Per una pianta di albicocche
Avrà tirato un sospiro di sollievo il sacerdote Francesco Manelli di Isorella, nel momento in cui, nel gennaio del 1824, il Tribunale d’Appello Generale di Milano lo proscioglie dall’accusa di aver rubato una pianta di albicocche, o meglio, per dirla brescianamente, di “ambrognaga”. Così infatti risulta dalla comunicazione dell’agosto del 1823 dell’I. R. Pretura di Leno al vescovo Nava: il sacerdote era stato denunciato da un tale, “per il furto di una pianta di ambrognaga”. Ora, come sia possibile rubare una pianta (sradicandola o privandola interamente dei suoi frutti?) risulta abbastanza incerto, certo è, invece, che il nostro don Francesco, viene appunto prosciolto “per mancanza di prove legali”. Interessante a margine, l’utilizzo del linguaggio giuridico del tempo: “l’inquisizione politica incoatasi in odio del prete Francesco Manelli” ove si intende il procedimento avviato (incoato in odio) nei confronti del sacerdote. Anche se si tratta di un linguaggio tecnico, pare, alla nostra sensibilità attuale, poco neutrale parlare di “odio”.
[Carte ad annum, busta 41, Corrispondenza varia 1820-1829]