promessa, e che qualcuno mi indicava la via del Seminario per essere prete nella Chiesa. Si trattava soltanto di fidarsi di queste sensazioni”. Don Luca si è fidato, ha compreso che le fatiche e le difficoltà che inevitabilmente questo cammino prevedeva, potevano essere affrontate e superate mantenendo la fiducia in chi questo cammino aveva fatto in modo di farglielo percepire. “Proprio a pochi giorni dall’ordinazione sacerdotale – afferma – mi sto rendendo conto di come Dio mi abbia preso per mano, accompagnandomi, permettendomi di vivere e di affrontare situazione che mai mi sarei aspettato”. E se, come ammette, ha superato in entrata la soglia del seminario di via delle Razziche con un po’ di sana incoscienza, ora si appresta a lasciarsela alle spalle con la consapevolezza che quella del sacerdozio è la pienezza di vita che andava cercando. Si è fidato e non è stato deluso…Fa un certo effetto, in tempi in cui il termine fiducia non gode di particolari popolarità un po’ a tutte le latitudini sentire un giovane di 25 anni parlarne in termini tanto positivi… “Perché dovrei parlarne in modo diverso se questa è stata la mia esperienza? – è la sua domanda – Quando incontri una persona che ti ama per quello che sei e che continua a farlo nonostante gli errori che si possono commettere, di cos’altro si tratta se non di fiducia? Forse oggi questo termine non è adeguatamente valorizzato perché abbiamo perso la capacità di comprendere che ci siano ancora persone che amano anche se non adeguatamente ricambiate.
Personalmente ho avuto la fortuna di incontrarne molte e di intravedere in ciascuno di queste un tratto del volto di Gesù”.Si tratta di quelle persone che lo hanno accompagnato in un cammino, intrapreso dopo la maturità scientifica conseguita a Gardone Valtrompia, che don Luca non ha percorso da solo. Negli anni del Seminario, oltre che sugli insegnanti, sui compagni, sulla famiglia e sulla comunità parrocchiale, don Luca ha potuto contare su un altro punto di riferimento: Paolo VI, il papa bresciano. “Tra gli aspetti che mi hanno conquistato, e che ritrovo anche in papa Francesco – racconta – c’è quello per l’amore a Cristo, alla Chiesa e all’uomo. Proprio perché innamorato di Gesù è stato capace di donarsi totalmente, amando l’uomo in tutte le sue sfaccettature”. Una capacità di dono che affascina don Luca e che lo porta ogni giorno a chiedere al Papa bresciano, dal 2014 Beato, di dargli la forza di riuscire a seguire, anche se in minima parte, le sue orme. Se Paolo VI è un modello per la sua capacità di amare l’uomo in tutte le sue dimensioni, in quelle che esprimono grandezza, ma anche in quelle che sono segno di sofferenza e di debolezza, cosa rappresentano per don Luca, prossimo al sacerdozio, i frequenti richiami alla figura del prete, pastore che deve avere l’odore delle pecore, uomo di pace, scalzo, sempre pronto a farsi prossimo…). “ I suoi – è la risposta di don Luca – mi sembrano essenzialmente inviti rivolti ai sacerdoti a rimanere con i piedi per terra, a non dimenticare mai le ragioni della nostra ordinazione. Sono inviti chiari e che non ammettono repliche a continuare ad essere uomini in mezzo agli uomini, uomini che si sono lasciati conquistare da Gesù e che devono essere animati da un’unica preoccupazione: quella di portare altri uomini a vivere questa esperienza, indipendentemente dalle condizioni in cui si trovano”. Un invito che don Luca sente rivolto anche a lui e agli altri 8 giovani con cui, tra poco, condividerà l’ordinazione sacerdotale. “Anche noi – afferma al proposito – dovremo essere capaci di diventare portatori di luce, disposti a fare esperienza di accoglienza”. Un’apertura che, invece, sembra spaventare tanti altri giovani. “Sì – afferma –, molti hanno paura di scoprire che quella che ho appena ricordato è un’esperienza possibile, così come quella delle scelte definitive. Eppure, per quella che è stata la mia esperienza, mi pare di poter dire che sia comunque una prospettiva che in qualche modo affascina. Forse la temono, ma capiscono che è quella, così come tutte quelle che comportano un sì a una chiamata particolare, che può aiutare a dare un senso alla vita”. E allo stesso modo don Luca guarda anche a quel “per sempre” a cui sarà chiamato l’11 giugno prossimo, un appuntamento che tanti altri giovani spostano sempre più spesso più avanti nel tempo... “Dire sì a un per sempre – afferma al proposito – dal mio punto di vista è aprirsi completamente a un progetto di vita da condividere con chi ti vuole bene, con chi ti ama. Nel mio caso è stata la chiamata del Signore al sacerdozio. Per tanti miei coetanei, invece, è quella alla vita matrimoniale”.

Per il futuro sacerdote si tratta di riuscire a comprendere che quella che è stata affidata a ogni persona è una vita da donare. “Visto in questa prospettiva – continua – il per sempre non è più una costrizione, ma un progetto che affascina, davanti al quale non è difficile dire ok, ci sto”.
Quelle di don Luca, però, non sono parole di circostanza, pronunciate “sulle ali dell’entusiasmo” per l’ordinazione ormai prossima. Sa che un per sempre chiede anche fatica, sacrificio per la definitività, per quanto accolta come progetto e prospettiva, chiede anche una disponibilità al cammino, al cambiamento, al confronto con passaggi importanti. “Una disponibilità – continua – che, però, ti consente di vivere in pienezza la vita”.
Per Luca Sabatti è una questione di valutazione. “Credo che molti giovani – afferma al proposito – si limitino a valutare solo i limiti del per sempre e non vogliano prendere in considerazione e le potenzialità e la ricchezza di questa scelta”. Forse è proprio per rispetto a questa capacità di vedere nella scelta anche gli aspetti positivi che il prete oggi, nonostante tutto, continua ad avere una grande rilevanza sociale... “Sì – afferma – può essere. Di certo il prete oggi continua a suscitare interesse e domande, continua a essere visto come una persona dedita agli altri, alle comunità a cui sono inviati. Una bella responsabilità”.
M.VENTURELLI 10 giu 2016 00:00