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Brescia
di REDAZIONE 09 apr 2020 10:29

Il Vescovo: Un fondo per le famiglie

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La Diocesi crea un fondo dedicato alle famiglie e alle nuove povertà. In occasione del Giovedì Santo il vescovo Tremolada si è rivolto direttamente ai sacerdoti facendo appello alla loro generosità che andrà a sommarsi a quanto metterà a disposizione Caritas diocesana

La Chiesa bresciana guarda già al dopo.È nata l’esigenza di istituire un fondo diocesano di solidarietà a sostegno delle povertà di prima soglia e dei servizi alla fragilità, ma anche delle famiglie e del mondo del lavoro. In occasione del Giovedì Santo il vescovo Tremolada si è rivolto direttamente ai sacerdoti e ai diaconi facendo appello alla loro generosità che andrà a sommarsi a quanto metterà a disposizione Caritas diocesana.

Di seguito l’intestazione del conto corrente

DIOCESI BRESCIA - FONDO SOLIDARIETA' COVID-19

IBAN IT63C 03111 11236 0000 0000 3463


Ecco il testo della lettera

Carissimi sacerdoti, carissimi diaconi


siamo giunti al Giovedì santo. Da sempre questo giorno è atteso anche per la celebrazione della Messa Crismale, dell’Eucaristia con la benedizione degli Oli, nella quale trova particolare espressione il senso di appartenenza alla Chiesa diocesana e viene esaltato il prezioso dono del ministero ordinato. In questa circostanza il presbiterio e i diaconi si riuniscono intorno al vescovo in una solenne liturgia, a cui spiritualmente partecipano anche tutte le comunità cristiane di cui voi siete pastori e servitori.


Quest’anno, purtroppo, la Messa Crismale non può essere celebrata nel giorno che le si addice. Dovremo rinviarla più avanti, in una data che cercheremo di stabilire con molta cura. Non volevo, tuttavia, che mancasse un momento di preghiera e di comunione tra noi e una mia parola rivolta a voi nelle attuali singolari circostanze.


Stiamo condividendo con l’intero popolo, con la nostra gente, un momento di grande prova. Abbiamo dovuto far fronte all’emergenza di una epidemia che in certi giorni ha assunto proporzioni inimmaginabili, al limite della sostenibilità. La Provvidenza del Signore, tuttavia, non ci ha abbandonato e si è fatta sentire attraverso l’energia e la tenacia di tanti, che hanno reso onore alla fierezza bresciana più volte testimoniata nel corso della storia. Tenacia e insieme discrezione: un senso del dovere che viene da una coscienza retta e che ultimamente attinge ad una fede profondamente radicata. Molti dei nostri medici e dei nostri infermieri, ma anche altri soggetti operanti in prima linea, si sono scoperti a pregare o a chiedere preghiere. Molti operatori della sanità – anche dietro mio invito – si sono fatti ministeri di consolazione, nei reparti di terapia intensiva e negli altri, quando le condizioni degli ammalati diventavano estreme.


I fratelli e le sorelle che ci hanno lasciato sono stati molti. Decisamente troppi. Se ne sono andati spesso senza poter contare sullo sguardo affettuoso dei propri cari, su una loro parola consolante, in ambienti – quelli degli ospedali – che avevano assunto un aspetto quasi spettrale. Questa separazione forzata ha aggiunto dolore e dolore. A lenirlo è potuto intervenire soltanto il vostro gesto finale della benedizione delle salme, che so avete sempre cercato di non lasciar mancare. La vostra presenza e azione ha contribuito a tenere vivo un clima generale di cristiana speranza. Questo la nostra gente lo ha percepito e lo ha molto apprezzato. È stato importante mantenere le chiese aperte, continuare a celebrare regolarmente i santi misteri, elevare costantemente la preghiera di intercessione. La vostra parola che in tanti modi ha raggiunto le persone chiamate a vivere momenti di dolore e di lutto, di fatica e di scoraggiamento è stata balsamo di consolazione per molti. Avete poi tenuta desta la vita della Chiesa e fatto percepire la nostra comunione nella fede attraverso quella creatività pastorale che ho già avuto modo di ricordare e di apprezzare. Vi ringrazio di cuore, perché vi ho visto vicini alle vostre comunità, soprattutto le più colpite. Vi ho visto generosi e affettuosi nell’esercizio del vostro ministero, in una situazione che nessuno avrebbe mai pensato di vivere.


Ora, per grazia del Signore, l’emergenza sembra attenuarsi e si impone perciò il dovere di cominciare a guardare avanti, verso il futuro. Le prospettive non sono confortanti. Ci sarà molto da ricostruire e il tempo necessario per farlo non sarà breve. Occorrerà progettare sulla lunga distanza ma anche intervenire con sollecitudine laddove i bisogni si presentano urgenti. Già si intravedono infatti le ripercussioni a livello sociale di quanto è accaduto. Molte realtà, a cominciare dalle famiglie, avranno bisogno di un sostegno concreto. Il mondo del lavoro ma anche quello della solidarietà per i più deboli è stato duramente colpito. Su questi ambiti, senza escludere gli altri, occorrerà da subito concentrare l’attenzione.


È nata così l’esigenza di istituire un fondo diocesano di solidarietà a sostegno delle povertà di prima soglia e dei servizi alla fragilità, ma anche delle famiglie e del mondo del lavoro. Vorrei che tutta la diocesi contribuisse a crearlo, ma avrei piacere che a costituirne la base iniziale intervenissero la Caritas diocesana e i ministri ordinati, in particolare i presbiteri. La modalità potrebbe essere quella del contributo personale da parte di ogni singolo sacerdote, contributo che, tenendo conto della circostanze singolari, vorrei fosse particolarmente generoso. Il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha invitato i suoi sacerdoti ad offrire nell’arco di un anno il corrispettivo di tre stipendi mensili. La situazione patita dalla diocesi di Bergamo è molto simile alla nostra e questo mi ha spinto a valutare l’ipotesi di una simile proposta anche per il nostro presbiterio. Sono certo che i sacerdoti bresciani non sono meno generosi dei loro confratelli bergamaschi. Sono altrettanto sicuro che molti dei nostri sacerdoti già compiono gesti di carità a sostegno di persone e realtà in situazione di bisogno. So bene, infine, che i presbiteri diocesani non navigano nell’oro. Alla luce di queste considerazioni e convinzioni, mi sentirei di lasciare a ciascun presbitero facoltà di decidere in che misura contribuire al fondo che intendiamo costituire, raccomandando tuttavia il coraggio dell’alta generosità e offrendo comunque la segnalazione di questa misura come indicazione orientativa. A breve, poi, vi saranno date informazioni circa la concreta attuazione di questa iniziativa.


“Il Signore ama chi dona con gioia” – scrive san Paolo ai cristiani di Corinto. Affiancare alla carità pastorale del nostro servizio apostolico ministero questo gesto concreto di solidarietà, credo renda ancora più evidente la bellezza e la forza del Vangelo e la natura del nostro ministero. Siamo servitori del popolo di Dio e testimoni dell’amore sollecito e misericordioso di Cristo per l’intera umanità. Il Signore benedica il nostro proposito di seguirlo sulla via di quella carità che “fa proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi e di sempre” (cfr. GS, 1).


Pensando alla grazia radiosa del misero pasquale, invitandovi a farne tesoro nell’incontro personale con il Cristo Redentore, vi saluto con affetto e di cuore vi benedico.


https://www.youtube.com/watch?v=RZz50OZoYSM


REDAZIONE 09 apr 2020 10:29