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Brescia
di DINO OSIO 23 feb 2018 11:57

Il legame con la natia Concesio

Per la rubrica "Il mio Paolo VI", il ricordo di don Dino Osio, per 20 anni parroco nel paese natale di Giovanni Battista Montini

Tu che sei stato tempo fa a Concesio, non potresti scrivere qualcosa su Paolo VI? Certo! Ma scrivere che cosa? Note biografiche? Direi proprio di no. C’è tutta una vasta letteratura a suo riguardo. C’è però un campo che è rimasto scoperto, forse perché considerato minore, ed è quello dei legami tra Montini alla sua Concesio, al luogo dove lui è nato, dove è vissuto nei mesi estivi, alternandosi con Verolavecchia, fino agli anni Venti, quando il Comune di Brescia ha chiesto al Comune valtrumpino notizie, informazioni su un certo “sig. Montini Battista”, che aveva domandato il trasferimento della sua cittadinanza alla città di Brescia.

Sarebbe opportuno, oltre che doveroso, a mio parere, scandagliare anche su questo Montini, visto nella ordinarietà e nella semplicità del suo vivere da ragazzo, da adolescente, da giovane pretino, che amava passeggiare nel brolo di casa sua oppure lungo i sentieri delle colline circostanti, così alla buona, come hanno ricordato i suoi concittadini. E poi da Pro-Segretario di Stato, da cardinale arcivescovo di Milano e infine da Papa… Quali presenze, quali affettuose relazioni... Ho voluto riascoltare e rileggere quel meraviglioso discorso che il 16 agosto 1959 tenne nella parrocchiale Sant’Antonino di Concesio stipata all’inverosimile. “(...) Mi avete richiamato in questa vostra e mia antica Pieve… Io vorrei che voi aveste a condividere anche i sentimenti che sono nel mio cuore anche se questi sono molto personali e difficilmente esprimibili. (…) Il ritornare in questa aula sacra e pensare che cosa è stata per me (...); qui ho ricevuto la vita spirituale, la vita soprannaturale. Figlio della mia famiglia e della mia terra là (la casa familiare di via Rodolfo), figlio di Dio e virtualmente del cielo qua. Anche se questa chiesa mi è meno familiare, perché essere un po’ distante allora dalla mia abitazione, si veniva alla Messa cantata, si veniva qualche volta alla dottrina e ai Vespri del pomeriggio, tuttavia questa chiesa mi riempie di grande commozione ed è per me sorgente di pensieri che tante volte io devo agli altri presentare e sviluppare. (…). Son diventato cristiano qui; qui sono diventato figlio di Dio: ho avuto il dono della fede… vi voglio dire che la fede che ho ricevuto in questa chiesa col sacramento del santo Battesimo è stata per me la Luce della mia vita. (…)”

Il discorso poi è proseguito con una catechesi di testimonianza. “Adesso che vi ho detto, carissimi concittadini, compaesani, che vi ho detto che cosa è stata per me la religione che qui ho ricevuto, vorrei fare una domanda che non ha nulla di indiscreto… Che cosa ne avete fatta voi della fede?... Siete anche voi persuasi che senza la religione non si vive?”. Ho voluto poi rileggere il bigliettino indirizzato all’ingegnere Vittorio Montini, suo cugino, il 4 luglio 1978 da Castelgandolfo ove il Papa dà spazio a espressioni affettuose: “Ti sono molto obbligato del tuo ricordo, al quale rispondo fedelmente e cordialmente col mio, sempre esteso alle persone care… e al nostro antico Concesio, indimenticabile…”. Posso dire, senza alcuna incertezza, che nel cuore del grande Papa sia sempre restata presente la memoria del suo paese natale, della sua Pieve, della sua vecchia casa, del suo vivere spensieratamente coi coetanei del posto senza alcun timore o disagio, incoraggiato anche dai genitori che a Concesio si sentivano “proprio a casa loro”.

DINO OSIO 23 feb 2018 11:57