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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 20 mar 2020 09:34

Abbiamo voglia di ripartire presto

Il prefetto Attilio Visconti passa in rassegna la situazione nel Bresciano: i bisogni, la capacità di reazione della gente e guarda anche al domani

Anche se in quarantena per via della positività al Coronavirus, il prefetto Attilio Visconti continua a coordinare la macchina organizzativa che nel Bresciano cerca di fare fronte all’emergenza sanitaria in corso ormai quasi da un mese. La sede della Prefettura è l’osservatorio privilegiato da cui guardare alla stagione di difficoltà, come conferma lo stesso prefetto Visconti in questa intervista.

Stando a quanto riferito dagli epidemiologi, il picco del contagio verrà raggiunto nelle prossime settimane. Allo stato attuale, quanto possono reggere, ancora, gli ospedali bresciani? Attualmente di cosa c’è più bisogno?

La Provincia di Brescia è, sulla base dei dati odierni, la provincia italiana maggiormente colpita dall’emergenza Coronavirus. E tutto il sistema sanitario, nel suo complesso, sta dimostrando grandissima professionalità e spirito di sacrificio nell’affrontare una situazione di per sé inimmaginabile fino a qualche giorno fa. Gli ospedali bresciani, inoltre, non sono isolati, ma fanno parte di un più ampio contesto organizzativo e gestionale incessantemente coordinato sia dalla Regione Lombardia che dalla Protezione Civile Nazionale, che verificano di continuo le necessità che dovessero emergere fornendo adeguate risposte. Sicuramente i Dispositivi di protezione individuale rappresentano il bene maggiormente richiesto, ma a parte il positivo sblocco doganale di questo materiale il cui fermo aveva creato dei problemi nei giorni scorsi, va qui evidenziata anche la disponibilità di alcune aziende bresciane a riconvertire la propria linea aziendale per produrre mascherine. C’è anche bisogno di personale sanitario, a tutti i livelli, tenendo conto dei turni massacranti ai quali quello attuale è sottoposto, ed è per questo che sicuramente è stato visto con estremo favore anche la disponibilità dei medici cinesi, che hanno già affrontato questa emergenza, a fornire il proprio supporto nei nostri ospedali.

I bresciani come stanno rispondendo alle misure restrittive? Cosa coglie dai cittadini, dai sindaci e dalle istituzioni?

Va segnalato il grande lavoro di controllo sul rispetto delle prescrizioni governative di contenimento dell’epidemia che le Forze dell’Ordine e le Polizie Locali stanno effettuando. Ma va anche sottolineata la grande prova dell’intera comunità bresciana che ha compreso la necessità di effettuare dei sacrifici ai quali il genere umano non è abituato, che incidono profondamente sulla vita personale e sociale, ma che sono stati subito percepiti come inevitabili per poter ridurre al minimo il contagio. Sacrificarsi individualmente per il bene comune, questa è la parola d’ordine. È per questo che dai cittadini colgo anche la voglia di ripartire al più presto, obiettivo che può essere raggiunto solo rispettando le rigorose precauzioni che sono state imposte. Sul piano istituzionale, i Sindaci, in particolar modo attraverso i Centri operativi comunali, con l’ausilio dei Gruppi Comunali di Protezione Civile, stanno gestendo sui loro territori una situazione delicatissima, sentendo fortemente il ruolo di destinatario principale di tutte le istanze dei propri cittadini. Ed è per questo che fino dall’inizio di questa emergenza abbiamo attivato in Prefettura una chat in whatsapp con tutti i 205 Sindaci affinché attraverso un unico strumento comunicativo ci fosse la possibilità di un immediato confronto e rapida soluzione su tutte le maggiori problematiche interpretative che derivavano dal susseguirsi di disposizioni regionali e nazionali. Analoga attività di coordinamento la Prefettura sta svolgendo per tutte le maggiori criticità che ci sono sul piano provinciale legate alla gestione dell’emergenza.

Nei giorni scorsi è esploso il caso “Barbariga”. Qual è la situazione nelle case di riposo del Bresciano?

Il Santo Padre, proprio negli ultimi giorni, ha evidenziato come proprio gli anziani siano i soggetti maggiormente colpiti da questa pandemia, come del resto confermato dai tristi dati statistici. Per questo le Case di riposo Residenziali, sono sicuramente, insieme a tutti i presidi sanitari, i luoghi che stanno evidenziando le maggiori criticità nella gestione dei loro pazienti. Problemi che tuttavia non assurgono ad un livello emergenziale, grazie proprio ad una solida rete socio-sanitaria-assistenziale regionale che anche in questo caso consente di poter affrontare qualsiasi evenienza, unitamente allo sforzo dei migliaia di Volontari che offrono infaticabilmente il proprio contributo.

Sulla questione della presenza dei feretri nelle chiese ha ricevuto qualche risposta?

Le 35 adesioni pervenute fino adesso da parte dei Parroci della Provincia rappresentano un momento importantissimo per il superamento di una emergenza, quello del rinvenimento di idonei spazi per le salme, che nei giorni scorsi aveva fatto sentire il proprio peso, alleviando anche un po’ il dolore di chi già vive una situazione tragica.

Finita l’emergenza quali saranno i primi passi da compiere?

Io penso che questa esperienza ci lascerà una importante eredità nell’affinare la fase organizzativa e gestionale delle grandi emergenze: la capacità di una comunità di essere flessibile e saper convertire l’esistente alle contingenze imprevedibili. Le reti informatiche potranno, con i giusti adattamenti, rappresentare benissimo lo strumento principe per consentire nuovi modelli lavorativi e di soddisfazione delle esigenze della pubblica utenza, come lo smart working sta dimostrando. Non solo, ma anche la possibilità di convertire i presidi ospedalieri consentendo di offrire migliaia di posti in più per affrontare celermente particolari criticità, oppure rendere flessibili alcune linee di produzione industriale, anche su input dello Stato, per evadere richieste di beni di assoluta necessità nel settore sanitario possono fare una grande differenza tra un modello tradizionale emergenziale ed uno futuristico. E sono certo che la notoria capacità innovativa bresciana saprà agire in tal senso.

ROMANO GUATTA CALDINI 20 mar 2020 09:34