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Brescia
di GAETANO FONTANA 31 dic 2022 19:00

Te Deum: Dio salva la nostra storia

Il vicario generale, mons. Gaetano Fontana, ha presieduto nella Basilica delle Grazie la Santa Messa con il canto del Te Deum. Leggi l'omelia

A Natale, nella Messa della notte, il testo del Vangelo secondo Luca ci ha narrato come avvenne la nascita di Gesù a Betlemme e come questo evento, così umano e così poco appariscente, fu rivelato a dei poveri pastori che quella notte vegliavano sulle loro greggi ( Lc 2,1-14). E il Vangelo, che ora è stato proclamato, ci dice che quei pastori non hanno ascoltato passivamente l’annuncio dell’angelo, ma l’hanno accolto in “un cuore capace di ascolto” (1Re 3,9) e si sono messi in cammino per verificare ciò che avevano udito. Senza indugio, in tutta fretta, e questo ci stupisce, sono andati, hanno trovato e contemplato quell’umile “segno” (Lc 2,12) comunicato loro dall’angelo: “Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”.

Avendo constatato che l’annuncio e le parole dell’angelo non erano parole immaginarie e fallaci, ma veritiere e reali, diventano essi stessi annunciatori, perché le ripetono e proclamano che quel neonato è il Salvatore, il Messia, il Signore. E tutto questo in un’umanità reale, nella debolezza di un neonato che giace non in una culla regale, ma in una greppia di una stalla della campagna di Betlemme. È impossibile per noi capire il processo della fede dei pastori, ma è certo che essi hanno compreso che l’annuncio dell’angelo andava letto, non seguendo l’immaginazione sollecitata dalle sue parole, ma lasciandosi scandalizzare dalla “novità” di Dio, di un Dio povero, umile e semplice. Infatti un liberatore è un uomo forte; un Messia è un re pieno di potere e circondato da una corte; è un Signore, nome di Dio, ma anche titolo dell’imperatore romano regnante, Cesare Augusto. Dio è sempre novità e sempre stupisce quando si fa conoscere e incontra l’uomo. La trasmissione delle parole ascoltate dall’angelo, ridette dai pastori a quanti incontravano, compresi Maria e Giuseppe, desta grande stupore ( Lc 2,33). E Maria, che aveva ricevuto la stessa buona notizia dall’angelo ( Lc 1,26-38), ora se la sente ripetere a voce alta dai pastori. Ritengo importante che ci fermiamo per cogliere, in profondità, la dinamicità interiore di Maria.

 L’interiorità è il luogo della libertà, in quanto spazio di elaborazione del senso, di accoglienza del reale e di maturazione delle scelte e delle decisioni.

Maria, che riflette e medita “nel suo cuore” (Lc 2,19) sugli eventi che accadono e che custodisce interiormente parole che destano stupore, coltiva ed elabora in sé il senso di tali fatti. Come ha fatto con il Figlio, così concepisce il senso dei fatti, lo porta in grembo, come in grembo ha portato Gesù, e gli dà progressivamente una forma, attendendo di partorirlo, o meglio, di essere lei generata a tale senso, che la coglie quale madre del Signore. Nel suo cuore, dunque, parole ed eventi si intrecciano, vengono pensati e contemplati, vengono interpretati con l’aiuto della sua fede-fiducia nel Dio che compie la sua parola (Lc 2,51). Anche alla nascita di Gesù, Maria ha dovuto ripetere quell’“amen”, quel “sì” pronunciato al momento del concepimento ( Lc 1,38) e ha dovuto ridirlo nella fede e nell’amore per Dio, perché non capiva pienamente tutto ciò che avveniva e che stava trasformando la sua vita…

Il Vangelo, la buona notizia, sta facendo la sua corsa sulla terra ( 2Ts 3,1), e i pastori, che fanno ritorno alle loro greggi, compiono le stesse azioni degli angeli, che li avevano visitati nella notte ( Lc 2,13-14): “glorificavano e lodavano Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Per loro è chiaro che la parola del Signore è efficace e si realizza sempre ( Is 55,10-11; Eb 4,12-13): se la si ascolta e ad essa si aderisce, allora si può vedere, constatare la sua puntuale realizzazione!

