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Brescia
di REDAZIONE 20 ott 2025 13:57

La cultura dell’incontro per un patto di civiltà

Il convegno, promosso il 16 - 17 ottobre dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Sfera, in collaborazione con Lumsa University Africa Center sul tema; “Cultura dell’incontro per un patto di civiltà. Nuovi scenari della cooperazione internazionale”, è l’evento conclusivo del Festival dell’educazione. Si colloca nel quadro del “Piano Mattei per l’Africa”, lanciato dal Governo italiano, e nel “Piano Africa”, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Al termine dei lavori, i rappresentanti di varie fondazioni e associazioni, da tempo impegnati in questo ambito e presenti ai lavori, hanno condiviso il presente “appello”.

La cooperazione internazionale è uno degli strumenti con cui promuovere lo sviluppo delle persone e dei popoli attraverso nuove forme di policentrismo e pluralismo dei processi fondati su valori comuni e su una visione condivisa del mondo. Nell’attuale situazione geo-politica segnata da profonde trasformazioni e sfide destabilizzanti, è necessario un “patto di civiltà” per vivere insieme nel rispetto delle differenze, ridurre le violenze ed i conflitti e progettare un futuro di solidarietà.

Le prospettive della cooperazione trovano una formulazione più articolata nei documenti delle Nazioni Unite, in particolare nell’Agenda 2030, adottata nel settembre 2015, con i 17 obiettivi che mirano ad uno sviluppo sostenibile da raggiungere nei settori ecologico, economico, sociale e istituzionale. Ai programmi ONU va aggiunta l’Agenda 2063 dell’Africa (L’Africa che vogliamo): il documento sottoscritto nel 2013 dai capi di Stato dei governi africani che delinea un progetto strategico per trasformare l’Africa in una potenza globale del futuro.

Il Magistero sociale della Chiesa, fondato sull’idea di una società a misura d’uomo, della sua dignità, di una vita in pienezza e costruita secondo i principi di giustizia, solidarietà, pace e fratellanza universale, offre una visione della cooperazione internazionale capace di comporre un nuovo umanesimo e una società più accogliente.

Il rilancio della cooperazione, in un mondo attraversato da molteplici crisi, richiede, tuttavia, la ridefinizione di un paradigma teorico e valoriale che possa ispirare progetti operativi in grado di fronteggiare la complessità crescente e le sfide della società globale.

Pur immersa in una cultura globalizzata, paradossalmente l’opinione pubblica è spesso all’oscuro di fatti che avvengono in zone geografiche considerate periferiche. Il sistema mediatico globale comunica appena il 20% delle notizie che tutti saremmo tenuti a conoscere. Ciò significa che si sa poco e niente di quello che succede sul nostro pianeta, col risultato che la mancata conoscenza di quanto accade costituisce un fattore altamente destabilizzante. Oltretutto l’informazione, quando non è libera, diventa selettiva e artefatta se non spesso falsa secondo i vari interessi e gli obiettivi di parte. Emblematico è, per l’appunto, il caso dell’Africa.

Per costruire un nuovo umanesimo, fondato sulla fratellanza universale e su una pace planetaria, occorre coltivare l’informazione che è la prima forma di solidarietà e la base della formazione. Perciò è importante sviluppare con professionalità e intelligenza critica questa dimensione della vita civile, evitando di enfatizzare atteggiamenti paternalistici e distaccati per comunicare, invece, le ragioni che determinano ingiustizie e squilibri sociali.

Per una rinnovata visione della cooperazione internazionale, basata non solo sulla risposta ai “bisogni materiali” e alle emergenze ma su un effettivo rispetto dei “diritti delle persone e dei popoli”, è indispensabile agire secondo alcuni criteri-guida.

Partenariato. I diritti delle persone e dei popoli si rispettano quando si dà vita ad una “solidarietà di fatto” e si mira ad una “comunità di destino” come antidoto alla libertà intesa come dovere di essere sciolti da qualunque legame. Il partenariato è la base delle politiche della cooperazione internazionale in quanto offre ad ogni attore pubblico, privato e civile la possibilità di agire con piena responsabilità. Valorizzare le competenze e le conoscenze del territorio nonché le risorse delle istituzioni locali è essenziale per assicurare politiche di cooperazione che si fondino su principi di giustizia e reciprocità.

La partecipazione di tutti gli attori – pubblici, privati o civili – è il principio di ogni governance democratica. Ciò significa che i partner di una cooperazione, a qualsiasi livello, non sono soltanto gli Stati, ma piuttosto l’insieme dei soggetti che trovano maggiori risorse, stimoli e legittimità nella loro partecipazione allo spazio democratico e possono diventare protagonisti e artefici del bene comune.

Cooperazione sud-sud e triangolare. Va sempre di più incentivata la collaborazione fra due paesi del Sud e un paese del Nord o un organismo internazionale. Il ruolo del paese del Nord o dell’organismo internazionale consiste in un sostegno pedagogico o politico per uno scambio di conoscenze ed esperienze fra i paesi del Sud attraverso partnership dirette che si articolano in programmi di ricerca, di formazione di leader politici e istituzionali e di quadri della società civile.

