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Roma
di REDAZIONE ONLINE 10 feb 2016 00:00

Papa Francesco: coprire il peccatore con il mantello della misericordia

Ieri l'incontro con i missionari della misercordia ha cui il Papa ha ricordato il grande compito loro assegnato. Tra loro anche il bresciano don Marco Mori

“Essere confessore secondo il cuore di Cristo equivale a coprire il peccatore con la coperta della misericordia, perché non si vergogni più e possa recuperare la gioia della sua dignità filiale”. Questo, in sintesi, il ruolo del prete nel confessionale.

A riassumerlo è stato papa Francesco, che ricevendo in udienza i Missionari della Misericordia (tra loro anche il bresciano don Marco Mori) ha ricordato “una componente di cui non si parla molto, ma che è invece determinante: la vergogna“. “Non è facile porsi dinanzi a un altro uomo, pur sapendo che rappresenta Dio, e confessare il proprio peccato”, ha ammesso Francesco, per il quale “si prova vergogna sia per quanto si è compiuto, sia per doverlo confessare a un altro”. “La vergogna è un sentimento intimo che incide nella vita personale e richiede da parte del confessore un atteggiamento di rispetto e incoraggiamento”, il monito del Papa, che ha ricordato che “fin dalle prime pagine la Bibbia parla della vergogna”, come si legge nella Genesi non solo a proposito di Adamo ed Eva dopo il peccato, ma anche nell’episodio in cui Noè si ubriaca. “Noè nella Bibbia è considerato un uomo giusto, eppure non è senza peccato”, ha commentato il Papa.

Di qui l’importanza del “ruolo” dei sacerdoti nella confessione: “Avanti a noi c’è una persona nuda, con la sua debolezza e i suoi limiti, con la vergogna di essere un peccatore. Non dimentichiamo: dinanzi a noi non c’è il peccato, ma il peccatore pentito. Una persona che sente il desiderio di essere accolta e perdonata. Un peccatore che promette di non voler più allontanarsi dalla casa del Padre e che, con le poche forze che si ritrova, vuole fare di tutto per vivere da figlio di Dio”. “Non siamo chiamati a giudicare, con un senso di superiorità, come se noi fossimo immuni dal peccato”, le parole del Papa. Al contrario, “siamo chiamati ad agire come Sem e Jafet, i figli di Noè, che presero una coperta per mettere il proprio padre al riparo dalla vergogna”.

“Si può fare tanto male ad un’anima se non viene accolta con un cuore di padre, con il cuore della santa madre Chiesa”. Il Papa ha concluso l’udienza ai 726 Missionari della Misericordia – su un totale di 1.142 – invitando chi non si sente pronto a fare il confessore ad astenersi dall’esercitare tale ministero. Tornando su un tema già trattato nella Messa di apertura della giornata, celebrata nella basilica di San Pietro per i frati cappuccini di tutto il mondo, alle presenza delle spoglie di san Pio da Pietrelcina e di san Leopoldo Mandic, il Papa ha ricordato che ad ognuno dei presenti i tanti limiti con cui la gente ammette lo scarso ricorso al sacramento della Riconciliazione: “Non ci vado mai, sono andato una volta e il prete mi ha bastonato, mi ha rimproverato tanto, mi ha fatto domande oscure, di curiosità”. “Questo non è un buon pastore”, ha commentato papa Francesco: "Questo è un giudice che crede che non ha peccato, o un povero uomo malato che con le domande è incuriosito”. “A me piace dire – ha concluso il Papa -: se tu non tela senti di essere padre, non fare questo. È meglio, fai un’altra cosa, perché si può fare tanto male a un’anima se non viene accolta con un cuore di padre, con il cuore della santa madre Chiesa”

Questa mattina, nella basilica di San Pietro, i Missionari della misericordia riceveranno da papa Francesco il loro speciale mandato.
REDAZIONE ONLINE 10 feb 2016 00:00