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Londra
di M. VENTURELLI 24 giu 2016 00:00

Unione europea: Londra sbatte la porta e se ne va

Il voto britannico ribalta i sondaggi delle ultime ore della vigilia: il 52% degli elettori ha detto sì alla Brexit. Per l'uscita definitiva dall'Ue serviranno ora due anni

52 a 48: la Gran Bretagna ha voltato le spalle all'Europa. Ha dunque vinto quella parte di sudditi di Sua Maestà contrari alla permanenza nell'Unione europea considerata la madre di tutti i mali di cui il Paese oggi soffre.

Due anni, questo il tempo stimato da oggi per completare la definita uscita del Paese dall'Unione europea, il premier Cameron, infatti, dovrà presentare una formale domanda di distacco alle istituzioni di Bruxelles, aprendo così un iter nuovo ma che secondo fonti comunitarie prevederà una lunga e costante trattativa con Londra.

Ovviamente soddisfatto l'intero fronte del sì all'uscita, dal leader antieuropeista Farage ai conservatori. A votare compatte per il "Leave" le tante periferie del Paese come il Galles e l'Inghilterra che più di altre hanno potuto contare sugli aiuti europei e quelle parti della popolazione più colpita dalla crisi che anche nel Regno Unito ha fatto sentire i suoi colpi.

Marcatamente a favore della permanenza nell'Unione la città di Londra, la Scozia e l'Irlanda del nord che già meditano di indire referendum per staccarsi dal Regno Unito e rientrare in Europa.

I primi effetti al voto britannico sono stati una svalutazione della sterlina sui principali mercati finanziari del mondo. Il ministro britannico del bilancio ha affermato che l'uscita dall'Europa comporterà un buco di 30 miliardi di euro all'anno nelle casse del Regno unito.

Scontate alcune reazioni interazionali: Marie Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia hanno festeggiato per l'esito del referendum e si sono auspicati che analogo processo si metta ora in moto nei rispettivi Paesi

Dalle istituzioni europee commenti all'insegna della delusione per un risultato che gli ultimi sondaggi lasciavano intravedere di segno contrario ma anche la dichiarazione che da oggi in poi alla Gran Bretagna non sarà più concessa alcuna attenuante e dovrà sopportare sino in fondo il peso della scelta, come aveva ammonito nei giorni scorsi il presidente della Commissione europea Juncker
M. VENTURELLI 24 giu 2016 00:00