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Brescia
di M. VENTURELLI 03 giu 2016 00:00

Tempo di grest: un viaggio lungo, sempre affascinante e ricco di emozioni

In diocesi si stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli per l’avvio dei grest, importante occasione per incontrare ragazzi e adolescenti...

La sua è una storia lunga, forse più di mezzo secolo, ma nel contempo è anche la storia di comunità che, anche in un periodo tradizionalmente votato al riposo come l’estate (chiudono le scuole, si fermano le attività sportive e associative, etc.) rivolgono attenzione e cura verso i bambini e i ragazzi, facendo nascere la possibilità di educare i più piccoli a creare relazioni vere d’amicizia e di fiducia. Sperimentano i valori della gratuità, del servizio, della testimonianza, dell’essere comunità. Tutto questo e molto altro ancora sono i grest che in questi giorni, da Ponte di Legno a Pontevico e da Orzinuovi a Salò, stanno “scaldando i motori” in vista della partenza prevista per le prossime settimane. Dietro una parola che è entrata nel linguaggio comune ormai da anni, c’è oggi una miriade di declinazioni, un grande lavoro per cercare di fare di questa attività estiva non una semplice risposta al bisogno di occupare il tempo libero di bambini, ragazzi e adolescenti “orfani” della scuola, ma un’occasione per vivere, magari in modo originario, quella che resta sempre un’esperienza innervata dalla fede.

Certo, sono lontani i tempi (erano i primi anni Settanta del secolo scorso) in cui le parrocchie si attivavano per “strutturare” e dare contenuto alle giornate estive che giovani e giovanissimi trascorrevano comunque in oratorio. Già allora si intuì che quella estiva poteva essere una grande occasione per fare pastorale in modo efficace anche quando il sole “picchia forte”. Si è trattato di un’intuizione felice che anno dopo anno ha finito col far diventare il grest quella realtà che tutti conoscono. Certo gli anni e i cambiamenti che la vita di fede delle comunità hanno conosciuto ha finito col farsi sentire anche sul grest. Chi si occupa della sua organizzazione “remota” sa bene quali siano le difficoltà dell’oggi e quale l’impegno necessario per dare a un’esperienza solo apparentemente ludica e aggregativa com’è il grest contenuti che rimandano a quell’Amore che si fa compagno di viaggio, passo dopo passo, e si prende cura di ciascuno.

Qualcuno arriva a ipotizzare che, in una stagione come quella attuale in cui gli oratori fanno una certa fatica nel raggiungere adolescenti e giovanissimi con le proposte della pastorale ordinaria, il grest finisca con l’essere l’unica grande occasione rimasta per poterli incontrare in gran numero, visto che l’esperienza da “animatore da grest” continua ad affascinare. Un’ipotesi che non trova del tutto d’accordo Gabriele Bazzoli, del Centro oratori bresciani, il cuore dell’“Operazione grest”. “Non direi che quella del Grest è l’ultima o l’unica che resta agli oratori – afferma al proposito – per chiamare a raccolta tanti adolescenti. Nel corso degli anni sono state tante quelle che sono nate e tante quelle che si sono rinnovate. Semmai si può dire che il grest è quella numericamente più significativa. Ma lo è sempre stata: non è dunque un fenomeno recente”.

Con la stessa determinazione Gabriele Bazzoli replica a chi sostiene che oggi la dimensione prevalente del grest sia soprattutto quella del servizio: si allungano i tempi, si propone la mensa, di diversificano le proposte, si anticipa l’avvio per andare incontro alle esigenze delle famiglie che, finita la scuola, non sanno dove “parcheggiare” i propri figli. “È vero: le mense spopolano e ci sono anticipi in molti oratori – sottolinea –. Rimane importante ricordare, però, che il Grest non segue semplicemente una logica di risposta della domanda sociale ma ha una sua connotazione specifica. Certo, è vero, che questa dimensione si tenta di segnalarla in modi diversi: dalla presentazione festosa del grest, alla maggiore serietà e precisione nella raccolta delle iscrizioni, alla distinzione tra il grest vero e proprio e alcuni momenti di accoglienza che servono, questo sì, per venire incontro ai bisogni delle famiglie”. Se così non fosse, se il grest fosse soltanto una sorta di parcheggio, non avrebbe senso nemmeno il grande investimento in formazione che ogni parrocchia, ogni oratorio affronta con mesi di anticipo rispetto all’avvio delle proposte della “grande estate” (perché occorre ricordare che lo spirito e il clima del grest sono gli stessi che poi si respirano nel corso dei campi scuola e delle altre proposte estive). “In questi anni – è l’ultima sottolineatura di Bazzoli – è andata aumentando la richiesta di formazione, grazie al grest molti oratori possono mettere in campo un percorso per gli adolescenti in difficoltà rispetto alle dinamiche dell’animazione in oratorio”.
M. VENTURELLI 03 giu 2016 00:00