Siamo al termine di un anno: l’anno 2022. Quando termina un anno si è soliti fare un consuntivo, ed è necessario fermarsi e rivedere ciò che è avvenuto, ciò che è capitato e chiedersi: Perché? Cosa mi hanno detto gli eventi e i fatti accaduti? Che cosa è cambiato o sta cambiando in me? Ognuno faccia la sua verifica! Se non facciamo solamente una rilettura sociologica o cronologica, ci accorgiamo che Dio è intervenuto nella nostra storia comunitaria e personale. E’ Lui, che è il Dio della vita, che sempre ci ha accompagnato e sempre ci ha sostenuto, se noi Gli abbiamo dato lo spazio, se noi abbiamo dato ascolto a ciò che ci ha detto nella sua Parola e se noi siamo stati attenti ed umili a cogliere la sua presenza negli eventi dolorosi e felici che abbiamo vissuto. Penso ad alcuni eventi che ci hanno colpito nel cammino diocesano: due Vescovi, attraverso il mistero della morte, hanno lasciato questa terra per incontrare il Signore, Creatore e Eternità: Mons. Giacomo Capuzzi, morto il 26 dicembre dello scorso anno e Mons. Bruno Foresti, morto il 26 luglio. La malattia e l’assenza del nostro vescovo Pierantonio. Ci ha annunciato il suo percorso ospedaliero, e la sua necessaria convalescenza, con la conferenza stampa del 15 giugno e ha salutato la città dopo la processione Eucaristica, nella solennità del Corpus Domini, il 16 giugno.

Sono eventi umanamente tristi, ma che ci hanno fatto cogliere la fragilità del nostro corpo, la pochezza della nostra vita e ci hanno educato ad affidare tutto al Signore, certi che Gesù Cristo è resurrezione e vita, che chi crede in Lui non morrà in eterno e che “chi si fida di Dio non resterà deluso”, come dice Sir 2, 1-11. Penso anche alle guerre che in questo anno si sono diffuse in tutto il mondo e cogliamo che, come dice papa Francesco, stiamo vivendo la terza guerra mondiale. La guerra è sempre assurda e inaccettabile. Le guerre, siano esse tra popoli o tra persone, interiori o nei rapporti interpersonali, sono il segno di come l’egoismo, la sete di potere e di autoreferenzialità stanno perversando nella nostra vita quotidiana.

Noi vorremmo che Dio cambiasse la nostra storia, ma Dio non la cambia, perché non fa violenza alla nostra libertà, non la cambia, ma la salva. Dio non solo consola il male, ma lo salva, lo riscatta, lo redime. La nostra storia è una storia salvata! La prova che Dio interviene? Quante celebrazioni eucaristiche si sono vissute in questo anno! Quante persone hanno ricevuto il perdono dei peccati, attraverso il sacramento della Riconciliazione! Quanta Parola di Dio è stata annunciata e meditata nelle nostre comunità! Quanti gesti di generosità e di solidarietà nel nome del Signore sono stati compiuti! E quante azioni concrete si sono attivate per costruire la pace! Tutto questo non è forse “Grazia”? Non è forse cogliere che Dio non ci lascia soli, ma sta con noi, perché Lui è l’Emmanuele, il Dio-con-noi? Dio fa sempre grazia perché Dio è Amore!

Ecco allora perché questa sera, con questa solenne Eucarestia, noi vogliamo pregare e ringraziare il Signore per la sua costante presenza. Il Te Deum, che alla fine della Messa, canteremo diventi il grazie e la lode al Signore per ciò che ci ha donato e per ciò che continuamente ci donerà. Vogliamo anche ricordare in questa Messa il Papa emerito Benedetto XVI, che questa mattina ci ha lasciato ed è tornato nella casa del Padre Celeste. Nella certezza che ora è abbracciato da Dio Trinità e contempla e vive nel mistero di Comunione di Dio-Amore, ringraziamo il Signore per avercelo donato come testimone di fede, speranza e carità, vissute nel servizio nella Chiesa e solo per il bene della Chiesa. Seguiamo l’esempio di Maria e dei pastori che hanno lodato il Signore per la sua fedeltà, la sua grazia, la sua benevolenza e per le sue benedizioni. Chiediamo al Signore di rivolgere sempre lo sguardo su di noi e sul mondo intero e il Suo volto brilli sul nostro povero e fragile volto.

GAETANO FONTANA 31 dic 2022 19:00