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Roma
di ELIO BROMURI (LA VOCE) 03 ago 2015 00:00

Perdono di Assisi e Giubileo: la compassione contro tutti i muri

Il messaggio del Perdono di Francesco di Assisi (1216) e il grande Giubileo indetto da Francesco Papa hanno lo stesso significato e lo stesso potere di usare la compassione e il perdono contro tutti i muri fisici e spirituali che sorgono come frutto del male. Il vento dello Spirito li faccia crollare e cambi la faccia della terra!

Si è appena intravisto in Tv nei giorni scorsi un treno blindato carico zeppo di migranti chiusi dentro dall’esterno. “Blindato” vuol dire proprio questo, che quella gente chiusa dentro può scendere e uscire solo se e quando lo decide il ferroviere… o carceriere. Come si fa presto a cambiare mestiere!
Chi ha un’età avanzata ha provato, in quei pochi momenti del servizio giornalistico, un flash di ricordi della tragedia della Shoà del 1944, quando treni guidati da carcerieri divenuti ferrovieri trasportavano a ritmo accelerato/scellerato carichi di “merce umana” destinata allo “smaltimento” (scrivo queste parole con sgomento). Il treno blindato carico di migranti era destinato a Budapest dove le persone sarebbero state raccolte e poi espulse.

Non penso che la cosa si ripeta o sia programmata come sistema contro i migranti, o che divenga un mezzo di trasporto di profughi e migranti indesiderati verso centri di smistamento e di espulsione. I tempi sono cambiati. Si deve notare, a onore degli ungheresi, che accanto ai profughi e migranti si affiancano gruppi di volontari che cercano di dare loro sollievo.
A parte il treno, quello che invece si va costruendo in Ungheria è un muro di acciaio lungo la frontiera con la Serbia. Di questo il Governo ungherese è fiero, e crede di essere un modello da imitare. In realtà non c’è nulla da imitare: di muri se ne sono alzati in questi anni a decine. Non credevo fossero così tanti. Muri senza nulla da sostenere, solo per dividere uomini e popoli tra loro, proteggendosi da ospiti indesiderati.

“Ognuno stia a casa propria”, comunque e dovunque essa sia. Ci possiamo domandare tranquillamente: chi non condivide queste preoccupazioni e questo desiderio di vivere in pace? Ma ciò dovrebbe avvenire nella concordia, nello scambio, nel dialogo e nella comprensione di chi non ha quei beni che altri vorrebbero proteggere sbarrando i varchi, chiudendo i passaggi con la violenza cinica di persone e strutture.

In questi anni in cui noi europei abbiamo vissuto e condiviso memorie tristi di tragedie inaudite, abbiamo vissuto anche la soddisfazione di vedere la fine della guerra fredda, il crollo del Muro di Berlino (1989), la riunificazione della Germania, la costituzione dell’Europa, una cosa antica e nuova, e ci sembrava che quella fosse la strada da imitare e proporre al mondo globale.
Ma mentre noi europei sognavamo e facevamo esperienze di vita concreta, con difficoltà senza numero da superare per realizzare in concreto un ambizioso progetto ideale, in molte parti si costruivano muri. Il più famoso è quello che il Governo israeliano ha costruito per difendersi dagli attacchi dei palestinesi.

Ma ce ne sono tanti altri. Anche la piccola Grecia ha annunciato che costruirà un muro di 12 km al confine con la Turchia. Nel recente dossier Caritas “Mari e muri mortali” per i migranti sono descritte realtà poco conosciute quanto drammatiche. Nel testo (on-line su www.caritas.it) si cita ad esempio il muro Saharawi, conosciuto anche come “il muro della vergogna”, che separa il Marocco e il Sahara occidentale, i muri di Ceuta e Melilla, le ultime due enclave sotto la sovranità spagnola in territorio africano, il muro Tijuana, che si estende per oltre 1.000 km sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti, e molti altri ancora (oltre 50, secondo gli ultimi dati), come il muro tra India e Bangladesh, quello tra Iran e Pakistan.

Non possiamo non ricordare che questi muri sono segni di fallimento, di incomprensione e di odio, di impotenza delle risorse - veramente umane - di solidarietà tra persone e popoli, e portano con sé sofferenza e morte.
Qui vorrei introdurre il discorso del Giubileo. Un Giubileo contro i “muri”, un Giubileo della Misericordia, cattolico ma globale (altro che indulgenze!), un suono intenso e prolungato di shofàr che attraversa i confini degli Stati e va a scontrarsi con gli ideologismi nazionali, chiamando i popoli - senza distinzione - alla riconciliazione: ecco il profondo significato del Giubileo voluto da Papa Bergoglio.

Il messaggio del Perdono di Francesco di Assisi (1216) e il grande Giubileo indetto da Francesco Papa hanno lo stesso significato e lo stesso potere di usare la compassione e il perdono contro tutti i muri fisici e spirituali che sorgono come frutto del Male. Il vento dello Spirito li faccia crollare e cambi la faccia della terra!
ELIO BROMURI (LA VOCE) 03 ago 2015 00:00