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Brescia
di REDAZIONE 04 ott 2019 11:46

A 50 anni dalla morte di Pastore

Venerdì 11 ottobre alle 17 la Cisl di Brescia e le Acli provinciali organizzano il convegno “Giulio Pastore (1902-1969), il sindacalista che ha sparigliato la storia”, un incontro-dibattito promosso in occasione del 50° della scomparsa del fondatore della Cisl

A 50 anni dalla morte di Giulio Pastore, esponente dell’Azione Cattolica, militante antifascista, sindacalista e fondatore della Cisl, ministro e politico democristiano, la città di Brescia ospita un interessante pomeriggio di riflessione su una stagione importante per il riformismo sociale del cattolicesimo italiano. La Cisl di Brescia e le Acli provinciali organizzano, infatti, il convegno “Giulio Pastore (1902-1969), il sindacalista che ha sparigliato la storia”, un incontro-dibattito promosso in occasione del 50° della scomparsa del fondatore della Cisl. L’appuntamento è per venerdì 11 ottobre alle 17 presso l’auditorium della Cisl Brescia di via Altipiano d’Asiago 3° Brescia. Dopo l’apertura dei lavori con Alberto Pluda, segretario generale Cisl Brescia, la relazione introduttiva è affidata ad Aldo Carera, presidente della Fondazione Pastore e professore di Storia Economica all’Università Cattolica di Milano. Seguono gli interventi di: Franco Marini, già senatore e segretario generale della Cisl; Francesco Marcorelli, autore del libro Giulio Pastore e “Il Nuovo Osservatore”; Roberto Rossini, presidente Acli nazionali. Coordina Guido Costa.

Al momento della Liberazione, a Pastore venne assegnato il compito, l’8 giugno, di dirigere l’ufficio sindacale della DC; e quando, nel settembre, l’ufficio viene sciolto e vengono costituite le ACLI, ne diventa segretario centrale, dando alle nuove associazioni, come è suo costume, un forte impianto organizzativo, a sostegno dell’azione di apostolato e della presenza della corrente sindacale cristiana nell’ambito della CGIL. Nello stesso tempo partecipa sia alla vita interna della CGIL, come membro dei direttivo confederale, sia alla vita interna della DC. Nel febbraio del 1946 lascia la carica di segretario centrale delle ACLI, pur rimanendo presidente del Patronato, e fino al novembre cura la segreteria organizzativa della DC. Nelle elezioni per la Costituente del 2 giugno 1946 viene eletto deputato nel collegio Torino, Novara, Vercelli, nel quale verrà costantemente rieletto fino alla morte.

Alla morte di Grandi, dopo la breve parentesi di Rapelli, Pastore assume nel marzo del 1947 la funzione di massimo esponente della corrente sindacale cristiana, proponendosi come obiettivo, fin dal congresso che si tiene nel giugno del 1947, di rafforzare la posizione della corrente all’interno del sindacato unitario, sia sul piano organizzativo che sul piano della linea politica. Nel luglio del 1948 la rottura dell’unità sindacale, avvenuta più per forza di eventi che per un progetto lungamente meditato, gli impone di abbandonare l’obiettivo del rafforzamento della corrente per assumere un nuovo obiettivo: la creazione di un sindacato nuovo, per il quale peraltro manca, sia a lui sia agli altri esponenti del MC, una adeguata riflessione.

La strada del sindacalismo confessionale non sembra più percorribile. Né appare realistica la proposta di mantenere la situazione fluida aspettando che si costituiscano dal basso tanti sindacati di categoria che, alla fine di un lungo processo, diano origine ad una confederazione: la forma confederale non può infatti mancare in una situazione politica nella quale il sindacato è ormai al centro della vita economica e sociale. Tutto porta dunque il congresso straordinario delle ACLI, che si riunisce nel settembre, a scegliere la forma confederale che si caratterizza, rispetto all’esperienza della CGIL, per il contenuto prettamente professionale della sua azione, per il maggior peso delle federazioni di categoria rispetto alla struttura confederale, ma, soprattutto, per la sua dichiarata autonomia dai partiti nella linea sostenuta da Pastore, secondo la formula internazionale dei sindacati liberi. Pastore è nominato segretario generale della nuova confederazione che prende il nome di Libera confederazione generale dei lavoratori (LCGIL). La nuova esperienza confederale, che rappresenta all’inizio poco più di una estensione della corrente sindacale cristiana, non dura però a lungo. È Pastore stesso l’artefice dell’evoluzione, avviando un processo di fusione della corrente sindacale cristiana con altre forze sindacali che provengono dalla tradizione social-riformista e da quella repubblicana. Nel novembre del 1949 la LCGIL aderisce a livello internazionale invece che alla Confederazione internazionale dei sindacati cristiani (CISC) alla International Confederation of Free Trade Unions (ICFTU), che si costituisce allora in contrapposizione alla Federazione sindacale mondiale controllata da Mosca. Nel maggio del 1950 l’evoluzione assume la sua forma definitiva, attraverso un patto di unificazione delle forze sindacali democratiche, con la costituzione della Confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori (CISL). Questa decisione avrà conseguenze di grande portata non solo sull’evoluzione di tutto il movimento sindacale italiano, ma anche su quella del MC. Essa apre la strada, infatti, ad una esperienza di azione e di organizzazione di laici cristiani, impegnati nella vita economica e sociale, che ritengono, senza per questo negare la propria fede religiosa e anzi sentendosi impegnati in coscienza a renderne coerente testimonianza, di scegliere una forma di presenza nel temporale caratterizzata dalla laicità e dal pluralismo ideologico, collaborando con quanti abbiano in comune alcune convinzioni essenziali sulla libertà e la dignità della persona umana, a cui “debbono ordinarsi — come si legge nell’articolo 2 dello statuto della CISL — la società e lo Stato”.

REDAZIONE 04 ott 2019 11:46