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Brescia
di + LUCIANO MONARI 18 feb 2016 00:00

Libertà di coscienza: parole che non sono altro che un auspicio

Se un parlamentare deve avere il coraggio di dire pubblicamente tutto quello che pensa ed essere disposto a pagare per le sue opinioni, a che cosa mai può servire il voto segreto? Il vescovo Monari risponde alle critiche mosse al card. Bagnasco per l'auspicio del voto segreto sul ddl Cirinnà

“Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento sia ampiamente democratico… e che la libertà di coscienza… sia non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto.” Parole del card. Bagnasco, presidente della Cei. Alcune reazioni: “Le modalità del dibattito in Senato sono decise dal presidente del Senato e dal regolamento” e ancora: “È un’interferenza gravissima… la Chiesa può esprimere il suo pensiero liberamente… Ma interferire sulle scelte procedurali all’interno dell’aula parlamentare è davvero gravissimo…”.

Che la decisione sulle modalità del dibattito spetti al Presidente del Senato non è negato ma al contrario supposto dal card. Bagnasco. Il quale non ha detto: “Decido/voglio che si voti a scrutinio segreto” ma, più discretamente, “Ci auguriamo che…” Che un augurio possa essere considerato un’interferenza è perlomeno sorprendente; le reazioni sopra ricordate sparano fuori bersaglio. Il ragionamento di Bagnasco è chiaro: il Presidente del Consiglio ha lasciato libertà di coscienza ai parlamentari del Pd; M5S ha lasciato libertà di coscienza sul capitolo della stepchild adoption. Bagnasco sembra lieto di queste scelte e aggiunge: la libertà di coscienza è tutelata dal voto segreto che libera dai condizionamenti che il voto palese inevitabilmente comporta. Si può obiettare che ciascuno ha sì diritto alla libertà di coscienza, ma che deve avere il coraggio di dirlo ed essere disposto anche a pagare un prezzo per la sua autenticità. Ma questa (nobile) obiezione dimostra troppo: distrugge infatti non solo l’utilità del voto segreto nel caso in esame ma l’utilità del voto segreto sic et simpliciter.

Se un parlamentare deve avere il coraggio di dire pubblicamente tutto quello che pensa ed essere disposto a pagare per le sue opinioni, a che cosa mai può servire il voto segreto? Bisognerebbe abolirlo in tutti i casi, senza eccezione.

Ma per quale motivo si vuole il voto palese se non per far sapere a chi avesse la tentazione di allontanarsi dalla maggioranza del suo partito quanto che questo comportamento potrebbe costargli? E perché un ragionamento come quello di Bagnasco può essere interpretato come “interferenza”? È vero: la scelta della procedura spetta al Presidente del Senato. Ma questo significa che la scelta è arbitraria? E che quindi il presidente del Senato decide come vuole? Si può pensare anche questo, ma sarebbe un’affermazione pericolosa: la decisione è rimessa a lui, ma ci si augura che egli scelga secondo ragione, considerando l’utilità o l’inutilità del voto segreto nella questione in esame. Bagnasco ritiene che il voto segreto sia necessario se si vuole (come si dice di volere) lasciare libertà di coscienza. Spetterà al Presidente Grasso accogliere o respingere questo auspicio; ma è sperabile – per il bene delle istituzioni – che lo faccia per dei motivi validi, non dicendo semplicemente: “La scelta spetta a me".
+ LUCIANO MONARI 18 feb 2016 00:00