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Brescia
di TINO BINO 06 set 2016 07:46

La città accoglie il presidente Mattarella

Prende il via alle 10.30, con l'omaggio alle vittime della strage di piazza Loggia, la visita del Capo dello Stato a Brescia per ricordare l'amico Mino Martinazzoli . In Palazzo di Giustizia e al grande i momenti ufficiali. Nel pomeriggio le visite private in Santa Giulia, all'Irccs San Giovanni di Dio e all'Istituto Paolo VI. Tino Bino ricorda il legamne tra i due uomini politici

A sedici anni dall'ultima visita (Carlo Azeglio Ciampi nel 2000) Brescia torna ad accogliere un Presidente della Repubblica. Lo fa oggi, con la presenza di Sergio Mattarella, in città per ricordare Mino Martinazzoli a cinque anni dalla morte. Dopo l'omaggio alle vittime di piazza della Loggia alle 10.30, il passaggio al Palazzo di Giustizia per lo scoprimento di un busto, alle 11.30 al Teatro Grande la commemorazione ufficiale del politico bresciano. La giornata del presidente Mattarella si completa nel pomeriggio con le visite private in Santa Giulia, all'Irccs San Giovanni di Dio e all'Istituto Paolo VI di Concesio. È Tino Bino a ricordare, di seguito, i legami e le ragioni dell'amicizia, le affinità elettive tra Mattarella e Martinazzoli. 

"Lo stile dei due è la fedeltà alle amicizie.   Che  è,  per entrambi, la manifestazione  di sentimenti discreti,di ritrosia e riserbo  nei comportamenti,di  primato delle idee.   Mino   amava le conversazioni  a due,quando è possibile  condividere o confrontare accenti di verità, quando  è più facile una sincerità di convinzioni,una intimità di  pensieri.

Sarà il presidente Mattarella, che martedì prossimo  verrà  a Brescia  per ricordare i cinque anni dalla  morte di Martinazzoli ,a  rendere pubblici,se lo vorrà,ricordi  personali e  le  affinità  profonde  dei   rapporti politici.  Qui  ne possiamo ricordare ,partendo dalla fine,la tappe pubbliche più significative. Quando Mino nel 1992 divenne ultimo segretario della D.C. nominò Sergio Mattarella  direttore del Popolo,il quotidiano del partito,la voce autorevole della segreteria. E quando Mino chiuse la D.C. per dare vita al Partito Popolare , Mattarella fu uno dei primi  firmatari del  progetto. In quell’anno, il1994, Mino non si presentò nelle liste del nuovo partito. Si presentò Sergio Mattarella che in nome del Partito Popolare fu eletto e  continuerà poi, con l’Ulivo e la Margherita e il Partito Democratico la vita parlamentare  fino al 2008. Al contrario, Martinazzoli si dimetterà  dal Partito Popolare e si collocherà  in una posizione  laterale alla vicende nazionali,,continuando certo con Mattarella un rapporto personale di  stima ,ma  chiudendo un tratto di strada che,negli anni  che corrono dal 1983 al 1994 era stato di una straordinaria contiguità politica,di  stima consolidata e di  amicizia profonda.

Nel 1983 entrambi vengono eletti alla Camera dei deputati. Mino era già stato senatore   per  due legislature,Mattarella è  alla sua prima esperienza romana. Mino ha esattamente dieci anni  in più di Sergio. Ed è già una personalità affermata sulle scena politica. I suo interventi in Senato ( martedì verranno anche presentati gli atti parlamentari che raccolgono tutti i   suoi discorsi  nelle aule romane)  sono  già  mitologia della letteratura politica.  E Sergio Mattarella che, con il fratello PierSanti, ucciso dalla mafia, militava in quella corrente di pensiero che sta a cavallo fra la sinistra di De Mita e quella di Moro, subirà da subito il fascino del pensiero martinazzoliano  e della sua autorevolezza parlamentare e intellettuale. In quell’anno,1983 Martinazzoli  assume l’incarico di ministro della giustizia nel governo Craxi. Vi rimarrà tre anni esatti trovando con Mattarella molte occasioni di confronto e di collaborazione. Entrambi sono avvocati,entrambi giuristi,entrambi con una idea precisa dello Stato democratico, e del primato della libertà e della giustizia. Entrambi nutriti della  cultura del cattolicesimo liberale  e del  personalismo comunitario. Ed entrambi torneranno in parlamento nelle elezioni del 1997. Ed entrambi si troveranno insieme nel governo Andreotti del 1989,l’uno, Martinazzoli, ministro della difesa;l’altro, Sergio Mattarella, ministro della pubblica istruzione. Ed ancora insieme ,si dimetteranno  dal governo, ( con Misasi, Mannino, Fracanzani),  contrari  alla approvazione della legge Mammì sulle frequenze televisive. La vita politica   li riunirà di nuovo  sulla esigenza di un cambio di passo e di stile dopo tangentopoli,sulla necessità di chiudere l’esperienza  democristiana   per tornare alle origini sturziane del partito popolare. Martinazzoli e Mattarella vivranno  insieme l’ultimo tormentato anno di vita della D.C. e i fervidi mesi di gestazione del Patito Popolare. 

Poi  le loro strade si avvieranno  su sentieri diversi. Mino  diverrà  un “ apolide” della politica- Sergio Mattarella sarà,fino alla imprevista nomina a presidente della Repubblica, il simbolo della   resistenza  di una lunga storia . Entrambi ,su fronti diversi,saranno intransigenti nell’impegno di  tenere viva l’identità della cultura politica dei cattolici che ha le fondamenta nella laicità dello stato, nell’universalità dei valori cristiani,nella ineludibile responsabilità individuale. Quella fonte,per merito di entrambi,non si   è inaridita, sopravvivendo alle forti dinamiche  di disintegrazione nel prevalere di una  società “ liquida”, di superficie, che è l’'in sé'  della nostra contemporaneità".

TINO BINO 06 set 2016 07:46