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Brescia
di M. VENTURELLI 02 set 2015 00:00

Monari al clero: le parrocchie bresciane accolgano i profughi

Al termine della prima giornata del convegno del clero l'intervento del Vescovo che invita le parrocchie all'accoglienza con il supporto della Caritas. Le puntualizzazioni sulla lettera di padre Toffari a Rolfi

"Faccio mio l'appello lanciato dalle Caritas lombarde il 9 luglio scorso: vi invito a contribuire per quello che evidentemente è possibile nelle singole parrocchie a trovare degli spazi per i profughi in modo che la loro presenza sul territorio sia diffusa, non siano raccolti insieme, ma siano diffusi sul territorio per un impatto più dolce con lo stesso e anche per una integrazione più grande". Così il vescovo Luciano Monari, nell'intervento che ha chiuso la prima giornata del convegno del clero, ha invitato le parrocchie della diocesi a un impegno diretto sul terreno dell'accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo.

A un anno di distanza dalla scelta di non gestire direttamente l'accoglienza dei profughi, preferendo, con Caritas, la strada dell'accompagnamento delle realtà private e associative che invece avevano scelto di dare ospitalità ai profughi, Monari e la Chiesa bresciana hanno fatto propri gli inviti giunti dalle Caritas di Lombardia non solo per rispondere a un problema che con il passare dei mesi si è fatto sempre più stringente, ma anche per fare in modo che proprio grazie all'impegno e alla disponibilità delle parrocchie il territorio e le sue comunità possano vivere con un minimo di serenità in più la presenza di piccoli gruppi di profughi.

Quella auspicata da mons. Monari nel suo appello ai preti bresciani (che grazie all'azione di Caritas saranno sgravati da ogni responsabilità e da incombenze burocratiche) è insomma un'accoglienza diffusa in cui ogni comunità parrocchiale disponibile si faccia carico dell'integrazione di ristretti (2,3, 5 al massimo ha affermato il Vescovo) gruppi di profughi.

Dopo l'appello per l'accoglienza il Vescovo si è soffermato anche sullo scambio epistolare intercorso nei giorni scorsi tra padre Mario Toffari, direttore dell'Ufficio per i migranti, e il consigliere regionale della Lega Nord Fabio Rolfi. "Uno scambio - ha sottolineato il Vescovo - che qualcuno ha voluto leggere in modo distorto". Ricordando la genesi della lettera di padre Toffari (vista e approvata dallo stesso Monari prima della partenza per la predicazione degli esercizi spirituali a Montecastello), il vescovo ha rimarcato che altro non era che l'invito di riportare, tramite Rolfi, la Lega ad un atteggiamento più dialogico e meno ideologico in tema di immigrazione e di accoglienza dei profughi. "La lettera - ha continuato mons. Monari - è nata nei giorni delle sparate di Salvini contro le affermazioni del Papa, contro mons. Galantino, nei giorni di una forte controversia, con correzioni e i chiarimenti di Famiglia cristiana, con le smentite e tutto il resto". L'intento di padre Toffari era di chiedere a Rolfi, sulla base delle esperienze comuni maturate a Brescia, in un clima segnato da un confronto senza reticenze, a volte anche da aspre contrapposizioni, ma capace nei casi più drammatici di trovare soluzioni che andassero a beneficio di uomini e donne, italiani o immigrati che fossero, di farsi portatore presso i vertici della Lega, la forza più esposta del fronte polemico contro l'arrivo dei profughi, dell'appello per riprendere un dialogo basato sul confronto e sulla comunicazione.

Mons. Monari ha rigettato le due principali accuse rivolte alla lettera. "È frutto di una lettura faziosa l'idea che la lettera di padre Toffari, da me approvata, rappresenti una delegittimazione delle istituzioni, un tentativo di dire che il problema dei profughi lo trattiamo noi per conto nostro perché siamo più bravi delle istituzioni. Così come è senza fondamento l'accisa rivolta a padre Toffari, e di conseguenza alla diocesi, di cercare un rapporto privilegiato con la Lega escludendo le altre forze politiche".

Il Vescovo ha confermato le intenzioni della lettera di padre Toffari, ossia di ripristinare anche su un tema ostico come quello dell'accoglienza dei richiedenti asilo, un modello Brescia fatto di confronto e di dialogo anche franco che in passato aveva prodotto buoni frutti. Niente più e niente meno di questi, con buona pace (anche se questo il Vescovo non l'ha detto) di chi ha cercato nella lettera del direttore dell'Ufficio per i migranti a Fabio Rolfi altri significati.
M. VENTURELLI 02 set 2015 00:00