Dialogo tra cattolici ed ebrei: diretta
Tutto quest’anno viaggerà rigorosamente sulle piattaforme on line. Di certo è che la pandemia – se da una parte ha limitato e modificato le modalità di incontro – non ha però cancellato le iniziative che ogni anno, dal Nord al Sud dell’Italia, si promuovono nelle diocesi per la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei.
Spronata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la Conferenza episcopale italiana stabilì nel settembre 1989 che il 17 gennaio di ogni anno si sarebbe celebrata una “Giornata di dialogo religioso ebraico-cristiano”. La data fu scelta perché era il giorno prima dell’inizio della “Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani” e in questo modo si voleva sottolineare la necessità per i cristiani di ritrovare le comuni radici prima di cominciare a cercare l’unità. Con il tempo, la Giornata è diventata occasione per le diocesi per invitare rabbini e rappresentanti delle locali comunità ebraiche per un momento di scambio e conoscenza reciproca.
Oggi, 18 gennaio alle 20.30, in occasione della XXXII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, è in programma, sul canale YouTube de La Voce del Popolo, l’incontro tra i Rabbino Vittorio Robiati Bendaud e il vescovo Pierantonio che si confrontano sul libro del Qoelet.
9 Commenti
Confrontarsi significa anche trovare punti di incontro. Quali risultati può dare? Forse comprendere che abbiamo anche tanti punti in comune. Lei probabilmente ne è già consapevole, ma purtroppo non tutti lo sono.
Confrontarsi, secondo me, significa ricercare in modo sincero ed approdare a quella Verità che Gesù è venuto a portare nel mondo, dando così compimento all’A.T. che, senza la Sua presenza, è incompleto e, per certi aspetti, anche incomprensibile. Verità rifiutata dalla gerarchia Ebraica del Suo tempo bocciando Gesù come impostore, ma abbracciata, nei due millenni, da miliardi di fedeli. Questo è un fatto. Poi punti in comune, essendo che abbiamo lo stesso Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ce ne sono moltissimi. Ma il confronto vero o si fa sulla figura di Gesù, oppure si fanno solo delle bellissime riflessioni, corrette ed esteticamente ben strutturate, che però non porteranno da nessuna parte.
Quello che propone lei come "confronto" mi sembra piuttosto un'imposizione della nostra "Verità" e questo non può portare che ad uno scontro, in quanto in passato l'abbiamo imposta troppe volte e con metodi a dir poco terrificanti... Se pretendiamo, infatti, di essere unici detentori della verità assoluta, rischiamo di commettere gli stessi errori commessi dai cristiani del passato, errori che hanno portato alla teologia della sostituzione, alla demonizzazione degli ebrei e che hanno creato un terreno fertile all'odio alla Shoah... Gesù ci insegna ad amare il prossimo e ci mette in guardia quando afferma che dai frutti riconosceranno l'albero... i nostri frutti, intrisi di veleno e di odio, non hanno santificato il nome del Padre e non hanno testimoniato l'amore di Gesù. Forse allora sarebbe il caso che cominciassimo a chiamare la Bibbia ebraica "Primo" (e non antico) Testamento e con umiltà cominciassimo ad affrontare lo studio e la lettura della Bibbia ebraica con l'aiuto dei nostri fratelli ebrei. Essendo il testo originale in ebraico, certamente lo troveranno più comprensibile di noi e quindi ci potranno aiutare a comprendere meglio non solo la Bibbia, ma anche la figura di Gesù che, ricordiamolo, non ha mai rinnegato un solo iota della Torah. Credo sia questo il confronto di cui abbiamo bisogno e solo quando cominceremo a imparare ad ascoltare potremo sperare di essere ascoltati...
Ma, infatti noi cattolici, “siamo” i detentori della Verità assoluta, non è che la “pretendiamo”. E la Verità è che Gesù è il Signore e non vi è altro nome nel quale ci sia Salvezza, ed è nostro preciso dovere farla conoscere. In che modo? La via ci è stata indicata da San Pietro: “ Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza. (1 Pietro 3,15-17)”. Poi, certo, per arrivare a Dio ci sono tante vie, i Suoi sentieri sono imperscrutabili. Per quanto ci riguarda, dobbiamo fare la nostra parte, con amore verso la Verità e il prossimo.
O forse per qualcuno può suonare bestemmia affermare (amorevolmente, benevolmente, sia chiaro, ma con altrettanta fermezza) che noi cattolici siamo nella Verità perché solo in Gesù c’è Salvezza? (...fermo restando che Dio può certamente salvare chiunque di altra fede, ma questo è un altro discorso....).
