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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 10 apr 2024 08:17

Le fatiche della sicurezza nei luoghi di lavoro

Preoccupano i dati dell'Osservatorio conoscitivo su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro promosso dalla Cisl bresciana

L'esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana (nell'appennino bolognese) che ha provocato la morte di tre operai, il, ferimento grave di altri cinque, mentre di altri quattro che risultano ancora dispersi, ha riportato in primissimo piano il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il nuvovo tragico incidente si è verificato solo a poche ore di distanza dalla presentazione di una iniziativa con cui l Cisl di Brescia chiede un rinnovato (e possibilmente condiviso) impegno su un fronte che è sempre più drammatico.

Brescia ha chiuso il 2023 con il triste primato di prima provincia lombarda per numero di vittime di incidenti sul lavoro, numeri purtroppo confermati anche in questo primo scorcio di 2024,  e non meno preoccupanti sono anche i dati relativi agli infortuni, aggiornati al 29 febbraio e cresciuti del 16,7% rispetto all’anno precedente.

Sono stati questi numeri a spingere la Cisl bresciana, lo Sportello Prevenzione e Sicurezza, in sinergia con le Federazioni territoriali e in collaborazione con BiblioLavoro, associazione culturale e di ricerca dell’Usr Cisl Lombardia, hanno alla promozione di un Osservatorio conoscitivo su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del territorio. Scopo dell’iniziativa è stato quello di coinvolgere direttamente i lavoratori iscritti al sindacato per conoscere le loro opinioni e i loro bisogni in materia di salute e sicurezza, mappare i comportamenti delle imprese del territorio rispetto alle principali variabili che hanno un impatto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e sviluppare proposte sindacali coerenti con i fabbisogni reali dei lavoratori.

L’iniziativa ha portato a intervistare 1.045 lavoratori iscritti al sindacato sul territorio, attraverso un questionario sul tema della salute e sicurezza. I risultati forniti dalle risposte dei 1.045 lavoratori coinvolti appartenenti a tutti i settori produttivi, pubblici e privati, con una eterogenea distribuzione per genere, età (media 48 anni) e dimensione delle imprese in cui sono occupati, purtroppo, non sono incoraggianti. Il primo dato che emerge, evidenziato anche nel corso della presentazione dei dati tenuta ieri mattina nella sede della Cisl in via Altipiano d’Asigo, dal segretario generale Alberto Pluda  e da Paolo Reboni della segreteria territoriale, è la scarsa conoscenza dei lavoratori sui concetti di base legati al tema della salute e sicurezza: 1 su 2 non sa cosa sia il “rischio”, 4 su 10 non conoscono la nozione di “pericolo”, il 16% non conosce la funzione dell’applicazione delle “norme sulla salute e sicurezza”, il 12,4% non è al corrente della definizione di “salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Le risposte date dalla metà dei lavoratori intervistati confermano anche la non conoscenza delle dimensioni del fenomeno delle morti e degli infortuni sul lavoro, tendendo a sottostimare il problema. Dati che sono ancor più preoccupanti tra chi ha dichiarato di non frequentare corsi di formazione sul tema. Circa i fattori che più di altri incidono sulla probabilità di infortunarsi la voce dei lavoratori è stata chiara: eccessivi ritmi di lavoro (38,1%), distrazioni dovute alle molteplicità di mansioni richieste (33,3%) strumentazione di lavoro non adeguata (22,5%). Grave è anche il fatto che due lavoratori su 10 identifichino la noncuranza dei superiori come fattore di rischio: dato che si aggrava maggiormente tra i lavoratori dei cantieri, arrivando al 36,5%. È proprio questo il settore, in generale, che presenta preoccupazioni maggiori da parte dei lavoratori intervistati. L’analisi per dimensione di impresa mette in luce come nelle micro e piccole imprese i lavoratori segnalino un numero maggiore di rischi per la salute e la sicurezza, rispetto ai colleghi impiegati in aziende di medie e grandi dimensioni.