Oltre a cooperare per lo sviluppo economico e sociale globale, sono da favorire alleanze tra università di diversi Paesi e continenti allo scopo di organizzare lo spazio locale e globale nella prospettiva del bene comune. I nuovi saperi accademici e scientifici devono valorizzare le matrici culturali originarie, per recuperare le proprie radici ma, allo stesso tempo, aprirsi alla multi-dimensionalità dei problemi dello sviluppo per de-satellizzarsi dai vecchi punti di riferimento e iscriversi in nuove dinamiche attraverso la promozione di eventi, lo scambio di docenti e studenti e l’incremento della collaborazione scientifica.

L’aumento delle disuguaglianze socio-economiche, il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’uso delle risorse che supera i limiti planetari, la regressione democratica, la crescente automazione tecnologica e l’uso dell’intelligenza artificiale, il clima di crescente conflittualità sono i tratti distintivi dell’attuale congiuntura storica, ben presenti anche nei Paesi del Sud del mondo che invocano piani di intervento e cooperazione in tutti gli ambiti. I lavori del convegno ne hanno sottolineato in particolare tre.

Il mondo è entrato nella quarta rivoluzione industriale, caratterizzata da avanzata digitalizzazione, connettività e automazione. Sarà questa la prossima frontiera delle politiche industriali dei Paesi meno sviluppati i quali dovranno confrontarsi con la natura e le implicazioni delle nuove tecnologie digitali nonché con i modelli che li possano rendere competitivi.

Al di là di alcuni settori a minore intensità tecnologica, come il tessile e l’agroalimentare che potrebbero essere valorizzati, molti Paesi sono ancora alle prese con questioni legate alla prima, seconda e terza rivoluzione industriale, come l’elettricità, la meccanizzazione della produzione e l’automazione.

I progetti da sviluppare dovranno tenere in considerazione, da una parte, le mutazioni in corso nel quadro geo-politico internazionale e, dall’altra, le condizioni concrete, le necessità e le potenzialità presenti nei territori in cui si è chiamati a operare, con il personale da impiegare adeguatamente preparato.

Dinanzi alle complesse problematiche che caratterizzano la società del secolo XXI, con le tensioni tra globale e locale, tra tradizione e modernità, tra visione a lungo termine o a breve termine, tra valori spirituali e materiali e le sfide dell’intelligenza artificiale, è indispensabile imparare a fare rete e a camminare insieme, facendo convergere le specificità, le competenze e le professionalità di tutti promuovendo la collaborazione con soggetti che operano con la medesima finalità di costruire il bene comune.

Molti enti e istituzioni della cooperazione internazionale nascono dall’intesa di più soggetti o maturano forme di collaborazione progettuale. “Fare rete” e valorizzare le specificità di ciascuno è il modo più intelligente ed efficace per rispondere alle sfide, trovare sbocchi risolutivi ai problemi vecchi e nuovi e generare soluzioni e percorsi innovativi e dinamici.

Affinché la cooperazione possa risultare efficace e duratura nei suoi diversi ambiti, quali: l’istruzione, la salute, la condizione dei poveri, l’occupazione, occorre poter contare su nuovi leader altamente qualificati che abbiano il senso della ‘missione’ da compiere, ma soprattutto acquisiscano le competenze e la professionalità finalizzate a sviluppare la capacità di promuovere esperienze stabili con obiettivi precisi e una organizzazione che garantisca azioni continuative. Pertanto, è fondamentale il ruolo delle università, chiamate a formare la classe dirigente e imprenditoriale di ogni Paese, perché sia in grado di affrontare il cambiamento.

E’ sempre opportuna per questo una pedagogia che, partendo dai talenti di ciascuno, metta in discussione il proprio stile di vita, ribadisca il principio di eticità delle proprie azioni e formi ad esercitare le capacità di analisi critica, di dialogo e di collaborazione.

Va, pertanto, sostenuta l’offerta di percorsi accademici e formativi, affidati ad atenei e centri specializzati internazionali coordinati in rete, con lo scopo di preparare i nuovi protagonisti di un autentico sviluppo da innestare sul locale patrimonio culturale, sociale e religioso, ma aperto al confronto con l’orizzonte mondiale.

In conclusione, questo appello a rinnovare la cooperazione internazionale è l’invito a calarsi nella crisi attuale e collaborare per costruire la casa comune.

Papa Francesco ci ha richiamato questo impegno nel 2015 con l’enciclica Laudato si’ e nel 2019 con il messaggio per un “Patto educativo globale”, finalizzato a formare persone capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.

Leone XIV ha ripreso questi obiettivi con il suo primo documento ufficiale Dilexi te, del 4 ottobre scorso, e li rilancerà in occasione del Giubileo della speranza per il mondo dell’educazione.


REDAZIONE 20 ott 2025 13:57