Rispondere alle sfide è possibile

Dall’aprile 2024 alla guida dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia, la dott.ssa Filomena Bianco ha ricoperto contemporaneamente la direzione anche degli Uffici di Cremona e Mantova. Dott.ssa Bianco come procede il suo lavoro, ha avuto modo di conoscere il territorio?
"A dire il vero, ho visto ancora poco della realtà territoriale bresciana a causa dei numerosi impegni legati al ruolo. Saprà sicuramente che ho diretto per tre anni consecutivi due UST, Cremona in titolarità e Mantova in reggenza, e che, all’atto dell’assunzione in servizio qui a Brescia, ne ho diretti tre contemporaneamente, Cremona, Mantova e Brescia, nel periodo aprile - luglio 2024, in attesa dell’arrivo dei colleghi che mi sostituissero. Tuttavia, terminato l’incarico di Cremona nel luglio 2024, ho dovuto, per esigenze di servizio, continuare a mantenere l’incarico di reggenza dell’Ufficio Territoriale di Mantova fino al 7 aprile di quest’anno e, solo da quella data in poi, sto dirigendo un solo Ufficio Scolastico Territoriale, quello di Brescia, appunto. Quindi, in buona sostanza, da quando sono arrivata in Lombardia, cioè da quattro anni circa, la mia vita si è svolta all’interno dei diversi Uffici Provinciali di competenza, con poco spazio disponibile per le visite all’esterno, alle quali mi propongo di riservare maggior tempo d’ora in avanti".
Si tratta quindi di un lavoro abbastanza impegnativo e di grande responsabilità-
Si, il ritmo da sostenere è abbastanza frenetico, ma non è questo a pesarmi maggiormente, perché le soddisfazioni sono tante e ripagano di tutte le fatiche. Ciò che a me pesa molto è, invece, la carenza di personale che caratterizza, un po’ a grandi linee, tutti gli UST della Lombardia, anche a causa dell’incessante turnover presente in questa regione, che impegna, non di rado, il personale in servizio a sostenere ritmi pesanti. Non immagina quante volte, dovendomi trattenere in Ufficio oltre l’orario di servizio del personale addetto alla portineria, sia io stessa a chiudere il portone d’ingresso a fine giornata. Stessa cosa succedeva a Cremona. Durante l’intero anno scolastico, d’altro canto, non esistono in Ufficio momenti di calma lavorativa, in special modo durante il periodo estivo, nel quale siamo chiamati a predisporre ogni adempimento amministrativo necessario per il sereno avvio del nuovo anno scolastico.
E il personale dell’Ufficio come reagisce?
Devo dire che, nonostante tutto, il personale dell’Ufficio, con grande senso di responsabilità e tanta dedizione al lavoro, procede con gli obiettivi lavorativi assegnati senza sollevare particolari questioni, specie in presenza di adempimenti che rivestono carattere di perentorietà, per il completamento dei quali facciamo ricorso a modelli organizzativi che noi definiamo “di emergenza”, dove il supporto reciproco tra il personale dell’Ufficio, anche di diverse aree lavorative - per quanto possibile – riesce a fare davvero la differenza, consentendoci di portare a casa il risultato, pur con non pochi sacrifici, personali e professionali, di tutti e di ciascuno. Non le nascondo che non sono pochi i casi in cui continuiamo a lavorare anche di sera, a casa, e anche nelle giornate di chiusura dell’Ufficio, cioè il sabato e la domenica, mediante collegamenti virtuali o telefonici, pur di rendere, nel modo più puntuale ed efficace possibile, il servizio all’utenza, nel rispetto delle tempistiche regionali e ministeriali.
La denatalità, il tema dell’inclusione scolastica, sono temi di stringente attualità come può l’Ufficio Scolastico Territoriale affrontarli nel modo più efficace?