Pesante è anche il quadro delle carenze della formazione svolta in azienda. Oltre il 40% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di non aver eseguito programmi di addestramento su salute e sicurezza, il 14% di non aver frequentato corsi di formazione e aggiornamento, con dati che raggiungono il 25% tra gli intervistati impiegati nei cantieri. Il 13,8%, infine, ha dichiarato di non aver nemmeno ricevuto generiche informazioni verbali o scritte sul tema salute e sicurezza. Notevoli differenze in termini di opportunità formative emergono tra lavoratori pubblici e privati: tra i primi solo il 7% è costretto a rinunciare alla formazione, mentre tra i secondi è il 16% a rinunciare. La mancata formazione è molto più frequente tra i lavoratori impiegati in micro e piccole imprese. Sulla sicurezza degli ambienti lavorativi l’Osservatorio ha portato in luce come l’81,4% dei lavoratori intervistati abbia dichiarato che all’interno della propria azienda non vengono forniti dati sul tempo trascorso dall’ultimo infortunio.

Quasi la metà dei lavoratori (47,9%) svolge la propria attività in contesti in cui non avviene la corretta manutenzione degli ambienti e delle attrezzature. Infine, il 14,4% dei lavoratori lamenta una scarsa visibilità dei segnali di sicurezza sul proprio luogo di lavoro. I luoghi di lavoro che appaiono come meno sicuri sarebbero, sempre a detta dei lavoratori intervistati, concentrati nelle micro e piccole imprese. Molti lavoratori hanno anche lamentato la carenza di attenzione e figure di responsabilità in tema di salute e sicurezza. In particolare, il 48,9% degli intervistati ha affermato che nelle assemblee sindacali non si tratta il tema della salute e sicurezza dei dipendenti, il 30,8% lavora in aziende in cui non viene nominato un medico competente, il 27% non ha un organigramma con le figure di responsabilità esposto nella bacheca aziendale ed infine il 21% non ha eletto il RLS o RLST. Molti lavoratori intervistati hanno dichiarato, su tutte le voci sopra illustrate, di non avere informazioni sufficienti per rispondere, a testimonianza della scarsa attenzione e informazione sul tema.

Anche su queste tematiche la situazione appare particolarmente critica nelle imprese di micro e piccole dimensioni. Molti sono stati i lavoratori che hanno dichiarato di sentirsi “spesso” in pericolo sui propri luoghi di lavoro (21% in media, circa il 60% tra i lavoratori dei cantieri). Un dato molto critico riguarda la % di lavoratori che ha subito o ha assistito negli ultimi 3 mesi ad infortuni sul luogo di lavoro dovuti alla mancata osservazione di misure di prevenzione del rischio: il 13,4% in media, il 21,2% nei cantieri e il 21,8% nelle fabbriche. La fotografia scattata dai lavoratori è allarmante: oltre 6 su 10 ritengono che negli ultimi 5 anni la situazione riguardo la salute e la sicurezza non sia migliorata all’interno della propria azienda. Non edificanti sono state anche le risposte in merito alle misure intraprese dalle aziende per mitigare i rischi di infortunio. Il 23,2% dei lavoratori ha lamentato che non sia stata intrapresa nessuna azione, mentre le azioni principalmente intraprese riguardano la formazione con focus sulla percezione del rischio (47,4%), seguita da investimenti in tecnologia (24,6%) e raccolta e studio delle segnalazioni di near miss (15,2%). Più attive su tutti i versanti in materia di prevenzione risultano essere le medie e grandi imprese, mentre dal punto di vista settoriale sono le fabbriche.

Focus preoccupante anche sui dispositivi di protezione individuale: Il 26,1% dei lavoratori ha dovuto acquistare autonomamente i DPI per svolgere il proprio lavoro in sicurezza. Il 17,1% ha lamentato che l’azienda non cambia i DPI regolarmente al momento della scadenza o in caso di usura. All’8,2% dei lavoratori non vengono forniti i DPI. La situazione riguardante i DPI è particolarmente critica nei cantieri, dove si registrano in ogni campo le % più alte di negligenze da parte delle aziende (es. 35,6% hanno dovuto acquistare autonomamente i DPI e il 37,8% lamenta che non vengono cambiati all’usura).

