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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 15 gen 2021 10:30

Scelta per tornare alla normalità

Francesco Castelli, direttore dell’unità di malattie infettive degli Spedali Civili, parla dei vaccini messi a punto e smonta molti dei timori sulla campagna

Molto meno velocemente di quanto la gente, con la speranza di uscire finalmente dall’incubo della pandemia, amerebbe, sta procedendo anche a Brescia nel pieno rispetto del cronoprogramma messo dalle istituzioni sanitarie la campagna vaccinale anti Covid. Con il procedere delle operazioni sembrano essersi placate anche molte delle polemiche di no vax e scettici. In poco più di sei mesi la ricerca, forse anche stimolata da una gara salutare tra diversi istituti, ha bruciato le tappe e dal 27 dicembre scorto l’atteso antidoto al coronavirus è realtà. Ad oggi sono addirittura due i tipi di vaccino disponibili in Italia, mentre sta procedendo a tappe forzate quello italiano. A parlare di vaccini, delle loro efficacia e di altro ancora è in questa intervista Francesco Castelli, direttore dell’unità di malattie infettive degli Spedali Civili di Brescia e membro del Comitato tecnico scientifico Covid-19 attivato dalla Regione per la lotta alla pandemia. Alle sue parole fanno da contorno le testimonianze di chi si è già sottoposto alla vaccinazione. Il tutto per smontare alcune “bufale” che sono state create ad arte sull’unica arma realmente efficace contro questa pandemia.

La campagna vaccinale anti Covid ha preso il via. Si legge di diversi tipi di vaccini. La gente si chiede se tra i prodotti approvati vi siano diversità?

A oggi hanno ricevuto l’approvazione di Ema (European Medicine Agency) i vaccini prodotti da Pfizer-BionTech e da Moderna, entrambi basati su una tecnica innovativa (mRNA), che prevede la stimolazione delle cellule dell’organismo vaccinato a produrre una proteina del virus (proteina spike, frammento virale superficiale che consente la adesione alle cellule del tratto respiratorio). La proteina spike prodotta stimola a sua volta la nostra risposta immunitaria. I due vaccini sono sostanzialmente simili in termini di efficacia (94-95% di protezione dalla malattia a distanza di 4 mesi dalla vaccinazione) e di sicurezza (reazioni lievi o moderate, soprattutto dolenzia in sede di iniezione, cefalea e stanchezza) con rarissime reazioni gravi nei soggetti vaccinati. Le principali differenze tra i due vaccini sono le temperature di conservazione (-70°C per Pfizer-BionTech, -20°C per Moderna); l’intervallo minimo tra le 2 dosi necessarie (21 giorni per Pfizer-BionTech, 28 per Moderna) e, per ultimo, il tempo necessario per la copertura immunitaria dopo la seconda dose (1 settimana per Pfizer-BionTech, 2 settimane per Moderna). Si rimane in attesa della autorizzazione all’uso del vaccino Oxford-Astra Zeneca, che si basa su una tecnologia differente (proteina spike trasportata da un adenovirus di scimmia) e la cui efficacia massima è intorno al 90%. Anche il vaccino Oxford-Astra Zeneca richiede 2 somministrazioni e presenta un buon profilo di sicurezza. Il vaccino è attualmente al vaglio di Ema per una verifica metodologica e potrebbe essere approvato entro il mese di gennaio 2021. I vaccini disponibili e quelli che lo saranno nei prossimi mesi presentano, comunque, caratteristiche di efficacia e sicurezza sostanzialmente sovrapponibili.

Perché c’è bisogno di una doppia inoculazione?

Come per tutti i vaccini non vivi, la vaccinazione prevede una prima dose di induzione (che serve per dare una prima “istruzione” al nostro sistema immunitario) ed una seconda dose di richiamo (che serve ad amplificare la risposta ed a renderla più duratura nel tempo).

Quando dovrebbe durare l’immunità fornita dal vaccino?

La durata della immunità indotta dai differenti tipi di vaccino non è ancora nota con certezza, anche se l’analisi della durata degli anticorpi ad oggi disponibile consente di ipotizzare una protezione di almento 9-12 mesi per il vaccino Pfizer-BionTech e forse anche lievemente superiore per il vaccino Moderna. La vera durata della protezione potrebbe tuttavia non essere completamente calcolabile dalla velocità di riduzione degli anticorpi, anche perché viene attivata anche una immunità cellulare di maggiore durata. Solo l’uso estensivo del vaccino potrà darci risposte più esaurienti circa la durata della risposta immunitaria.

C'è chi sostiene che la velocità con cui la ricerca medico-scientifica è arrivata al vaccino abbia portato a sottovalutarne gli eventuale effetti collaterali. È fondata questa ipotesi?

La situazione di emergenza pandemica ha richiesto una risposta rapida da parte dei ricercatori finalizzata alla messa a punto di un vaccino efficace. Ciò è stato facilitato dagli enormi progressi scientifici verificatisi negli ultimi anni che hanno consentito l’impiego di tecnologie innovative, quali quella del vaccino mRNA su cui sono basati i vaccini Pfizer-BionTech e Moderna che non a caso sono stati i primi vaccini prodotti ed utilizzati. È tuttavia necessario precisare che lo studio di tali vaccini non ha saltato nessuna delle fasi (fase 1, 2 e 3) previste dalla normativa vigente, ma le ha solo rese più veloci. C’è inoltre da sottolineare che lo studio di fase 3 del vaccino Pfizer-BionTech ha previsto 18mila vaccinati e quello di Moderna ne ha previsti 15mila. Numeri elevati che hanno permesso di verificare la sicurezza dei vaccini in questione, con reazioni vaccinali di grado lieve o al massimo moderato (prevalentemente dolenzia in sede di inoculo, cefalea, stanchezza). Ad oggi sono state vaccinate quasi 800mila persone in Italia senza rilevanti problemi di sicurezza osservati.

A che punto è, invece, la produzione del vaccino italiano?

Il vaccino cosiddetto “italiano”, in fase di sviluppo presso l’azienda ReiThera con sede in provincia di Roma utilizza una tecnologia simile a quello del vaccino Oxford-Astra. I primi dati, in fase di pubblicazione, sono incoraggianti ma la sperimentazione dovrà essere completata con i dati di efficacia e sicurezza negli studi di fase 2 e 3 di prossima realizzazione

Un’ultima domanda: perché la gente deve farsi vaccinare?

La contagiosità del virus e le drammatiche conseguenze di natura sanitaria e sociale che la pandemia sta provocando a livello mondiale e nazionale sono sotto gli occhi di tutti. Come per tutte le infezioni, la risposta per un controllo efficace passa attraverso la cosiddetta “immunità di gregge”, che interessa dunque la maggioranza della popolazione in modo da togliere al virus la possibilità di circolare non trovando più soggetti suscettibili. La vaccinazione di tutta la popolazione, con un ordine di priorità volto a proteggere in prima istanza il personale sanitario e la popolazione più fragile, è dunque un vantaggio sia individuale che collettivo ed è finalizzato alla protezione di tutti per un ritorno il più rapido possibile ad una vita normale. Io mi sono vaccinato senza timori e con grande fiducia.

MASSIMO VENTURELLI 15 gen 2021 10:30