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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 07 set 2020 07:41

La scuola alla prova della ripartenza

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Intervista al dirigente dell'Ust di Brescia Giuseppe Alfredo Bonelli a una settimana dall'avvio del nuovo anno scolastico tra nuovi problemi legati all'emergenza sanitaria e "ferite" croniche a cui la scuola bresciana è chiamata a fare fronte

Con la riapertura, questa mattina, delle scuole dell’infanzia, il via ufficiale al nuovo anno scolastico, previsto per lunedì 14 settembre, si avvicina sempre di più. In tutte le scuole del Bresciano si intensificano i preparativi, quest’anno resi particolarmente gravosi dallo spettro del coronavirus. Alle preoccupazioni di dirigenti e docenti per un ritorno in classe in sicurezza, si somma in queste ore il paventarsi di un problema cronico: quello delle cattedre scoperte. Si tratta di una questione che in questa ripresa segnata dall’emergenza Covid con cui molti speravano di non dovere più fare i conti. Questa e altre questioni sono state affrontate con il dirigente dell’Ust di Brescia Giuseppe Alfredo Bonelli nell’intervista in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico.

La scuola bresciana è pronta alla ripartenza?

Si sta preparando. Pronta non lo sarà mai, è inutile cullarsi in questa illusione. Quella che stiamo vivendo è una situazione emergenziale. Ogni giorno siamo alle prese con lo studio di nuove soluzioni. Solo con il suono della campanella del 14 settembre potremo avere una risposta reale sull’efficacia del lavoro di questi mesi. Quello che non dobbiamo mai dimenticare, però, è il dovere di raccomandare agli studenti e alle loro famiglie che quella in cui si apprestano a fare ritorno non potrà essere la scuola che hanno forzatamente lasciato a febbraio. Anche a loro sarà richiesto un di più di responsabilità e di collaborazione per un rientro e una permanenza in classe nella maggiore sicurezza possibile, anche loro dovranno avere coscienza che la scuola che ritroveranno potrebbe essere diversa da quella che magari vivranno qualche settimana più tardi. Realisticamente credo che questa situazione “sperimentale” si protrarrà per tutto il primo quadrimestre, sperando poi in un progressivo ritorno alla normalità.

Quali sono le criticità ancora da risolvere?

Sulla carta tutte le tessere del puzzle per riprendere l’anno scolastico le abbiamo: c’è la disponibilità di personale aggiuntivo, i Comuni e la Provincia di Brescia hanno fatto la loro parte. Resta ora da comporre il puzzle...

Il ministero dell’Istruzione ha più volte annunciato l’assunzione di parecchie migliaia di nuovi insegnanti. Ogni cattedra avrà il 14 settembre un titolare?

Ogni anno alla nostra realtà scolastica viene assegnata una grande disponibilità di personale. Quest’anno potremmo mettere in ruolo più di 1500 persone (tra quelle destinate a fare fronte al naturale turn over e quelle assegnate in via straordinaria per l’emergenza Covid, circa 700, ndr). Il problema è che fisicamente tutte queste persone non si trovano perché mancano gli abilitati, mancano gli specializzati nel sostegno, mancano quelli che se la sentono di andare nelle zone più remote della provincia… Un conto, quindi, è quello che si prospetta a livello centrale e un altro è quello che si concretizza nei territori, con un conseguente allungamento dei tempi. Il ministero, comunque, la sua parte l’ha fatta.

La sensazione, però, è che un po’ di confusione nell’affrontare questa situazione abbiano contribuito a crearla anche da Roma…

Il ministero ha fatto quello che andava fatto, non ci sono state inadempienze. Il nodo del problema è che anche a Roma si sono trovati a dovere fare fronte a una situazione totalmente nuova, in costante evoluzione. Non bisogna dimenticare anche che questo governo ha destinato in meno di un anno alla scuola più risorse di quanto fatto in passato.

Mai come quest’anno preoccupa la mancanza degli insegnanti di sostegno...

Si tratta di preoccupazioni che conosco bene. Ma, come dicevo, è una situazione di difficoltà che ci portiamo dietro da anni. Nella scuola bresciana abbiamo oggi circa 3.000 studenti che hanno diritto all’insegnante di sostegno, mentre gli specializzati sono meno della metà. Copriamo questo buco ricorrendo a insegnanti che, però, non hanno la necessaria preparazione e che, in molti casi, considerano il sostegno come l’ultima delle opzioni. Dire che anche questo problema sarà risolto per il 14 settembre sarebbe scorretto.

Tra linee guida nazionali e ordinanze regionali che spazi di manovra hanno i dirigenti in tema di misure per scongiurare nuovi contagi?

Il dirigente scolastico come rappresentate legale e responsabile ultimo, anche in sede penale e civile, dell’istituzione che gli è stata assegnata, può adottare per comprovate ragioni, misure di sicurezza che implementino quelle già previste. Mi risulta già che parecchi dirigenti delle scuole bresciane abbiano imboccato questa via.

Ai fini della sicurezza non era meglio rendere obbligatori i test sierologici per chi opera nella scuola?

Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario. A mio parere, però, in una terra come quella bresciana duramente colpita dal coronavirus chi lavora nella scuola dovrebbe cogliere questa opportunità. Ma qui entriamo nel campo del senso di responsabilità di ogni persona.

MASSIMO VENTURELLI 07 set 2020 07:41