IL questionario sottoposto agli intervistati prevedeva anche la possibilità di formulare proposte per incrementare il livello di sicurezza nei luoghi di lavoro. I lavoratori, in questo casi, hanno dimostrato di avere le idee chiare: la misura ritenuta più utile è iniziare ad insegnare dalla scuola il tema della salute e sicurezza (65,3%), ovvero un netto richiamo al ruolo attivo della cultura della sicurezza. Segue la richiesta di maggior responsabilità e investimenti da parte delle aziende che devono implementare strumentazioni tecnologiche finalizzate alla riduzione dei rischi e degli infortuni (62,8%) e devono fornire indicazioni più chiare sulle figure della sicurezza a cui rivolgersi (54,4%). Affianco a questi temi, è sottolineato il ruolo dei controlli e delle pene più severe per chi trasgredisce gli obblighi di legge (54,1%). Necessaria appare anche una migliore organizzazione del lavoro: in particolare i lavoratori chiedono di rendere più chiari ruoli, mansioni e responsabilità (50,4%). Oltre quattro lavoratori su 10 desiderano più formazione, ma con una qualità superiore a quella erogata ad oggi.

Nonostante il quadro non edificante emerso dall’Osservatorio attivato dalla Cisl è realizzato in un arco temporale di tre mesi, il sindacato di via Altipiano d’Asiago non ha intenzione di abbassare la guardia, anche se come ha sottolineato Paolo Reboni, “di sicurezza nei luoghi di lavoro si parli ormai da trent’anni”. Alberto Pluda ha ribadito la necessità di continuare a battere questa strada “non come fanno altri proclamando qualche ora di sciopero dopo ogni incidente mortale, ma con un serio lavoro di formazione e di sensibilizzazione, perché le leggi non bastano, serve l’affermarsi di una vera e propria cultura della sicurezza dei luoghi di lavoro”. Per questo ha auspicato la ripresa dell’accordo firmato il 31 gennaio dello scorso anno dalle 13 organizzazioni datoriali presenti nel Bresciano e dalle altre sigle sindacali per azioni concrete nel campo della sicurezza dei luoghi di lavoro (accordo per altro caduto nel dimenticatoio) e una massiccia campagna di sensibilizzazione che coinvolga in prima battuta chi, per conto della Cisl, è ogni giorno nelle aziende bresciane a parlare di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Va in questa direzione l’assemblea generale dei 600 delegati della Cisl bresciana in programma il prossimo 22 aprile al Centro Fiera di Montichiari sul tema “Fermiamo la scia di sangue” nel corso della quale, oltre agli interventi del segretario generale Pluda, di Claudio Sileo, direttore di Ats Brescia, di Vincenzo Perna, dell’Ispettorato del lavoro di Brescia, di Roberta Vaia, segretaria della Cisl Lombardia, e di Mattia Pirulli, segretario nazionale, sono previste anche le testimonianze di lavoratori vittime di incidenti o che hanno dovuto soccorrere colleghi infortunati. Nek corso della mattinata sarà dato spazio anche a interventi in tema di educazione alla sicurezza e alla salute sul lavoro realizzati in ambito scolastico perché, come ha ricordato ancora Pluda” è proprio dalla scuola che occorre partire per creare una cultura della sicurezza”.

Allo stesso tema sarà dedicata anche l’Assemblea Nazionale che la Cisl ha indetto per sabato 13 aprile a Roma nel corso della quale i delegati in arrivo da ogni parte d’Italia daranno voce e ulteriore impulso a una mobilitazione che da febbraio impegna la Cisl in centinaia di assemblee e iniziative nei luoghi di lavoro e sui territori con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e imprese su questa emergenza, di migliorare e rafforzare i contenuti del Decreto Legge n.19 e di promuovere una proposta complessiva che ponga fine all’intollerabile perdita di vite nei luoghi di lavoro.

MASSIMO VENTURELLI 10 apr 2024 08:17