lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
15 lug 2015 00:00

Monari scrive ai musulmani per la fine del Ramadan: Uniti nella preghiera

Per la fine del Ramadan, il vescovo Monari ha scritto una lettera alla comunità islamica bresciana. Il testo integrale sarà pubblicato sul numero del settimanale diocesano in uscita giovedì 16 luglio

In una società che fatica sempre di più a riconoscere l’altro come una ricchezza, noi abbiamo l’opportunità di avere accanto (nelle nostre scuole, nel nostro condominio o sui luoghi di lavoro) persone che vivono fedi diverse. Non possiamo certo far finta che non ci siano o non interessarci di quello che vivono, anche nella fede. Per i fedeli di fede islamica, il Ramadan, ad esempio, rappresenta un momento importante all’interno dell’anno.

Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico e dura circa trenta giorni (quest’anno dal 18 giugno al 16 luglio); è un calendario lunare in cui l’anno zero corrisponde al 622 d.C., anno in cui il profeta Maometto e i primi devoti musulmani si trasferirono dalla città di Mecca a quella di Medina, nella emigrazione storica nota come l’Egira. Per i musulmani l’anno corrente è il 1436. Il calendario lunare dura circa dieci giorni in meno rispetto a quello solare gregoriano utilizzato nella maggior parte del mondo. Ogni anno, quindi, tutti i mesi islamici arrivano con dieci giorni di anticipo rispetto all’anno precedente.

Per essere vicino alla comunità islamica bresciana e per incentivare il seme del dialogo interreligioso, il vescovo Monari ha scritto un testo nel quale ricorda i frutti del mese del Ramadan e sottolinea la necessità che tutte le religioni siano strumenti di pace. Ecco la lettera scritta da Monari e letta nel Centro islamico di via Corsica lo scorso venerdì. “Siete giunti – scrive Monari – al termine della celebrazione di questo mese di Ramadan, durante il quale avete osservato molte pratiche religiose e sociali, come il digiuno, la preghiera, l’elemosina, l’aiuto ai poveri, visite a parenti ed amici.
Spero e prego che i frutti di queste buone opere possano arricchire la vostra vita!" (...)

(...) "Comunità etniche e religiose in numerosi Paesi del mondo hanno patito sofferenze enormi e ingiuste. Siamo tutti consapevoli della gravità di tanti crimini compiuti. Tuttavia, ciò che li rende ancora più odiosi è il tentativo di giustificarli in nome della religione. Si tratta di una chiara manifestazione della strumentalizzazione della religione per ottenere potere e ricchezza".

(...) "Cristiani e musulmani abbiamo ‘il privilegio della preghiera’. C’è grande bisogno della nostra preghiera: per la giustizia, per la pace e la sicurezza nel mondo; per coloro che si sono allontanati dal retto cammino della vita e commettono violenza in nome della religione, affinché possano ritornare a Dio e cambiare vita; per i poveri e gli ammalati. Le nostre feste, tra l’altro, nutrono in noi la speranza per il presente e per il futuro”. (...)
15 lug 2015 00:00