Purtroppo il calo demografico non risparmia la regione Lombardia e, nel caso di specie, la provincia di Brescia. Ciò si riflette subito nelle iscrizioni scolastiche. In provincia sono complessivamente circa 1.400 gli alunni iscritti in meno rispetto allo scorso anno scolastico nei diversi ordini di scuola. E ogni anno il calo è sempre più consistente. Questo comporta il rischio di continue contrazioni dell’organico dell’autonomia, sia in termini di personale docente ed educativo che di personale ATA, a causa della chiusura di classi per numero insufficiente di alunni. Lo sforzo continuo (e ogni anno più faticoso) dell’Ufficio è quello di ottimizzare oltremodo le risorse disponibili attribuite a livello provinciale, per cercare di “salvare” classi e dotazioni organiche, pur nel pieno rispetto dell’obiettivo numerico provinciale assegnato annualmente dall’Ufficio Scolastico Regionale, anche per ciò che concerne le eventuali classi in deroga, la cui costituzione, effettuata all’interno di parametri e indicatori ministeriali, non deve in ogni caso comportare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Capisce bene quanto questa operazione non sia affatto semplice da realizzare, a fronte delle numerose richieste di fabbisogno che pervengono dalle istituzioni scolastiche del territorio. Similmente, per quanto riguarda l’inclusione scolastica, in presenza di alunni certificati, NAI o, comunque con vulnerabilità particolari comunicate dalle scuole, cerchiamo di porre uno sguardo attento alla determinazione del rapporto alunni/classi e a quello classi/posti, senza perdere di vista altri elementi di impatto per la costituzione delle classi/sezioni, quali ad esempio la conformazione geomorfologica delle diverse aree della provincia, alcune delle quali risultano maggiormente esposte al rischio di spopolamento. In tutti i casi, il contatto e il confronto da parte dell’Ufficio con i dirigenti scolastici, le rappresentanze sindacali territoriali della scuola e quelle degli enti locali, si mantengono regolari e costanti. Naturalmente, non sempre siamo nelle condizioni di esaudire tutti i desiderata.
Il suo incarico la pone, appunto, ogni giorno a contatto con dirigenti, insegnanti, famiglie e studenti. Qual è il dialogo più efficace per realtà così diverse?
È il dialogo della semplicità e dell’accoglienza, sia in fase di ascolto che di comunicazione e confronto. Mi onoro di servire il Ministero dell’Istruzione e del Merito da oltre trent’anni e, in tutti i diversi ruoli ricoperti, specialmente in quelli dirigenziali, ho nel tempo intercettato una costante nelle dinamiche comunicative e di confronto con i diversi interlocutori, e cioè il bisogno da parte di chi chiede un incontro - anche con toni non sempre consoni e con espressioni talvolta sconvenienti - di sentirsi semplicemente ascoltato, accolto, considerato. Esorto infatti sempre le studentesse e gli studenti, nelle varie occasioni di incontro, ad imparare la nobile arte dell’ascolto, in primis di sé stessi, e quindi degli altri. E li invito ad esercitarsi bene su questa “disciplina”, perché tutti quanti siamo migliorabili in materia, appunto praticandola e curandola costantemente, a scuola come nella vita.
Quali valori personali ritiene abbiano maggiormente guidato il suo operato nel mondo della scuola e dell’amministrazione?
Credo, in primo luogo, lo spirito di servizio e l’amore incondizionato per il lavoro che mi hanno trasmesso i miei genitori. Quindi l’impegno educativo nei riguardi degli alunni e delle alunne più vulnerabili, che sono maggiormente esposti all’insuccesso formativo precoce. Mi riferisco, tra gli altri, alle bambine e ai bambini ricoverati presso gli ospedali, che seguiamo con i percorsi della Scuola in Ospedale o con l’Istruzione Domiciliare nel caso di dimissioni che non consentono - attesa la gravità delle patologie - l’immediato rientro a scuola; ma mi riferisco anche agli alunni detenuti presso le sedi carcerarie, che cerchiamo di ri-educare e ri-abilitare, attraverso i percorsi dell’istruzione in carcere, per la realizzazione di nuovi progetti di vita, personali e sociali. Mi consenta di aggiungere, inoltre, che ho sempre cercato di orientare la mia azione di guida e di direzione verso il pieno rispetto delle leggi e delle regole, considerando la legalità e l’educazione alla legalità, un valore fondamentale per la costruzione di una società giusta e responsabile, un ingrediente essenziale per lo sviluppo di una cittadinanza attiva e consapevole. Sono cresciuta in una terra, la Sicilia, amara e bella al tempo stesso, ricca di bellezze culturali e paesaggistiche, ma martoriata dalla piaga dell’illegalità e della criminalità organizzata, dove fin dai banchi di scuola si è chiamati a scegliere da che parte stare, perché dopo è troppo tardi. Così, quando incontro le scolaresche, le invito a non rinunciare mai ai propri progetti e a continuare a coltivare il “coraggio” di sognare, di sperare e di agire, sempre nel rispetto delle regole, evitando comode scorciatoie e senza mai cedere alla rassegnazione di fronte ad eventuali ingiustizie che potrebbero presentarsi. Le invito, inoltre, a tenere sempre come riferimento prezioso tutte quelle persone che sono, o sono state, fulgido esempio di correttezza e di onestà, raccogliendone e disseminandone, al di là delle mere celebrazioni di rito, la memoria e l’eredità morale, per il loro essersi spese, alcune fino al sacrificio estremo, per una società senza 'storture'.
Ci racconta un momento particolarmente significativo o emozionante che ha vissuto nel suo percorso professionale, magari qui a Brescia?
