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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 29 gen 2018 07:54

Brescia ancora capitale del ricordo

Chiuse ieri in città le celebrazioni indette dall'Ana per il 75° della battaglia di Nikolajewka. Migliaia le Penne Nere che hanno sfilato per le vie del centro storico, per qualcosa di diverso da una semplice operazione "memorialistica"

Quello stretto legame che c’è da sempre tra Brescia e Nikolajewka, sperduta località della provincia di Belgorod (oggi a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, ndr), si è rinnovato anche ieri, nella giornata conclusiva delle manifestazione messe in campo dall’Ana per ricordare il 75° anniversario della battaglia che consentì agli Alpini e a quel che restava dell’Armir (l’Armata militare italiana in Russia) di rompere l’accerchiamento russo e aprire la strada del ritorno in Italia ai superstiti. Nikolajewka è una località che non è più segnata su alcuna cartina geografica perché assorbita dalla municipalità di Livenka, una località che per qualche tempo si cercò anche di cancellare dalla memoria perché ritenuta, ingiustamente, ingloriosa. E per i reduci ci fu anche l’amarezza, una volta tornati in Italia, di sentirsi guardati con disprezzo, messi in disparte, quasi nascosti. “Rientrammo in Italia, a Tarvisio verso la fine di marzo – si legge in una lettera di una penna nera palazzolese reduce dal fronte russo e sopravvissuto alla battaglia di Nikolajewka – . Ricordo che, arrivati in stazione, il treno si fermò, noi scendemmo, ma ci fu chi provvide subito a farci risalire perché eravamo sconci, strappati, sporchi e ci chiusero tutti i finestrini. C’era chi diceva: Cosa vi credete che siamo noi. Noi siamo gli Alpini che vengono dalla Russia! E rispondevano: Ma non vedete come siete conciati? Andammo poi nel campo di raccolta di Camporosso dove rimanemmo in contumacia per 15 giorni”. Meglio dimenticare...

A dispetto di tutto e di tutti, però, gli Alpini non hanno dimenticato, e le moltissime Penne Nere che hanno sfilato ieri per Brescia (5/10mila?) ne sono la conferma. Pochi, pochissimi di quelli che si diedero appuntamento in città, nel 1947 a quattro anni dalla battaglia del 26 gennaio 1943, ieri erano presenti in città. Moltissimi di loro sono “andati avanti” come dicono gli Alpini. Ma il loro spirito, la loro voglia di ritrovarsi, le motivazioni che li spinsero a dare alla loro giornata del ricordo significati tanto speciali, sono rivissute anche nei giorni scorsi a Brescia.

 Ma a tanti anni di distanza, quando ormai i reduci sono quasi del tutto “andati avanti” che senso ha questa particolare giornata del ricordo? Una semplice commemorazione storica? È il presidente della sezione Ana di Brescia, Gian Battista Turrini, a rispondere a queste domande. “Per l’Ana – afferma – è importante continuare a fare memoria di quella battaglia, non tanto per il suo valore militare, ma per rendere sempre attuale il senso del sacrificio di tanti giovani e far comprendere che, al di là della retorica, non fu inutile. In contesti tragici come quelli della ritirata di Russia tanti giovani impararono l’importanza e la grandezza di piccoli gesti di solidarietà e di aiuto”.

È per questo motivo che una parte importante delle celebrazioni bresciane (che ogni cinque anni hanno carattere nazionale, ndr), sono pensate per il mondo dei giovani. “Ogni anno – afferma ancora Turrini – entriamo nel mondo della scuola non per una semplice operazione da reduci, ma per testimoniare come anche le vicende più tragiche possano essere ricordare nel nome di aiuto a forme sempre nuove di bisogno”. Raccontare alle generazioni di quella fiumana di uomini che dopo Nikolajewka riuscì a fuggire dalla sacca sul Don, cercando, per quanto possibile, di non lasciare indietro nessuno, caricando su slitte improvvisate, i compagni feriti, serve oggi all’Ana per dire che la solidarietà e l’aiuto reciproco devono continuare nel dna dell’uomo.

Si tratta di un modo per raccontare ai più giovani quello che è il motto dall’Ana sin dalla sua creazione: ricordare i morti, onorando i vivi. “Sì – afferma al proposito Turrini – la nostra associazione, nata come forma di mutuo aiuto sulla scorta di tanti gesti di solidarietà tra gli Alpini su tutti i fronti di guerra in cui si trovarono coinvolti nei due conflitti mondiali, decise sin da subito che il modo migliore di onorare la memoria dei caduti, era quella di erigere non monumenti di pietra, ma opere che potessero essere di aiuto agli altri, a chi sperimentava, anche se in forme diverse, quella sofferenza patita sui campi di battaglia”.

Arrivano da qui le tante opere, e non solo la scuola Nikolajewka di cui in queste settimane sono iniziati i lavori di ampliamento, che gli Alpini hanno realizzato negli anni nel Bresciano, per portare sollievo a diverse forme di dolore. Arriva da qui la presenza delle penne nere in tutte quelle situazioni in cui ci sia da rimboccarsi le maniche e aiutare qualcuno.

Tutto questo, però, rischia di perdersi. La scelta di “congelare” la leva obbligatoria sta sottraendo alle Penne Nere il necessario ricambio generazionale... “E questo – afferma ancora il presidente dell’Ana di Brescia – è una grave perdita non solo per l’esercito italiano, ma anche per quell’insieme di valori legati all’esperienza degli Alpini. Solidarietà, attenzione al prossimo, rispetto per la persone, insieme a un innato spirito di corpo sono elementi che difficilmente si riescono a trasmettere senza un’esperienza concreta. Per questo, con i nostri livelli nazionali, siamo al lavoro per fare in modo che una sorta di impegno civile, anche se condensato in pochi mesi, diventi esperienza obbligatoria per tutti i giovani”.

Nel frattempo l’Ana di Brescia è impegnata nel vivere al meglio i giorni del ricordo e nel cercare di fare percepire alla città il senso delle celebrazioni promosse per il 75° della battaglia di Nikolajewka, di come da quell’evento di guerra siano nati importanti spinte di pace. Nel 1993, in occasione del 50°, in piazza Paolo VI ci fu l’abbraccio tra i reduci delle Penne Nere e quelli dell’Armata Rossa. Il 26 gennaio, a palazzo Loggia, c'è stata la firma di un patto di fratellanza con i rappresentanti della municipalità di Livenka, che ha assorbito quella Nikolajewka che vive ancora nel cuore delle Penne Nere dell’Ana. Un segnale, anche questo, da non sottovalutare in una stagione in cui, in altri contesti, sembra prevalere la volglia di dividere.

MASSIMO VENTURELLI 29 gen 2018 07:54