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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 15 giu 2015 00:00

Monari e l'accoglienza ai profughi: "Ci guidi la saggezza e non la paura"

Il vescovo Luciano Monari, dopo le prese di posizione dei giorni scorsi in merito al tema dell'accoglienza dei profughi, è tornato sull'argomento con una riflessione apparsa sul Giornale di Brescia

“La marea di profughi e di immigrati che si riversa sull’Europa ci impone una sfida non facile. Il presidente della Lombardia vorrebbe chiudere le frontiere della regione perché teme che questo flusso di persone sconvolga l’equilibrio sociale ed economico e produca sofferenze nella popolazione. E ha, naturalmente, le sue ragioni. È lapalissiana l’affermazione che accogliere questi stranieri modifica, poco o tanto, il nostro Paese: la composizione etnica, l’identità culturale, la distribuzione delle ricchezze…”. E’ così che inizia la riflessione del vescovo Luciano Monari apparsa oggi, 12 giugno, sul Giornale di Brescia.

La Chiesa bresciana torna così a soffermarsi sul tema dell’accoglienza, ponendo innanzitutto delle domande: “Dobbiamo difendere lo statu quo o dobbiamo accettare la sfida che questi massicci spostamenti di popoli rappresentano? Dobbiamo accettare alcune trasformazioni nel nostro stile di vita in modo da condividere con queste persone il nostro benessere o dobbiamo rifiutare qualsiasi alterazione dell’equilibrio e difendere ad ogni costo ciò che possediamo? L’accoglienza di queste persone può migliorare la qualità umana del nostro paese o finirà per distruggerla? Una risposta esauriente richiederebbe precisazioni infinite: si tratta di ricevere persone di passaggio sul territorio o si tratta di inserirle nella vita economica e culturale del paese? Si tratta di persone che cercano uno spazio di libertà e di iniziativa o si tratta di infiltrati che intendono minare la convivenza del nostro paese?”.

Le risposte vengono affidate alla Storia, al depauperamento delle terre africane, alle differenze fra Paesi ricchi e Paesi poveri, ma anche, e soprattutto, a una concezione distorta del benessere, della distribuzione della ricchezza: “Dietro al rifiuto di accogliere altri nel nostro Paese - sono ancora parole di Monari - sta un’immagine errata. Si immagina che la ricchezza del paese sia una torta e che questa torta si debba dividere tra gli abitanti. Se aumenta il numero degli abitanti, diminuisce necessariamente il pezzo di torta che spetta a ciascuno. In realtà, non c’è nessuna torta. L’economia è un sistema in movimento nel quale la grandezza della torta varia secondo il lavoro dei pasticceri e secondo le richieste dei consumatori. Se crescono i consumatori, possono crescere i pasticceri; se i pasticceri inventano torte nuove, forse possono aumentare i consumatori".

Forse non è l'economia la reale preoccupazione, ma l'accettazione dell'altro diverso da noi. A sostenerlo è sempre mons. Monari che in questi termini conclude la sua riflessione: "Il problema centrale non è quindi accogliere o non accogliere, ma rendere le persone che arrivano funzionali a un maggiore dinamismo dell’economia. Fare questo richiederebbe un certo numero di attività (e quindi maggiori posti di lavoro) e produrrebbe a lungo termine una crescita di ricchezza. Il timore è che dietro al rifiuto di profughi e immigrati ci siano non autentiche preoccupazioni per l’economia del Paese, ma timori ancestrali del diverso, rifiuto del cambiamento, attaccamento istintivo allo statu quo. Niente di strano in questo; ma dobbiamo dircelo con sincerità per decidere secondo saggezza e non per paura".
REDAZIONE ONLINE 15 giu 2015 00:00