"Sono tanti, tantissimi questi momenti e, tra quelli belli, non riuscirei a sceglierne uno in questo momento, perché tutti mi hanno, con diverse sfumature emotive, coinvolta particolarmente. Tuttavia, proprio qui a Brescia, mi continuano, invece, a rimanere dentro, con tristezza infinita, non uno ma ben due eventi tragici. Si tratta del caso di due alunni, entrambi quattordicenni ed entrambi bravi a scuola e senza alcun apparente motivo, che hanno scelto di togliersi la vita. Ho partecipato a entrambi i funerali e cercato, per quello che in questi casi è possibile fare o dire, di portare una parola di conforto ai familiari, alle rispettive comunità scolastiche e ai compagni di scuola. In un anno due casi di suicidio di alunni così giovani, beh devo dire non mi era mai successo. Credo che questi fatti drammatici ci interpellino tutti quanti e, come educatori, ci chiamino direttamente in causa. Dobbiamo impegnarci di più e costruire alleanze educative, fare rete tutti insieme, scuola, famiglie, medici, operatori sociali e sanitari, stampa, tv, mezzi social, per realizzare appropriate azioni di prevenzione, a partire dalle parole utilizzate, che non sono mai neutre. Forse serve irrobustire emotivamente i nostri giovani, educandoli maggiormente all’importanza dello sforzo, al riconoscimento dell’errore come fatto normale nella vita di una persona - non come fallimento - dal quale anzi imparare, per sviluppare capacità critiche e nuove conoscenze, per comprendere e gestire meglio se stessi, le proprie emozioni e l’intera comunità sociale con tutte le sue imprevedibili complessità. Serve educare all’autenticità delle scelte, dei sentimenti, delle azioni e all’originalità dei contributi messi in campo, non alla perfezione a tutti i costi. Molte volte per i ragazzi, e ancor di più per i più piccoli, la paura di non essere all’altezza, di non essere perfetti agli occhi dei propri genitori, degli insegnanti, degli amici, può generare senso di frustrazione, disagio e conflitto interiore, tutti fattori che possono aumentare il rischio di comportamenti problematici o a rischio, appunto. Serve, infine, educare i giovani – ma anche gli adulti - a non vergognarsi di chiedere aiuto, perché un intervento mirato e tempestivo, può migliorare le possibilità di successo e di risoluzione anche definitiva del problema. È compito di tutti quanti, insomma, fare in modo che bambini e bambine, ragazzi e ragazze possano essere, prima e sopra ogni cosa, sereni e pieni di voglia di vivere, insegnando loro a gestire le proprie sensibilità, belle e meno belle. Ansie e paure comprese".
Immaginando la scuola del futuro, quali sono le priorità che ritiene indispensabili per garantire un’istruzione di qualità, inclusiva e al passo con i tempi?
Preliminarmente, direi che in provincia le premesse sono ottime. Nonostante, infatti, anche le istituzioni scolastiche statali soffrano la carenza di organico di personale docente e Ata, in quanto il fabbisogno richiesto supera sempre, purtroppo, le effettive disponibilità numeriche autorizzate, tuttavia, pervengono continue sollecitazioni educative e formative da parte delle scuole bresciane, statali e paritarie, con grande coinvolgimento e supporto degli Enti locali, delle Università, del mondo del volontariato e dell’associazionismo in genere. Un bel fermento educativo, insomma, nella realtà scolastica provinciale, e questo mi fa tanto piacere. Tantissime sono le iniziative progettuali già attivate per garantire un’istruzione di qualità, inclusiva e al passo con i tempi, passando dalla pratica musicale, all’uso del digitale, alla promozione del multilinguismo, all’educazione alla sostenibilità ambientale e all’approccio green, al contrasto delle povertà educative, all’utilizzo consapevole ed etico dell’intelligenza artificiale, al contrasto delle dipendenze e di ogni forma di odio, violenza, prevaricazione, ai percorsi PCTO, alle competenze STEM e tanto altro ancora. La scuola del futuro è sicuramente già approdata in provincia, lavoreremo tutti insieme per potenziarla sempre più, all’interno di un mix che, tra tradizione e innovazione, possa integrarla con organici, si spera, sempre più adeguati e sempre più “su misura” della complessità delle nostre classi, in un contesto di ambienti multivirtuali, in cui la dimensione umana e quella sociale dell’apprendimento siano rafforzate - e non sostituite - per un futuro più responsabile, flessibile, equo e accessibile a tutti.
Dott.ssa Bianco un ultimo pensiero lo dedichiamo alle ragazze e ai ragazzi che proprio in questi giorni stanno affrontando gli esami di maturità.
“Quest'anno in provincia saranno circa 10 mila i candidati che affronteranno l'Esame di Stato e 245 sono le commissioni nominate e già al completo. Auguro a tutti buon lavoro e un grande in bocca al lupo alle studentesse e agli studenti, con i migliori auspici per il futuro che li aspetta”.
