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Brescia
di SERGIO ARRIGOTTI 25 set 2020 07:04

Più eguali. Acli bresciane a congresso

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Sabato 26 settembre si terrà il 26° Congresso provinciale delle Acli bresciane con il titolo “Più eguali. Viviamo il presente, costruiamo il domani”. Si svolgerà a Brescia presso il Teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino. I 232 delegati dei 76 circoli dell’associazione presenti nella nostra provincia, in rappresentanza di poco meno di 11mila iscritti, provvederanno nel corso dell’assise ad eleggere il nuovo consiglio provinciale e i delegati ai congressi regionale e nazionale. Del congresso abbiamo parlato con il presidente provinciale bresciano Pierangelo Milesi che, terminato questo suo primo mandato, ha dato la propria disponibilità a ricoprire il medesimo incarico anche per il prossimo quadriennio.

Un bilancio di questi anni?

Se dobbiamo fare una specie di bilancio di missione, anche soltanto numerico, possiamo dire che le Acli hanno incontrato una crescente domanda da parte dei cittadini, soprattutto attraverso i servizi, con numeri impressionanti per quanto riguarda la nostra provincia: più di 700mila persone che si sono rivolte alle Acli in questi quattro anni. Una marea di contatti e di bisogni che ci dà la possibilità di leggere la realtà ed esprimere anche qualche giudizio su come sta andando la nostra società.

Quali sono le maggiori povertà riscontrate?

Quello che abbiamo riscontrato è che la forbice dell’iniquità si sta allargando sempre di più. Incontriamo una fascia di popolazione sempre più giovane che ha bisogno. Famiglie che arrancano e che fanno fatica economicamente. Ma emerge anche un dato di povertà culturale e relazionale. Anziani che vivono da soli. Famiglie in cui le persone fanno sempre più fatica a parlarsi, dialogare, ascoltarsi.

Che risposta dare a questa situazione?

Le Acli nascono nel Novecento, nel secolo che ha contrastato l’idea che la disuguaglianza fosse un dato naturale. Dopo anni di miglioramenti stiamo regredendo. È tornato a ripresentarsi forte il tema della giustizia sociale. È un tema che in questi anni di politica populista le Acli si vogliono porre. Nel congresso ci richiamiamo in maniera forte al tema delle disuguaglianze. Aspiriamo ad un una maggiore uguaglianza sociale, riconosciamo questo tema come una delle questioni politiche più importanti per il nostro paese. Celebreremo il congresso nella data di nascita di San Paolo VI. Ce lo ha insegnato proprio il Papa bresciano e oggi ce lo ricorda papa Francesco: non possiamo immaginare uno sviluppo che non sia integrale, nessuno deve rimanere indietro.

Quali sono gli obiettivi principali di questo congresso?

Ci siamo concentrati su quattro fratture. Uno è il tema del lavoro collegato al sapere e alla formazione. Nel nostro Paese si deve ripartire dal lavoro, vero motore dell’uguaglianza. La nostra Costituzione riconosce nel lavoro il nostro stare insieme. In questo senso porteremo avanti anche qualche progetto molto concreto relativo alle politiche attive del lavoro.
Un altro tema è quello delle comunità e delle periferie. Ci sono periferie abitative e periferie relazionali. Qui c’è tutto il tema dell’innovazione sociale e dell’animazione delle comunità.

II terzo tema?

È quello della politica e della democrazia. Qui daremo ancora maggior strutturazione a iniziative come i corsi per gli amministratori locali. Durante l’epidemia il ruolo degli enti locali è stato fondamentale per la tenuta del Paese. Assieme al tema dell’Europa, che per noi è decisivo. Anche qui, senza Europa e senza Recovery fund con che risorse avremmo affrontato l’emergenza Covid? Oggi l’Europa accetta di emettere un debito comune: è una azione rivoluzionaria, fino a poco fa improponibile.

L’ultimo tema?

Economia e ambiente. Macerando la Laudato Si’ abbiamo visto come tutto è connesso. Non ci può essere uno sviluppo economico senza una attenzione all’ambiente. Abbiamo in campo iniziative come i Gas, il recupero delle eccedenze alimentari, le isole del riciclo. Tutto questo si radica nella fedeltà alla Chiesa e alla dottrina sociale. Il 3 ottobre aspettiamo la nuova enciclica di papa Francesco sul tema della fraternità. Come Acli bresciane ci sentiamo dentro questo magistero che riscontriamo in maniera molto felice anche nel nostro vescovo Pierantonio; nella sua ultima lettera pastorale che ci aiuta a rileggere l’esperienza della pandemia.

Quale futuro attende le Acli?

Cambiano le Acli come sta cambiando la società. Uno dei rischi maggiori è quello di ridurci ad erogatori di servizi. Ma credo che proprio tutte le povertà che stanno emergendo, ci portano a scoprire che accanto al servizio vi è la necessità che le persone si mettano insieme. Molti vedono nella Acli un punto di riferimento. Tocca ai dirigenti associativi riuscire a comunicare non soltanto l’opportunità di tanti servizi, ma anche quella di aderire e condividere l’azione associativa.
Stiamo sviluppando una azione di rilancio della figura dei promotori sociali: oggi sono 150; è grazie a questi volontari del sociale se siamo riusciti a sviluppare una rete capillare con recapiti in tutti i 205 Comuni della provincia. Nel sistema bresciano l’associazione è centrale rispetto ai servizi; li controlla e li dirige. Per questo è fondamentale anche chi, nei prossimi quattro anni, prenderà in mano l’associazione. Per l’elezione del nuovo consiglio provinciale stiamo facendo un lavoro di rigenerazione, abbiamo ricevuto molte disponibilità di giovani e di persone nuove che si sono avvicinate all’associazione. Ci sono i presupposti perché le Acli restino protagoniste del nostro sistema.

SERGIO ARRIGOTTI 25 set 2020 07:04