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Brescia
12 mag 2016 00:00

L'ultimo saluto a don Piero Verzeletti, fratello dei poveri e degli emarginati

Don Piero Verzeletti, fondatore della cooperativa sociale Il Calabrone, è scomparso. I funerali sono sabato 14 maggio a Bornato

“Se chiudo gli occhi, sono qui ma anche altrove, dove la realtà sollecita lo sguardo e quindi l’azione. Intanto l’albero, sempre sospinto dal vento dello spirito di libertà, appassiona, continua a crescere, continua a lasciare i suoi segni”. Così la cooperativa sociale Il Calabrone saluta il fondatore don Piero Verzeletti, “uomo, prete, operaio, terapeuta, presidente, ma soprattutto compagno e amico”. La salma di don Piero è al Calabrone in viale Duca degli Abruzzi 10 a Brescia. Il funerale si terrà sabato 14 maggio alle 15 nella parrocchia di San Bartolomeo a Bornato.

Nato a Cazzago San Martino nel 1932 e ordinato a Bornato nel 1959, don Piero dal 1959 al 1966 è stato vicerettore in Seminario, dal 1966 al 1970 ha seguito l’opera vocazionale e assistenziale diocesana dei fanciulli cattolici, nel biennio 1970-1971 vicerettore in Seminario, curato festivo a Cortine (1971-1972) e prete operaio (1972-1990).

Nel 1981 don Piero inizia a occuparsi della tossicodipendenza. Il sacerdote
comprende che queste persone hanno bisogno di essere capite e ascoltate prima ancora che giudicate, inizia così un percorso al loro fianco che si traduce ben presto in un progetto concreto: la realizzazione di una cooperativa. L’impresa si dimostra però tutt’altro che semplice poiché mancano i fondi, le risorse umane disposte a partecipare all’iniziativa, non vi è alcun riconoscimento ufficiale e quindi nemmeno la possibilità di usufruire di sussidi. Tra difficoltà e sforzi Don Piero prosegue
nel suo intento e nasce così la cooperativa Il Calabrone.

Era il gennaio 1982 quando al Villaggio Prealpino, in un prefabbricato di proprietà del Comune di Brescia, arrivò il primo ospite di una comunità appena costituita. Partiva così l’avventura del Calabrone: all’insegna di fiducia, speranza ed incoscienza, don Piero Verzeletti e un gruppo di persone sensibili ai problemi del disagio e dell’emarginazione giovanile, realizzando un sogno inseguito da anni davano vita ad una esperienza rivolta a persone tossicodipendenti attraverso l’accoglienza in comunità. I fondatori della cooperativa intendevano offrire un supporto ai giovani in difficoltà, perché potessero rendersi capaci di rapportarsi positivamente a sé ed agli altri, capaci di fare scelte consapevoli ed autonome. Questa aspirazione è stata tradotta nel nome e nel motto adottati dalla cooperativa: “secondo i più eminenti scienziati il calabrone non può volare perché il peso del suo corpo è sproporzionato alla portata delle sue ali. Ma il calabrone non lo sa e vola”. Ciò che da allora ha orientato l’impegno e le scelte della cooperativa è stata l’attenzione alla persona ed all’accoglienza dei suoi bisogni, delle sue possibilità e delle sue povertà.


12 mag 2016 00:00