lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 13 dic 2017 09:44

Via Pulusella, via solidale

Giovedì 14 dicembre alle 17 verrà inaugurato (in via Pulusella, 9 a Brescia) il progetto “Via Pulusella, via solidale” che nasce dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare della Congrega della Carità Apostolica per rispondere, in modo nuovo, al bisogno abitativo: quattro alloggi in centro a Brescia per sperimentare la residenzialità delle persone con disabilità

Giovedì 14 dicembre alle 17 verrà inaugurato (in via Pulusella, 9 a Brescia) il progetto “Via Pulusella, via solidale” che nasce dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare della Congrega della Carità Apostolica per rispondere, in modo nuovo, al bisogno abitativo: quattro alloggi in centro a Brescia per sperimentare la residenzialità delle persone con disabilità. Protagoniste, infatti, sono le persone con disabilità intellettiva e relazionale di età compresa tra i 16 e i 35 anni, giovani uomini e donne con un deficit intellettivo lieve, spesso aggravato da situazioni familiari di disagio, fragilità e povertà. Ne parliamo con Alberto Broli, presidente della Congrega della Carità apostolica. 


In cosa consiste il progetto?

Via Pulusella rappresenta uno dei nuclei più antichi e significativi dell’esperienza di housing sociale della Congrega. La storia di questa via inizia nel 1904, contemporaneamente alla costruzione da parte della Congrega del quartiere Mazzuchelli. All’origine di tutto, la donazione di Camillo Pulusella, un benefattore, confratello e amministratore della Congrega. Dalla demolizione di queste casupole che si affacciavano su via San Faustino si aprì la strada alla costruzione di tre edifici Liberty destinati a ospitare delle case popolari. Questa via ha una vocazione solidale molto accentuata. Oltre alla predisposizione dei quattro appartamenti, figura la presenza di diverse realtà, in strutture sempre di proprietà della Congrega e dalla stessa messe a disposizione per opere caritative. Fra queste il Vol.ca, l’associazione di volontariato per i carcerati, l’associazione “Piccoli passi”, per attività di mutuo-aiuto dedicate  alle famiglie che hanno bambini nella fascia di età da zero a sei anni, e  la comunità San Vigilio. Ora c’è il Servizio formazione autonomia che si occupa delle attività educative e di socializzazione rivolte ai giovani disabili. La Congrega ha pensato alla ristrutturazione di questi quattro appartamenti, complessivamente di circa 240 mq, arredati a cura e spesa del Sodalizio, per un importo complessivo di circa 370mila euro. L’intervento si giova di un contributo pubblico erogato su bando regionale dell’Ats di Brescia e della generosità di una famiglia per il tramite della Fondazione Pasotti Cottinelli onlus. Destinatari di questo intervento sono giovani uomini e donne dai 16 ai 35 anni che presentano un deficit intellettivo lieve aggravato da condizioni socio famigliari fragili e complesse ma che sono in grado di sperimentare forme di vita autonoma. Queste persone, che intraprenderanno percorsi di protezione a minore intensità, saranno affiancate da personale specializzzato, così da prepararle alla vita che dovranno affrontare. E’ un percorso difficile ma se non si prova non si ottiene alcun risultato.


Quanto è importante questa forma di autonomia per dei ragazzi che presentano determinate fragilità?

E’ molto importante perché chiaramente non vengono lasciati soli: ho potuto conoscere personalmente gli operatori specializzati, sono persone molto preparate, dolci e determinate, le tre caratteristiche necessarie per affrontare i problemi di questi giovani facendo breccia nei loro cuori. 


Quali sono le realtà, oltre alla Congrega, che hanno reso possibile questo progetto?

Il progetto si è concretizzato grazie a Fobap onlus (a marchio Anffas quale soggetto gestore in partnership con la Congrega ndr), Fondazione Museke e Comune di Brescia che hanno messo a disposizione risorse umane ed economiche per una finalità comune.


Questa sperimentazione potrebbe essere un “modello” anche per altri ragazzi…

Sì, sebbene non sia un discorso facile da affrontare. Ogni persona ha i suoi problemi ma questo progetto ci auguriamo porti a esperienze favorevoli per i ragazzi. Domani verrà illustrato meglio come verrà portato avanti il processo integrativo.


ROMANO GUATTA CALDINI 13 dic 2017 09:44