Infatti: “ Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza. (1 Pietro 3,15-17)”. Rispondere a chi chiede - e quindi non imporre a chi non chiede - e farlo con DOLCEZZA, RISPETTO e retta coscienza... Che dire dunque delle omelie di San Crisostomo? O del trattato contro i Giudei di Sant'Agostino? o di Sant'Ambrogio che definiva la Sinagoga un "luogo d’incredulità, dimora d’empietà, ricettacolo di follia, condannato da Dio stesso”? (notare… tutti santi, tutti elevati agli onori degli altari).
Se quindi, dopo e nonostante i nostri errori del passato, ci poniamo di fronte a loro come detentori della verità assoluta, non cerchiamo il dialogo e il confronto, ma proselitismo e conversione, o condanna… Esattamente come è avvenuto in passato. E allora, dov’è il rispetto?
Non credo che sia questo lo scopo della giornata del dialogo ebraico-cristiano, nata per aiutarci a conoscerci, nel pieno rispetto reciproco e per aiutare i nostri fratelli ebrei a rimarginare ferite (purtroppo spesso mortali) che abbiamo loro inflitto per secoli, anche con conversioni forzate, con pogrom, con persecuzioni giustificate con accuse infondate (vedi il caso di Simonino), demonizzazioni… il tutto sfociato nella Shoah… macchia indelebile per il cristianesimo.
E affermare con fermezza che solo noi cattolici siamo nella Verità, perchè solo in Gesù c’è la salvezza, non può suonare benevolo, soprattutto, mi ripeto, se consideriamo quanto i seguaci di Gesù, nella loro verità assoluta, siano stati poco benevoli (ed è un eufemismo) nei confronti degli ebrei… Abbiamo persino dimenticato, in più occasioni, che Gesù era un ebreo e che i suoi insegnamenti sono frutto della Torah! frutto di quel "Testamento" che noi archiviamo come "Antico" o "Vecchio"... E lo abbiamo dimenticato al punto da accettare che Hitler definisse Gesù ariano e che ora Abu Mazen lo definisca arabo palestinese e quindi musulmano! (quando sappiamo tutti che ai tempi di Gesù la Palestina non esisteva proprio! Senza poi parlare di Maometto, che doveva aspettare ancora qualche secolo per nascere…) E continuiamo a dimenticare, o sottovalutare, anche i nostri errori, che sono davvero tanti!!! Gesù ci insegna a non fare ad altri quello che non vogliamo sia fatto a noi... e come reagiremmo noi se gli ebrei ci dicessero di essere loro i detentori della Verità assoluta e che solo in Mosè c'è la Salvezza? Che tipo di confronto potremmo costruire su queste basi?Perché invece non proviamo a domandarci come mai gli ebrei, nonostante non possedessero la Verità assoluta, non si sono macchiati di errori così gravi, come i nostri? Anzi, per molti aspetti il loro comportamento si è dimostrato più cristiano del nostro? Forse perché loro continuano ad attingere alla stessa sorgente incontaminata dalla quale attingeva Gesù? E allora, perché non proviamo a farlo anche noi, con loro?
Spero mi perdoniate se approfitto di questo spazio per segnalare un incontro interessante che si terrà via zoom il 21 gennaio alle ore 20:30 per il giorno della memoria. ANTONIA ARSLAN, SIOBHAN NASH MARSHALL e VITTORIO ROBIATI BENDAUD ci parleranno di due genocidi tra loro intrecciati, dell'indifferenza e del negazionismo. Di seguito il link:
https://us02web.zoom.us/j/89768719070?pwd=Sm5qMVA4NS9RRkZJUGd2Vk1RVGZBUT09
Ma che senso può avere, quali risultati può dare un confronto sul Libro del Qoelet? Un Libro Sapienziale scritto o ispirato da Salomone sull’interpretazione quale non ci sono dubbi, e si converge per forza. Entrambe le parti esprimeranno opinioni sicuramente condivisibili e sensate, tanto che, se lette le relazioni, se fossero anonime, un cattolico non potrebbe assolutamente distinguere se una cosa l’ha detta il rabbino o il nostro vescovo. Se però ci si vuole confrontare sul serio, allora non si può non entrare nel merito del profetismo Messianico, cominciando da Isaia e gli altri profeti, fino all’interpretazione del Salmo 110 che Gesù stesso pose ai Farisei. Un vero confronto con gli Ebrei non può non passare da questi passi dell’A.T. (e del Vangelo). A meno che si vogliano considerare confronti come questo sul Qoelet come degli incontri propedeutici.